BORGIA, Tiberio
Nacque a Perugia, da nobile famiglia, il 3 luglio 1793. Come funzionario del Comune perugino, nel 1815 cercò, senza successo, di ottenere un alleviamento del tributo di guerra, imposto alla città dagli Austriaci, dopo la vittoria sull'esercito napoletano di G. Murat. Non si hanno altre notizie della sua vita prima del febbraio 1831, quando, scoppiati i moti carbonari nell'Italia centrale, fu chiamato a far parte, insieme con L. Menicucci, G. Monaldi, A. Cenci, G. Rosa e L. Bartoli, del comitato provvisorio di governo di Perugia, nel quale si distinse per il saggio ed energico comportamento. In marzo fu eletto rappresentante della provincia di Perugia nell'Assemblea delle Province unite, l'organismo politico collegante le parti insorte dello Stato pontificio, disfatto però, nel corso dello stesso mese, dall'intervento dell'esercito austriaco. Il governo delle Province unite si dimise, infatti, il 23 marzo, nominando al proprio posto un triumvirato composto dal generale C. Zucchi, dal conte P. Ferretti e dal B., che si trovava presso il quartier generale di G. Sercognani. Gli avvenimenti precipitarono senza che il triumvirato potesse svolgere alcun ruolo ed egli fu imprigionato, col cugino F. Guardabassi, nel forte di Livorno.
Inviato in esilio, s'imbarcò in aprile per Marsiglia, e, quindi, raggiunse Parigi, ove ebbe amichevoli rapporti con G. Modena e il La Fayette. Da G. Mazzini, che gli scriveva (con lettera in data del timbro postale 6 luglio, evidentemente 1831) a nome di un comune amico, Clemente Bartolini, ricevette l'invito a smentire pubblicamente un dispaccio del segretario di Stato, cardinale T. Bernetti, circa la clemenza e la politica di pacificazione del restaurato governo pontificio. Pubblicò, dunque, sulla Giovine Italia il Saggio sulla condizione politica dello Stato Pontificio dopo la rivoluzione del 1831 (La Giovine Italia, a cura di M. Menghini, VI, Milano-Roma-Napoli 1925, pp. VII, VIII, 1-50).
Lo scritto del B., pervaso di idealità mazziniana, presentava i recenti moti dell'Italia centrale come l'espressione di un diffuso malcontento popolare contro gli irrazionali e gretti metodi di governo pontifici, per nulla mutati sotto il nuovo papa Gregorio XVI, documentando efficacemente le accuse; discreta era anche l'analisi storica retrospettiva.
Pubblicò, inoltre, in collaborazione con G. Sercognani, un opuscolo intitolato Memorie sulle ultime commozioni politiche nell'Italia centrale (Macone 1831), nel quale alla disamina delle condizioni dello Stato pontificio si aggiungono osservazioni sulla crisi dei governi provvisori sorti dai moti del 1831, con particolare riferimento agli eventi che portarono alla nomina dell'effimero triumvirato.
Essendo stato compreso tra i dodici patrioti esclusi dall'indulto concesso in autunno dal governo pontificio e non avendo voluto, più tardi, accettare l'amnistia di Pio IX, tornò in patria solamente nel 1867. Dall'influenza di Mazzini, assai sentita nei primi tempi dell'esilio, cominciò a staccarsi fin dal 1833 e non mancò in seguito di attaccare la sua impostazione politica.
Il B. morì l'8 maggio 1870.
Bibl.: G. Pennacchi, Cenni biogr. su F. Guardabassi, Perugia 1876, p. 11; G. Mazzatinti, Il Museo del Risorg. in Forli, in Rivista stor. del Risorg. ital., III (1898), pp. 517-533; R. Gigliarelli, Perugia antica e Perugia moderna, Perugia 1908, p. 867; Ediz. naz. degli scritti... di G. Mazzini,Epist., I, Imola 1909, pp. 10-13, IX, ibid. 1914, p. 200; G. Degli Azzi, Gli Umbri nelle assemblee della patria, in Arch. stor. del Risorg. umbro, VIII (1912), n. 2-3, pp. 83-198; C. Spellanzon, Storia del Risorg. e dell'unità d'Italia, II, Milano 1934, pp. 444 s.; L. Pásztor-P. Pirri, L'Archivio dei governi provvisori di Bologna e delle Provincie Unite, Città del Vaticano 1956, pp. XXXVII, 14, 316, 318, 319, 327, 328, 355, 425, 473, 474; L. Bonazzi, Storia di Perugia dalle origini al 1860, Città di Castello 1960, II, pp. 413, 440, 441, 452; Diz. del Risorgimento naz., I, pp. 799, 1070.