tifo
Quadro morboso determinato fondamentalmente da due tipologie di agenti infettivi: Salmonella typhi e alcuni microrganismi del genere Rickettsia.
Malattia infettiva e contagiosa acuta causata da Salmonella typhi, bacillo gram-negativo, mobile, con flagelli peritrichi, facilmente coltivabile. La fonte dell’infezione è rappresentata dai portatori (malati o sani), i quali eliminano salmonelle con l’urina e le feci. Il contagio può avvenire con meccanismo diretto per contatto con la biancheria dei malati, oppure in via indiretta, attraverso l’acqua, il latte e i latticini, i molluschi, o altri cibi che siano stati contaminati da Salmonella typhi: la stagione estivo-autunnale, le piogge (che inquinano le acque potabili), la mancanza di igiene, gli affollamenti, determinate professioni favoriscono lo sviluppo dell’infezione. La penetrazione del germe avviene quasi esclusivamente per via orale: giunti nell’intestino, i bacilli invadono le vie linfatiche, i follicoli e le placche di Peyer della mucosa intestinale, e raggiungono per tale tramite il torrente circolatorio, invadendo tutto l’organismo, fissandosi e moltiplicandosi in vari tessuti (linfonodi, milza, fegato, ecc.). Segue una seconda batteriemia che coincide con l’inizio clinico della malattia e precede l’eliminazione dei microrganismi nelle vie urinarie e nell’intestino. In questa fase si determinano le tipiche lesioni ulcerative della mucosa intestinale per necrosi delle placche di Peyer. Tali lesioni sono prevalentemente localizzate nell’ileo (ileotifo). La sintomatologia (tipico lo stato tifoso, con febbre elevata, offuscamento della coscienza, debolezza muscolare, prostrazione, delirio, disturbi sensoriali) e il decorso del t. sono stati profondamente mutati dall’introduzione della terapia antibiotica. La diagnosi di certezza si pone con l’isolamento dell’agente eziologico nel sangue, o con prove sierologiche (sierodiagnosi di Widal). La profilassi generale si attua con la sorveglianza dei cibi possibili veicoli della malattia, l’isolamento dei malati, il riconoscimento e la bonifica dei portatori sani, l’applicazione delle norme igieniche elementari; la profilassi specifica si attua attraverso la vaccinazione antitifica preventiva. La terapia consiste nella somministrazione di cloramfenicolo associato eventualmente a cortisonici. La comparsa o meno di complicanze (emorragie e perforazioni intestinali, flebite, encefalite) è legata alla tempestività della terapia.
Malattia infettiva contagiosa, endemica o epidemica, causata da Rickettsia prowazeki, trasmessa dal pidocchio, e caratterizzata da una febbre ciclica, stato tifoso ed esantema maculo-emorragico. L’insetto vettore è il pidocchio umano, di solito Pediculus vestimenti, meno frequentemente Pediculus capitis, che diventa infettante 8÷9 giorni dopo aver succhiato il sangue di un malato: pungendo un nuovo soggetto e nel contempo deponendo le feci nelle vicinanze, pone le premesse per il nuovo contagio. La diffusione della malattia è favorita da condizioni igieniche precarie, in situazione di agglomerati umani. La lesione anatomopatologica caratteristica è una vasculite disseminata per invasione dell’endotelio da parte delle rickettsie, con necrosi, trombi, noduli e manicotti d’infiltrazione periarteritica. La malattia è caratterizzata, oltre che dalla comparsa di febbre elevata, da sintomi a carico della cute (esantema maculopapuloso emorragico), del sistema nervoso centrale (stato tifoso), e del sistema cardiovascolare (sintomi di ipotonia vasale periferica e danno a livello del miocardio). La terapia è antibiotica (cloramfenicolo e tetracicline). La profilassi specifica si attua con la somministrazione di vaccini associata a misure generali (disinfestazione dai pidocchi, norme igieniche).
Malattia infettiva e contagiosa, sporadica o endemica, causata da Rickettsia mooseri e trasmessa dalla pulce del ratto (Xenopsylla cheopis). Il periodo d’incubazione è di circa 12 giorni, la sintomatologia è simile, ma più lieve e di minor durata, a quella del t. esantematico. La diagnosi viene stabilita in base a reazioni sierologiche. La prognosi è generalmente benigna. La terapia, la profilassi generale e quella specifica sono quelle del t. esantematico; in più deve essere attuata la derattizzazione.