thyratron
thyratron 〈tàirëtron〉 [s.ingl. Der. del gr. thy´ra "porta" con il suff. -tron di tubi elettronici, usato in it. come s.m.] [FTC] [ELT] Originar., denomin. commerc. di un triodo a vapori di mercurio e ora correntemente usato (anche nella forma italianizz. tiratron o tiratrone) per indicare diodi controllati termoelettronici, a riempimento gassoso. Una forma comune di t. comporta (v. fig.) una griglia, foggiata a forma di disco forato, inserita tra un catodo e un anodo a capsula, il tutto racchiuso in un'ampolla contenente vapori di mercurio, argon, idrogeno, neon o una miscela di essi; se la griglia è polarizzata al di sopra di un certo potenziale dipendente dalla tensione anodica, detto potenziale d'innesco, gli elettroni emessi dal catodo pervengono nello spazio griglia-anodo con energia sufficiente per ionizzare il gas di riempimento e nel tubo s'innesca una scarica; questa si può far cessare solo annullando il potenziale anodico. In alcuni t. (i cosiddetti t. schermati o t. tetrodi, in contrapp. ai precedenti t. triodi, ma questa denomin. è impropria, perché la griglia non ha funzioni di controllo pieno come nel triodo, ma soltanto d'innesco), un'altra griglia, che circonda la griglia principale e l'anodo ed è connessa al catodo, ha la funzione di consentire variazioni del potenziale critico di innesco entro un certo intervallo. I t. triodi di piccola potenza e i t. tetrodo, ambedue realizzati in forme non dissimili da quelli dei contemporanei triodi e tetrodi per radioricevitori, ebbero grande importanza nel passato per realizzare oscillatori elettrici a rilassamento (tipic., per generare la tensione a rampa di deflessione negli oscillografi a raggi catodici dell'epoca) e oggi sono stati sostituiti da dispositivi a stato solido (tiristori); i t. di grande potenza hanno invece ancora importanza nell'elettrotecnica.