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BACCILIERI, Tiberio

di Cesare Vasoli - Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 5 (1963)
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BACCILIERI (Bacilieri, de Bazaleriis), Tiberio

Cesare Vasoli

Nato a Bologna, forse nel gennaio del 1461, studiò filosofia nell'università della sua città natale, sotto la guida dell'averroista Alessandro Achillini, a cui rimase sempre strettamente legato.

Approvato "in artibus" il 3 luglio 1492 (Arch. di Stato di Bologna, busta 217, Libro segreto del Collegio delle Arti e della Medicina, anni 1481-1500, f. 41 r) e "in artibus et medicina" il 4 febbr. 1496 (ibid., f. 91 r), fu nominato "lettore" dal dicembre del 1493 (Arch. di Stato di Bologna, Libri dei partiti,XI,f. 902). Il 9 dic. 1499 fu aggregato in soprannumero ai collegi bolognesi delle arti e della medicina (Libro segreto...,f.54 r); ma non era passato neppure un anno dalla sua aggregazione che veniva sospeso da ambedue i collegi "propter nonnulla demerita et facinora... facta et commissa", e cioè per gravi ingiurie proferite contro alcuni colleghi (ibid., f. 57r-v; ff. 59r-62 v). In seguito a questa grave punizione il B. fu costretto ad abbandonare Bologna e a recarsi a Padova, presso quello Studio. Qui egli restò fino all'estate del 1503,come risulta da una lettera al patrizio veneziano Lorenzo Venier, suo discepolo (15 marzo 1503),ove si allude ad un corso sul De anima di Aristotele, tenuto appunto nella primavera di quell'anno. Successivamente il B. passò allo Studio pavese, ove insegnò filosofia naturale, svolgendo e divulgando temi e idee proprie della dottrina dell'Achillini. Il 5 ott. 1505 fu riammesso ai due collegi bolognesi (Libro segreto..., anni 1504-1575, f.4 r), ma rimase certamente a Pavia, insegnando fino alla sua morte avvenuta nell'ottobre del 1511. Non risultano sufficientemente provate le notizie relative ad un suo periodo d'insegnarnento a Treviso e a Ferrara.

Averroista, come il suo maestro dal quale accettò le note tesi sigeriane sull'unicità dell'intelletto, le influenze dei corpi celesti, ecc., che diffuse e difese negli ambienti padovano e pavese, il B. ebbe buona conoscenza di cose teologiche e dei problemi di fisica e di logica maggiormente dibattuti dalla cultura scolastica del tardo Trecento e del Quattrocento. Le sue opere a stampa, che risultano tutte da "recolletiones" delle sue lezioni pavesi raccolte e ordinate da alcuni discepoli, rappresentano pertanto un documento di notevole importanza per la cultura filosofica dei grandi centri scolastici dell'Italia settentrionale, negli anni a cavallo tra i secoli XV e XVI ed illuminano sui problemi che condizionarono l'ambiente intellettuale in cui si formò ed operò il Pomponazzi. Particolare interesse riveste poi l'opera del B. per la storia dell'averroismo rinascimentale, della sua fortuna e della sua diffusione negli ambienti più rappresentativi della tradizione scolastica o scientifica.

Opere: Lectura in octo libros de audito naturali Aristotelis et sui fidissimi commentatoris Averrois quam illo legente scholares papienses scriptaverunt, Anno Mccccciii, Papiae 1507 ("recolletiones" del corso del 1503); Lectura in universam Aristotelis et Averrois Dyalecticam facultatem, quam quidem illo privatim horis subcessivis edocente scholares Ticinenses in unum redegerunt, Anno Mccccciii, ibid. 1512 ("recolletiones" di un corso privato del 1503); Lectura in tres libros de anima et parva naturalia et in tractatum Averrois de substantia orbis, nec non et in duo de generatione et corruptione volumina quam quidem illo legente scholares Ticinenses collegerunt, Anno Mccccciiii, ibid. 1508 ("recolletiones" del corso del 1504, dedicate a Giulio II, al cardinale Raffaele Riario, ecc.); Lectura in quattuor libros Aristotelis et Averrois de celo et mundo, quam quideni illo publico auditorio profitente Ticinenses phylosophiae cultores hac verborum serie disposuerunt, Anno Mcccccv, ibid. 1509; Lectura in Tractatum Calculatoris de intensione et remissione (formarum) quam illo legente Franciscus Faegius scriptitavit, Anno MDVII, ibid. 1507 ("recolletio" di un corso sulle "calculationes" del Suisset o Swineshead, molto díffuse in quegli anni nell'ambiente pavese).

Bibl.: G. N. Alidosi, I dottori bolognesi di teologia, medicina e arti liberali, Bologna s. d. (ma 1624), p. 175; G. Viviani Marchesi, De viris illustribus Galliae Togatae, Forolivii 1727, I. II, pp. 77 s.; F. Borsetti, Historia almi Gymnasii Ferrariae, II, Ferrariae 1735, p. 106; G. M. Mazzuchelli, Gli Scrittori d'Italia, II, 1, Brescia 17581 p. 17; B. Nardi, Sigieri di Brabante nel pensiero del Rinascimento italiano, Roma 1945, pp. 9, 109, 132-152, 170; E. Garin, La Filosofia, II, Milano 1948, p. 37; B. Nardi, Saggi sull'aristotelismo padovano dal secolo XIV al XVI, Firenze 1958, v. Indice.

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