THOR
. È la forma nordica (precisamente Thórr) corrispondente al tedesco Donar, del nome di uno dei principali dei della mitologia germanica. Divinità del tuono, come dice chiaramente il suo nome, egli fu certo venerato da tutte le famiglie germaniche; ma del suo culto nelle regioni della Germania propriamente detta, ove egli sembra essere stato dapprima inferiore a Ziu e quindi a Wodan (v. odino) non abbiamo che scarse e frammentarie notizie.
Dai Romani, che lo identificarono dapprima con Ercole, e poi esattamente con Giove, apprendiamo ch'egli è il più forte e il più valente degli dei e che i combattenti lo cantano andando alla battaglia: altrove Tacito dice pure che i Germani placavano Marte ed Ercole con sacrifici di animali. Scrittori cristiani ci dànno notizia che vi erano antichi alberi a lui consacrati, come la quercia di Geismar, robur Jovis, abbattuta da S. Bonifazio, che col suo legno costrusse un oratorio dedicato a S. Pietro. E nell'Indiculus superstitionum et paganiarum del sec. VIII, nel quale sono elencate le azioni esteriori del culto pagano, alle quali dovevano fare attenzione i missionarî, sono segnalate le feste di "Mercurio o Giove". Ma il suo culto raggiunse il massimo sviluppo nel settentrione, specie in Norvegia, dove divenne il centro di una ricca fioritura di miti. Nella mitologia sistematica è figlio di Odino e Jord, marito di Sif, da cui ebbe la figlia Thrud, e quindi di Jarnsaxa, che partorì Modi e Magni: la sua sede è Thrudheim o Thrudwang. Come simbolo e arma porta un martello a manico corto, Mjolnir, che scagliato colpisce infallibilmente il segno schiacciando irresistibilmente e ritornando da sé nelle mani del dio (v. anche thrym). Nel crepuscolo degli dei Th. uccide il serpente Jormungand, ma è a sua volta ucciso dall'alito velenoso del mostro. I due figli Modi e Magni, che sopravvivono all'incendio universale, ereditano il martello.
Th. è il dio patrio e familiare, che manda la pioggia fecondatrice, che protegge la casa, la proprietà e la nazione. Egli è il più forte di tutti: "padre della forza e della potenza". Non v'è gigante, per quanto immane e astuto, non c'è dio malefico per quanto potente, che non debba soccombere, allorché Th. brandice il formidabile Mjolnir. Egli è la nobile personificazione della forza materiale usata in difesa dei deboli e congiunta a una rude e paziente bontà; la sua figura è quella di un bell'uomo alto e robusto, dalla lunga barba rossa, sempre pronto ad accorrere ove il bisogno lo chiami. È il più germanico fra tutti gli dei, quello che anche nel settentrione, dove pure son così numerosi gli elementi venuti più tardi dal di fuori, ottenne la sua massima idealizzazione senza gli arabeschi della cultura straniera.
Superiore talvolta a ogni altra divinità, come risulta dalla narrazione che Adamo da Brema (Descriptio insularum Aquilonis, 26) fece del tempio di Upsala, ove la statua di Thor era posta in mezzo tra quelle di Wodan e di Freyr, egli appare nella poesia degli scaldi come l'invincibile debellatore dei giganti avversarî, il vendicatore e il protettore del divino consorzio. Fedele dio del popolo comune, egli forma un netto contrasto con Odino, ch'è il dio sapiente, aristocratico e cavalleresco; egli è sempre il nume che protegge e guida i passi degli emigranti in tutte le leggende della colonizzazione dell'Islanda, e più difficilmente degli altri abbandona i suoi fedeli al tempo della conversione.
Donar-Thor diede il nome al giovedì in tutte le lingue germaniche (v. settimana).