THRASON (Θράσων)
2°. - Scultore greco, forse di età ellenistica.
È ricordato da Strabone nella descrizione dell'Artemision di Efeso, dove avrebbe eseguito una fontana e le statue di Penelope e di Euriclea. (Strab., xlv, 641). Strabone attribuisce a Th. anche il sacello con la statua di culto di Ecate (῾Εχατήσιον) di cui Plinio precisa la collocazione nell'opistodomo del tempio (post aedem) ricordando anche l'abbagliante lucentezza del marmo (marmoris radiatio: Nat. hist., xxxvi, 32). Il ricordo di un Eracle di Menestratos immediatamente prima dell'Ecate di Efeso ha fatto attribuire anche questa a Menestratos, ma il testo pliniano non impedisce l'identificazione del celebrato monumento con l'opera di Th. ricordata da Strabone. Plinio stesso ricorda Th. nell'ultimo elenco degli scultori (Nat. hist., xxxiv, 91) e si dovrà forse riferire a questo artista il tipo di Ecate noto almeno dal II sec. a. C. come un'alternativa a quello tricorpore stabilito da Alkamenes: si tratta della divinità con tre teste e sei braccia che compare nella Gigantomachia dell'altare di Pergamo (v. ecate, fig. 253), la cui iconografia poteva essere stata elaborata ad Efeso dove la stessa Artemide in età ellenistica aveva assunto forme mostruose di antica ascendenza orientale (v. artemide, fig. 888, p. 694). La cronologia dell'artista sarebbe confermata dall'iscrizione con la firma di uno scultore "figlio di Thrason", i cui caratteri sono posteriori al IV sec. a. C. (J. Keil, in Osterr. Jahresh., xv, 1913, Beibl., c. 208).
Bibl.: J. Overbeck, Schriftquellen, n. 1608 s.; H. Brunn, Gesch. Griech. Künstler, I, Stoccarda 1889, p. 421; S. Reinach, in Rev. Arch., XXXIX, 1901, p. 82 ss.; Ch. Picard, Ephèse et Claros, Parigi 1922, pp. 40; 372; G. Lippold, in Pauly-Wissowa, VI A, 1936, c. 563, s. v., n. 6; M. Bieber, in Thieme-Becker, XXXIII, 1939, p. 104; S. Ferri, Plinio il Vecchio, Roma 1946, pp. 112; 239.
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