TIBBŌN (ibn Tibbōn; vocalizzazione non sicura)
N Famiglia ebraica di scienziati e traduttori.
Yehūdāh ben Shā'ūl, nato a Granata verso il 1120, trasferitosi a Lunel nel 1150 circa, e là vissuto fino a verso il 1190. Scrisse in ebraico un trattato di grammatica e retorica, dal titolo Sōd Ṣaḥūt ha-Lāshōni (Il segreto della purità della lingua), perduto, e un testamento morale più volte pubblicato (recentemente da I. Abrahams, Filadelfia 1927). Il suo trasferimento da un paese musulmano a un paese cristiano in cui la lingua araba era ignota gli porse occasione di svolgere, per desiderio di amici, una vasta operosità per la traduzione di opere filosofiche e linguistiche dall'arabo in ebraico, sì da renderle accessibili ai lettori ebrei ignari dell'arabo. Fu detto "il padre dei traduttori" o "il principe dei traduttori".
Shěmū'ēl, figlio del precedente, nato verso il 1150 a Lunel, morto verso il 1235 a Marsiglia, dove si era stabilito dopo diverse peregrinazioni in Francia, in Spagna, e nell'Africa settentrionale. Scrisse in ebraico commentarî biblici, e tradusse dall'arabo in ebraico molte opere di filosofia e di medicina. Principalissima fra le sue traduzioni è quella del trattato filosofico di Maimonide. Compose anche un glossario dei termini filosofici usati in quest'opera, e un altro glossario analogo, testé ritrovato, per lo scritto dello stesso Maimonide sulla risurrezione dei morti.
Mōshēh, figlio del precedente, morto nell'ultimo terzo del sec. XIII, scrisse in ebraico commentarî a testi biblici e a passi haggadici (v. Haggādāh) del Talmūd, e un trattato di psicologia, intitolato ‛Olām qātōn (Il microcosmo); e tradusse dall'arabo in ebraico una quantità di opere di filosofia, di matematica, e di medicina.
Ya‛qōb ben Mākīr (Don Profeit, Prophatius judaeus), nato probabilmente a Marsiglia verso il 1236, morto a Montpellier verso il 1305. Scrisse in ebraico: 1. Rōba ‛Yisrā'ēl (Il quadrante d'Israele), descrizione del "quadrante" astronomico da lui perfezionato, opera che ebbe diverse traduzioni latine e anche una retroversione in ebraico (v. l'edizione latina di G. Bomto e C. Melzi d'Eril, Firenze 1922); 2. Tavole astronomiche o "Almanacco" (traduzione latina pubblicata a cura degli stessi Boffito e Melzi d'Eril, col titolo Almanach Dantis Aligherii sive Prophacii iudaei Montispessulani Almanach perpetuum, Firenze 1908). Tradusse dall'arabo in ebraico molte opere filosofiche e scientifiche, specialmente astronomiche.
Bibl.: M. Steinschneider, Die hebräischen Übersetzungen des Mittelalters, Berlino 1893, passim; H. Gross, Gallia Judaica, Parigi 1907, pp. 282, 373-75; Jewish Encyclopaedia, VI, pp. 544-550, s. v. Ibn Tibbon; J. Millás i Vallicrosa, Introduz. al Tractat de l'Assafea d'Azarquiel (Bibliotheca hebraico-catalana, IV), Barcellona 1933, pp. x-xv, i-ii.