TIBISCUM
Centro della Dacia meridionale, oggi Jupa (presso Caransebeş), con nome dacico conservato dai Romani affine o derivato dal nome del fiume Tibiscus, l'attuale Timiş.
Le rovine della città e del castrum romano di T. che si estendono su una superficie di qualche ettaro si trovano sulle rive dei fiume Timiş, presso la confluenza con la Bistra, in località detta Peste Ziduri (= Alle vecchie mura), a N del villaggio di Iupa. La città è attestata quale municipium all'epoca di Gallieno (C.I.L., iii, 1550), ma è certo che aveva questo rango anche in epoca anteriore (C.LL., III, 7997, 7962, 12595).
Le rovine della città sono state segnalate per la prima volta dall'italiano A. Marsigli (inizio del sec. XVIII); ma ricerche sul luogo sono state fatte soltanto nel 1875 da Th. Ortvay. Gli scavi sistematici del 1923-24 (G. G. Mateescu) hanno messo in luce ambienti del centro urbano, alcuni dei quali con ipocausto.
Il castrum, di 160 × 140 m, sorgeva a O della città antica, sulla riva sinistra del Timiş. Del suo muro perimetrale di pietra, con blocchi di media grandezza sulla facciata esterna, si vedono oggi in piedi il lato orientale e parte di quello settentrionale. Lungo il lato E appare una porta con soglia di blocchi calcarei, fiancheggiata da due bastioni interni quadrilateri. Il resto delle mura è andato perduto.
Mattoni bollati (C.I.L., iii, 8075, 25 d) e un diploma militare del 157 d. C. (C.I.L., xvi, 107) c'informano che nel castrum di T. stazionavano la cohors V Vindelicorum miliaria civium Romanorum nonché il numerus Mauretanorum Tibiscensium (C.I.L., iii, 7999, 14216: Ann. Ep., 1914, 102); sono apparsi anche mattoni col bollo Leg. XIII Gem. (C.I.L., iii, 8064, 1), e con un semplice mid (C.I.L., iii, 14443), sigla di un fabbricante di mattoni.
Scoperte fortuite e scavi hanno messo in luce un ricco materiale epigrafico e scultoreo. Di quest'ultimo citiamo tre rilievi dedicati ai "cavalieri danubiani", un rilievo con rappresentazione delle fatiche d'Ercole, un altro con la dea Venere, un coronamento di stele funeraria con una pigna tra due leoni. È apparso inoltre vario materiale: un anello d'oro, fibule, anelli, orecchini, vaghi di collana, chiodi, frammenti di vasi vitrei, tubi fittili per acquedotti e istallazioni di riscaldamento con aria calda, lucerne, ceramica comune o d'importazione e numerose monete, generalmente troppo corrose e non identificabili.
L'importanza di T. deriva anche dal fatto che sorgeva, secondo gli antichi itinerarî, a un importante incrocio di strade: sono stati identificati i resti della strada romana che veniva dal S, sulla riva destra del Timiş, e di quella che correva verso E, parallelamente al fiume Bistra sino all'attuale villaggio di Iaz, continuando sino a Sarmizegetusa.
Bibl.: M. Fluss, in Pauly-Wissowa, VI A, 1936, c. 813-814, s. v.