LAMBERTI, Tignoso
Appartenente all'antica famiglia magnatizia fiorentina, il L. nacque da un Lamberto, presumibilmente a Firenze intorno al 1170-75. Le prime notizie a lui relative datano infatti al biennio 1203-04, quando era già in una posizione di assoluto rilievo nella vita economica e politica del Comune fiorentino. Il L. esercitava sicuramente l'attività bancaria, anche se non si hanno notizie in merito alla sua società, né intorno al volume di affari, che doveva essere rilevante e comunque gli aveva assicurato una certa considerazione fra i colleghi, visto che proprio nel 1203 risulta essere console dei cambiatori. Nel 1204 fu inoltre uno dei consoli della città, e in quel ruolo fu incaricato di una missione diplomatica piuttosto delicata.
In quegli anni Firenze cercava di trasferire la sede del vescovo di Fiesole all'interno delle mura cittadine. Nel 1204 era stata inserita negli statuti cittadini un'ordinanza che stabiliva il trasferimento del presule fiesolano in S. Pier Maggiore, fino ad allora monastero femminile. Per portare a termine il disegno si rese quindi necessario estromettere dalla loro residenza le monache, che però non si rassegnarono allo sfratto e si rivolsero al papa. Innocenzo III accettò le rimostranze, e colse l'occasione per ricondurre i Fiorentini entro binari più allineati ai suoi disegni. Mandò quindi a Firenze il priore di S. Frediano di Lucca, con l'incarico di provvedere al reintegro delle monache di S. Pier Maggiore nella loro sede. La sanzione prevista era la scomunica dei reggitori del Comune e l'interdetto della città, con la proibizione a tutte le città vicine di trattare affari di qualunque tipo con i Fiorentini. Se neppure questo avesse raggiunto lo scopo, il papa avrebbe fatto promulgare in ogni città un bando che ordinava di imprigionare i mercanti fiorentini e confiscare le loro merci.
La minaccia era seria e si rese necessario mandare subito un'ambasceria al papa per cercare di farlo desistere dai suoi propositi, ottenere l'approvazione al trasferimento della sede vescovile e al conseguente sfratto delle monache, e contemporaneamente avere la sua ratifica a un accordo con Siena, stipulato l'anno precedente. La delicatezza della missione fece sì che il 15 apr. 1204 si decidesse di affidarla al Lamberti. Si può supporre che il L. fosse stato prescelto non soltanto in virtù del suo ruolo istituzionale di console, ma anche per la sua attività bancaria, che forse lo aveva già posto in relazioni d'affari con la Curia romana. In ogni caso, egli riuscì nell'intento solo a metà: Innocenzo III accondiscese infatti alla ratifica dell'accordo con i Senesi, ma rifiutò di avallare il trasferimento dell'episcopio fiesolano, costringendo i Fiorentini a sottomettersi alla sua volontà e ad accantonare per il momento il progetto.
Non risultano altre notizie del L. se non, indirette, più di vent'anni dopo, nel 1226, quando alcuni membri della famiglia Della Tosa insieme con alcuni Lamberti cedettero al Comune di Firenze il castello di Travalle, in Val di Marina, a nordovest di Firenze; questa vendita si inscriveva in quel più vasto processo che vide il Comune fiorentino esautorare gradualmente i signori del contado, partendo proprio dalle zone immediatamente circostanti la città. Fra i venditori figura il figlio del L., che portava lo stesso nome del padre. Il fatto che una cessione così importante per la famiglia veda come attore non il L., ma il figlio omonimo, fa supporre che il primo potesse essere già morto. Nondimeno, appare poco credibile che il L. ancora in piena attività possa aver interamente delegato al figlio la stipula di un atto così importante per la famiglia.
In considerazione di questo fatto e della concomitante assenza di altre testimonianze, si può prendere ipoteticamente in considerazione il 1226 come terminus ante quem della morte del Lamberti.
Fonti e Bibl.: P. Santini, Documenti dell'antica costituzione del Comune di Firenze, Firenze 1895, pp. XLVII, 137; E. Fiumi, Fioritura e decadenza dell'economia fiorentina, in Arch. stor. italiano, CXV (1957), p. 404; A. D'Addario, Lamberti, in Enc. dantesca, III, Roma 1971, pp. 557 s.; R. Davidsohn, Storia di Firenze, I, Firenze 1977, pp. 954 s., 1193.