TIAHUANACO (A. T., 153-154)
Villaggio boliviano situato sull'altipiano andino, a 3900 m. s. m., a mezzodì del Lago Titicaca, a non grande distanza dalla capitale della repubblica, La Paz. L'importanza del luogo proviene dall'esistenza di un campo di rovine preistoriche, le quali ne hanno fatto un vero capoluogo dell'archeologia americana, e comprendono:1. un recinto rettangolare fornito di doppia muraglia; 2. un recinto maggiore limitato da filari di stele monolitiche, che misura m. 135,40 per 118 ed è fornito d'una scalinata d'accesso; 3. un recinto minore di m. 30 per 26; 4. una collina semiartificiale provvista di muraglie di sostegno e conosciuta generalmente col nome di Accapána. La più rinomata di queste costruzioni è la 2a, o recinto maggiore, detto Kalasasáya, cui fu dato dal Falb il nome di "tempio del Sole", seguito in ciò dal Posnansky di La Paz, il quale, partendo da questa premessa, immaginò una serie di elucubrazioni astronomiche, allo scopo di fissarne l'antichità. L'allineamento delle stele sarebbe servito, secondo questo autore, agli astronomi indigeni di un'epoca remotissima, per determinare con esattezza il passaggio del sole all'equinozio e il "tempio" avrebbe un'antichità di 13.000 anni. Da Max Uhle e da molti altri fu dimostrato a più riprese l'errore dei ragionamenti del Posnansky, e da ultimo l'Imbelloni svelò gli errori aritmetici del preteso calcolo. In quanto alla collina semiartificiale dell'Accapána, non sembra arbitrario riferirla alle costruzioni più o meno piramidali che seguono tutta la costa del Pacifico, cominciando dall'Equatore, fino alla valle del Lurin; a Tiahuanaco troviamo l'ultimo esemplare meridionale.
Oltre ai menzionati edifici esistono nel campo archeologico di Tiahuanaco altri resti notevoli, fra cui un ammasso di pietre lavorate da espertissimi scalpellini e destinate a un uso che ignoriamo (da molti indizî si deduce che Tiahuanaco venne abbandonata prima di condurne a termine la costruzione) che si aggruppano nel luogo detto Puma-púncu. Nei pressi del Kalasasáya si alzano varie stele monolitiche scolpite; la più famosa è quella denominata "el Fraile". Ma di gran lungo al disopra d'ogni altro monumento è degno di nota il famoso portale di un solo pezzo di pietra dura rossiccia (m. 3,80 per 2,70; 0,50 di spessore) noto col nome di "porta del Sole". Ciò che principalmente richiama l'attenzione su questo portale, che molti considerano come facente parte - a guisa di portone - di un vero e proprio edificio, ma che è da interpretare come trasformazione monolitica di un trilithon, consiste nella decorazione che è scolpita a bassorilievo su una delle sue facce. Essa è composta di una figura centrale, di maggiori dimensioni, cui fanno ala, simmetricamente disposte, 3 file di personaggi (otto a sinistra e otto a destra, in tutto 48) inginocchiati e provvisti di scettri distinti e altri attributi, specifici di ciascuna delle file sovrapposte (la fila del mezzo, per es., porta sul viso una maschera di condor); tutte queste figure sono disegnate in posizione laterale, con uno schema che è costante per tutte, ed è anche la ripetizione di un modello frequente nella decorazione tessile di tutta la costa al sud di Lima e di quella dei vasi figulini di Pachacamac. La figura centrale, rappresentata invece frontalmente ed a maggiore rilievo, impugna uno scettro in ciascuna mano, ed è evidente la sua parentela con l'immagine felina che abbonda in tutta l'arte dell'altipiano.
Molto complessa è la questione cronologica dei resti di Tiahuanaco, che il Markham, il Falb, il Posnansky e il Tello vorrebbero appartenenti a una pretesa età "megalitica", la cui antichità sarebbe favolosa. Comparativamente osservati, i resti architettonici si mostrano di intonazione preincaica, e così certamente anche l'arte di Tiahuanaco in generale, benché non sia da escludere, per ciò che riguarda strettamente il santuario che si tratti di una "ricostruzione" cosciente, secondo un antico primitivismo locale che s'intendeva restaurare. Più felici sono le deduzioni basate sulla ceramica, che a Tiahuanaco assume forme notevoli e piene d'interesse artistico. Si sono definite due epoche figuline, una più antica, di eccezionale finezza tecnica (che esclude quindi ogni idea di primitivismo assoluto, così cara al Posnansky e al Tello) e si riattacca da una parte allo stile di Nazca e dall'altra a quello di Pachacamac, e una seconda più recente e grossolana, che viene chiamata Tiahuanaco II. Anche nella scultura (stele, protomi, bassorilievi) si è distinta una maniera naturalista, che risulterebbe la più antica, da quella stilizzata e angolosa detta di Tiahuanaco II; in quest'ultima l'Imbelloni ha dimostrato che il dominio delle linee rette è effetto della tecnica della decorazione tessile; affermando che "non sono i gobelini e le camiciuole dei sepolcreti di Ancón e Nazca copie del bassorilievo di Tiahuanaco, bensì la decorazione del classico portale fu concepita da artefici che avevano assimilato l'estetica del tessitore".
Per la valutazione comparativa dello stile di Tiahuanaco nella storia artistica dell'America andina, v. perù.
Bibl.: C. Markham, The Megalithic age in Peru, in XIV Congresso internaz. degli americanisti, Stoccarda 1904; J. Tello, Antiguo Perú, época primera, Lima 1929; A. Posnansky, Una metrópoli prehist. en la América del Sud, Berlino 1914; J. Imbelloni, La Esfinge indiana, Buenos Aires 1926.