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TIBIA

di Guido LIBERTINI - Enciclopedia Italiana (1937)
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TIBIA

Guido LIBERTINI

. Musica. - Strumento a fiato (gr. αὐλός), di forma tubulare, il cui suono risultava dalla colonna d'aria che veniva immessa nella cavità e che faceva vibrare una sottile lamina o linguetta o "ancia" (lingula, γλῶττα), inserita nell'imboccatura. La varietà. dei suoni derivava dal numero dei fori praticati nella parete del tubo (βομβυκίας), i quali servivano ad allungare o ad accorciare la colonna d'aria immessa nello strumento, e dal numero delle canne che potevano essere più di una e che talvolta si espandevano in basso (κώδων). Il tubo era di canna (κάλαμος αὐλητικός, βόμβυξ, δόναξ, harundo), o di qualche qualità di legno (sicomoro, lauro, bosso), oppure d'osso o d'avorio o, infine, di metallo (argento o bronzo): d'osso o d'avorio era l'imboccatura (ὅλμος). La tibia era semplice o doppia. La tibia semplice comprendeva due varietà: a) il monaulo, che era un semplice tubo lungo m. 0,40 circa e munito di otto fori; b) il plagiaulo (obliqua tibia, ϕώτιγξ) che si suonava tenendolo orizzontalmente perché l'ancia era inserita obliquamente. L'estremità del tubo, munito di cinque o sei fori, era chiusa; il suono di questa specie di strumento era più dolce. Il plagiaulo fu preferito nell'epoca ellenistica, e venne usato nei festini e nel culto di Serapide; non di rado lo riconosciamo in talune rappresentazioni di Eroti o di Satiri.

La tibia doppia consisteva in due tubi che potevano essere di varia lunghezza (tibiae pares o impares); in essa la varietà del suono era accresciuta dalla invenzione delle "chiavi". Dalla doppia tibia derivò sicuramente la cornamusa (ἀσκαύλος, tibia utricularis), strumento pastorale in cui le canne terminavano in un otre che fungeva da riserva d'aria.

Se questi sono i tipi principali di tibie, numerose sono le varietà, un vasto elenco delle quali noi troviamo in Polluce (Onom., IV, 74), varietà che sono dovute o a tradizioni locali (tibie tebane, argive, corinzie, ecc.), o alla materia di cui erano foggiate, al tipo di voci che dovevano accompagnare o al suono che producevano (andreĩoi, gynaikeĩoi, parthénioi, paidikoí, kitharistérioi, téleioi, ypertéleioi). Oltre a queste dobbiamo ricordare le varietà barbare (tibie egizie, fenicie, lidie, etrusche, frigie).

Poco sappiamo di preciso intorno alle origini di questo strumento, la cui invenzione i Greci attribuivano a divinità diverse, come Hyagnis, Marsia, Olimpo, Cibele, ecc., e a svariate località (Frigia, Lidia): possiamo, peraltro, constatare che in Egitto la tibia si conosceva già all'epoca della XVIII dinastia e che in Grecia si trova in alcune statuette arcaiche della civiltà egea e in monumenti cretesi, come nel sarcofago di Hagía Triáda. Non sappiamo se gli Etruschi lo ricevettero dalla Grecia o dall'Oriente: dai Greci lo presero sicuramente i Romani.

L'uso della tibia nella vita dei popoli antichi e massime dei Greci è quanto mai frequente. Il suono di essa accompagnava infatti le cerimonie religiose, ed un posto particolare aveva nelle processioni e nelle funzioni del culto dionisiaco. Si usava negli agoni per segnare l'inizio di una rappresentazione corale o drammatica, e negli esercizi ginnastici per accompagnare lo svolgimento del pentatlo e di altri giuochi. Il suono delle tibie accompagnava spesso determinati lavori, regolandone il ritmo: così quelli della vendemmia (si ricordi l'epilénaion in Grecia), quelli della pulitura del grano, della fabbricazione del pane, dei pescatori, dei pastori. Era inoltre adottato nei banchetti e nelle feste nuziali, nelle mascherate e nei funerali.

Nella milizia l'usarono i Lidî e gli Spartani: il suono delle tibie segnava il ritmo delle marce ed accompagnava le falangi all'attacco, come ravvivava le danze militari (ad es., la pirrica). Nella marina dava la cadenza ai rematori il "trieraules", che suonava l'eretikón.

Nel sec. VI e nel V a. C. l'auletica fu molto coltivata, ma intorno al 450 la sua fortuna diminuì: la tibia fu diffamata e bandita dall'educazione dei giovani. La tibia restò tuttavia nella vita musicale dei Greci e fu molto coltivata ad Alessandria.

A Roma ebbe fortuna nell'età imperiale. L'uso si può dire che ne sia sparito tra il sec. IV ed il V d. C., non solo perché fino allora era stato associato a cerimonie ed usi pagani, ma forse anche per le difficoltà tecniche che presentava. V. anche auletica.

Vedi anche
osso Elemento che costituisce l’apparato scheletrico dell’uomo e degli altri Vertebrati (➔ scheletro); è formato per la massima parte da un particolare tessuto connettivo differenziato (➔ osseo, tessuto). anatomia e medicina 1. Anatomia Dal punto di vista della configurazione generale le osso si possono ... femore Osso lungo, pari, che costituisce da solo lo scheletro della coscia (v. fig.). Nell’uomo il femore è l’osso più robusto e più cospicuo dello scheletro. Nella estremità superiore si distinguono: una parte ( testa), paragonabile per la forma a un segmento di sfera, che si impegna nell’acetabolo dell’osso ... metatarso Segmento dell’arto posteriore dei Vertebrati Tetrapodi che costituisce la parte prossimale del piede (autopodio). Consta di 5 ossa (metatarsali), che si numerano da I a V a cominciare dal lato tibiale. Tali ossa si articolano distalmente con quelle delle dita (acropodio) e prossimalmente con le ossa ... gamba In anatomia il segmento dell’arto inferiore compreso tra il ginocchio e il piede. Da una serie di fattori (sesso, età, razza ecc.) dipende l’evidenza del rilievo osseo della tibia, di quello muscolare del polpaccio, nonché la quantità dei peli. Topograficamente a carico della gamba si considerano due ...
Altri risultati per TIBIA
  • tibia
    Enciclopedia on line
    In anatomia comparata, l’osso preassiale del segmento mediano o zeugopodio dell’arto posteriore dei Vertebrati Tetrapodi; la fibula ne è l’osso post-assiale. Negli Anfibi Anuri, adatti al salto, t. e fibula si uniscono in genere insieme in un unico osso: la tibiofibula. Negli Uccelli, in relazione con ...
  • tibia
    Dizionario di Medicina (2010)
    Osso lungo, pari, che assieme alla fibula costituisce lo scheletro della gamba. La t. ha corpo prismatico triangolare; sotto la cute e sul davanti della gamba si palpa il margine anteriore, tagliente, detto cresta tibiale. L’estremità superiore è molto sviluppata: ha forma cuboidea e su ciascun lato, ...
Vocabolario
tìbia
tibia tìbia s. f. [dal lat. tibia «piffero, flauto» e poi «stinco»]. – 1. In anatomia umana e comparata, osso lungo, pari, che assieme alla fibula costituisce lo scheletro della gamba e, negli animali, dello zeugopodio dell’arto posteriore;...
tarso-tìbia
tarso-tibia tarso-tìbia locuz. usata come s. f. – In anatomia comparata, osso del piede degli uccelli risultante dalla saldatura della tibia (zeugopodio), notevolmente ingrossata, con le ossa della serie prossimale del tarso (basipodio)....
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