TIASO (ϑίασος, thiăsus)
Questa parola, la cui provenienza è incerta, ci si presenta per la prima volta in un frammento del poeta dorico Alcmane, nel senso di "banchetto". Poi la troviamo usata nel significato di compagnia religiosa o anche, per derivazione, in quello di festa celebrata da una compagnia religiosa. Più tardi ancora il termine ϑίασος viene usato dai Greci per indicare una qualunque associazione, anche priva di carattere religioso. In particolare sembra che questo termine fosse proprio, almeno in origine, delle compagnie dionisiache, con speciale riguardo alle loro tradizioni di danze e di canti scomposti; ed è probabile che appunto in questo significato la parola ϑίασος si diffondesse per il mondo greco. Ma in seguito essa fu attribuita anche a gruppi di altre divinità, le quali forse avevano qualcosa di comune, negli attributi o nei riti, col dio della felice ebbrezza: così, per esempio, i tiasi attici adoratori di Eracle. Man mano che ci si addentra nell'età ellenistica, il termine ϑίασος acquista un valore sempre più generico di associazione religiosa, e si allarga a comprendere tutta quella varia moltitudine di confraternite religiose, dedite per lo più a culti di numi stranieri e frequentemente composte esse stesse di persone straniere risiedenti nella Grecia.
Bibl.: F. Poland, Geschichte des griech. Vereinswesens, Lipsia 1909, passim; A. Maiuri, in Ausonia, IV (1909), p. 238 segg.; Ch. Lécrivain, in Daremberg e Saglio, Dictionnaire des antiquités grecques et romaines, s. v. Thiasos; P. Stengel, Die griechischen Kultusaltertümer, 3a ed., Monaco 1920, p. 187 segg.; M. Guarducci, in Rivista di filologia, n. s. 1935, p. 332 segg. - Per le iscrizioni attiche relative ai tiasi, v., oltre la bibliografia citata dal Poland, Inscriptiones Graecae, II-III ed. minor, 1249, 1261 segg., 1273, 1275 segg., 2343 segg., 2936 segg.; A. Palaios, in Polemon, I (1929), p. 107 segg.
Col nome di "tiaso" vediamo indicata anche una suddivisione della fratria. L'importanza della fratria nello svolgimento storico della società è stata messa in rilievo negli ultimi decennî per opera soprattutto di G. De Sanctis. Poiché in età remota, quale è quella corrispondente alla società descritta nei poemi omerici, lo stato non aveva ancora assunto la tutela integrale del diritto, gli appartenenti a una stessa polis si riunirono in associazioni costituite per la difesa degl'interessi e dell'incolumità dei loro membri. Di queste la più importante e la più organica fu la fratria. Nell'interno delle fratrie si determinarono dei gruppi minori quali i gruppi gentilizî (γένη) e i tiasi ovvero gli orgeoni (γεννήται). Non è facile stabilire in che consista la differenza fra i gruppi di diverso nome; le notizie tramandateci in proposito da tarde fonti greche sono tali da aumentare piuttosto le difficoltà che chiarirle.
È probabile che i γεννέται (cioè l'insieme dei γεννέται) rappresentassero nella fratria l'elemento nobiliare e che gli orgeoni, ai quali in altre città non attiche corrispondevano i tiasoti, fossero gruppi di non nobili che si erano organizzati nell'interno della fratria a difesa dei loro interessi.
In diritto attico la fratria ha una diretta ingerenza sulla composizione e sul funzionamento delle famiglie. Ogni capo di famiglia fa alla fratria le dichiarazioni che concernono i cambiamenti nella composizione dei suoi familiari e gli avvenimenti domestici più importanti: matrimonio, morte, nascita di figli legittimi. Analoghe dichiarazioni vengono fatte nel gruppo minore facente parte della fratria a cui uno appartiene: agli orgeoni (ovvero, dove la fratria è divisa in tiasi, ai tiasoti) o ai γεννήται. La fratria e i gruppi in cui essa si divideva venivaino messi per tal modo in grado di conoscere il reale stato delle famiglie; onde, chi fosse sospettato di usurpare uno stato familiare di cui gli mancassero i requisiti, poteva, allegando la testimonianza dei frateri o anche dei γεννήται, degli orgeoni o dei tiasoti, dare la prova della legittimità contestata del suo stato.
L'importanza di questa funzione della fratria e dei suoi gruppi appare in particolar modo se si accetta quanto ha sostenuto il Paoli contro il Beloch che nella polis greca non esistessero regolari registri di stato civile.
Bibl.: G. De Sanctis, 'Αρϑις, Storia della repubblica ateniese, 2a ed., Torino 1912, p. 41 segg. (nelle note i più essenziali dati bibliografici); U. E. Paoli, Studi di diritto attico, Firenze 1930, p. 216 segg.; M. Guarducci, Orgeoni e tiasoti, in Rivista di filologia, n. s., 1935, p. 332 segg.