CALCAGNI, Tiberio
Figlio di Lucrezia Bonaccorsi (non si conosce il nome del padre), nacque a Firenze nel febbraio del 1532. Fu discepolo e aiuto di Michelangelo Buonarroti e, secondo la testimonianza del Vasari, ebbe la ventura di portare a termine due opere del maestro: il Bruto (Bargello) e la Pietà (ora nel duomo di Firenze). Raggiunto Michelangelo a Roma, lo aiutò nella stesura dei disegni architettonici riguardanti S. Giovanni dei Fiorentini, che egli stesso, incaricato dai deputati della fabbrica fiorentina, portò in visione, nel 1560, al duca Cosimo (Milanesi, p. 552; Frey, p. 377; Gaye, III, p. 36); e dello stesso S. Giovanni costruì anche il modello in terra. Rimase vicino a Michelangelo fino alla morte di lui (1564), tenendo informato Leonardo Buonarroti, con numerose lettere, sulla salute dello zio e sui conflitti e dissapori circa i lavori della fabbrica di S. Pietro (Wolf, pp. 78-82; Gotti, I, p. 231; II, pp. 154 s.). Per intercessione di Michelangelo gli fu affidata la direzione dei lavori della cappella Sforza in S. Maria Maggiore, interrotti ben presto per la morte del committente e del Buonarroti. Nel 1565 curò il restauro della chiesa di S. Angelo in Borgo, ma del suo intervento, testimoniato da una lapide, non rimangono tracce per il totale rinnovamento della chiesa avvenuto nel sec. XVIII. Nello stesso anno 1565, il 7 dicembre, a trentatré anni e dieci mesi, morì e fu sepolto a Roma, nella chiesa di S. Giovanni Decollato, dalla madre e dai fratelli Raffaele, Nicola e Orazio, così come attesta una lapide ancora in situ (Forcella, VII, p. 60).
Per le scarse notizie sulla sua vita e la mancanza di opere originali la figura del C., sempre nell'ombra di Michelangelo, rimane indefinita. Il suo intervento nel Bruto, quando non è stato addirittura negato, è stato limitato dagli studiosi di Michelangelo al solo panneggio. Nella Pietà l'intervento è maggiore: oltre a varie riparazioni di pezzi originali, il lato sinistro del gruppo fu largamente modificato e l'intera figura della Maddalena sembra essere di mano del C.; ma egli risulta sempre un esecutore di temi e motivi michelangioleschi. Così per quanto riguarda i disegni architettonici: la critica è concorde nel ritenere il disegno degli Uffizi, Arch.3185, la traduzione "in pulito" fatta dal C. della pianta michelangiolesca per S. Giovanni dei Fiorentini. Non si può certo distinguere un intervento personale anche negli altri disegni riguardanti la stessa fabbrica, ma qualche studioso ha voluto vedere soprattutto nell'alzato (Uffizi, Arch.233)qualcosa di estraneo all'idea michelangiolesca, gravitante piuttosto nell'orbita artistica della fabbrica vaticana (Nava; anche il Venturi attribuisce il disegno in questione al Calcagni).
Fonti e Bibl.: G. Vasari, Vita di Michelangelo, a cura di P. Barocchi, Milano-Napoli 1962, ad Indicem;G. Gaye, Carteggio inedito d'artisti…, III, Firenze 1840, p. 36; G. Milanesi, Lettere di Michelangelo Buonarroti, Firenze 1875, p. 552; A. Gotti, Vita di Michelangelo Buonarroti narrata con l'aiuto di nuovi documenti, Firenze 1875, I, p. 23; II, pp. 154 s.; V. Forcella, Iscrizioni delle chiese… di Roma, VII, Roma 1876, p. 60; X, ibid. 1877, p. 258; K. Frey, Sammlung ausgewählter Briefe an Michelangiolo Buonarroti…, Berlin 1899, p. 377; R.Wolf, Documenti inediti su Michelangelo, Roma-Budapest 1931, pp. 78-82; A. Grünwald, Florentiner Studien, Prag 1914, pp. 11-15; A. Nava, Sui disegni architettonici per S. Giovanni dei Fiorentini a Roma, in Critica d'arte, I(1935-36), pp. 102-108, in part. p. 106; A. Venturi, Storia dell'arte ital., XI, 2, Milano 1939, pp. 192-201; L. Dussler, M. Buonarroti, in Diz. Biogr. d. Ital., XV, Roma 1972, pp. 171 s. (cfr. anche bibliogr.); L. Collobi Ragghianti, Il "Libro de' disegni" del Vasari, in La Critica d'arte, XX(1973), pp. 74 s.; U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, V, p.376.