Pynchon, Thomas Ruggles jr
Pynchon, Thomas Ruggles jr. ‒ (n. Glen Cove, N.Y., 1937) tra i maggiori artefici del romanzo postmoderno, punto di riferimento stilistico di molti autori contemporanei, più volte candidato al premio Nobel per la letteratura. Inizia a pubblicare racconti dopo l'abbandono degli studi in fisica, alla fine degli anni Cinquanta (poi raccolti in Slow Learner, 1984; trad. it 1988), celando rigorosamente la propria identità al mondo dei mass-media. Assunto di partenza del suo stile massimalista, segnato da un'inestricabile complessità di intrecci e fitto di digressioni e riferimenti storici e scientifici sviluppati nella narrazione come infiorescenze metaletterarie che rendono secondari le trame e l'intricata molteplicità di personaggi, è l'entropia generata dal collasso delle comunicazioni: una confusione semiotica che P. rende sulla pagina sovrapponendo virtuosisticamente generi e linguaggi, cultura alta e cultura di massa, rielaborandoli nella distanza di una pervasiva ironia, fino a sfibrare ogni possibilità di interpretazione nel caos dell'eterogeneità, dove svanisce il confine tra realtà storica e invenzione letteraria. Ricorrente è la destrutturazione dell'identità dei personaggi, minata da un senso di paranoia generato dall'intrusione di qualcosa di incontrollabile nell’esistenza. Una magmatica struttura permea l'enciclopedico romanzo d'esordio, V. (1963; trad. it. 1965), costruito attorno alle ricerche che il viaggiatore Herbert Stencil conduce sulla morte del padre agente segreto con il bohémien Benny Profane, sulle tracce di una donna di cui conosce solo l'iniziale (V). Il romanzo seguente, The Crying of Lot 49 (1966; trad. it. 1968), esercizio metaletterario sul mondo delle comunicazioni, narra le gesta di Oedipa, giovane casalinga hippy e moglie di un deejay radiofonico, nominata esecutrice testamentaria da un ex amante miliardario e coinvolta nella ricerca di un'enigmatica organizzazione che gestisce un sistema postale alternativo. Con Gravity's Rainbow (1973; trad. it. 1999), P. parodizza la guerra fredda nell'intimo rapporto tecnologia, potere e manipolazione umana. Dopo un lungo silenzio appare Vineland (1990; trad. it. 2000), epopea dei sopravvissuti della contestazione hippy: una feroce riflessione sulla banalizzazione mediatica della storia, sconfitta di una generazione. Il successivo Mason & Dixon (1997; trad. it. 1998) affronta la relazione tra fede, scienza e potere che due scienziati britannici sperimentano negli anni Sessanta del 18° secolo. I primi anni del 21° sec. vedono intensificarsi l'attività di P.: Against the day (2006; trad. it. 2009) intreccia eventi storici allusivi alla disumanizzazione del nuovo millennio, dove il capitalismo globale prende il posto del dogma religioso in un clima di ingiustificato ottimismo che ridimensiona ogni catastrofe (asteroidi, crolli di monumenti, Prima guerra mondiale). I molteplici protagonisti del racconto (sciamani, killer, giocatori d'azzardo, nababbi, suffragette), che attraversa luoghi e tempi diversi (dalla rivoluzione messicana alla Hollywood del muto, da Parigi alla Chicago della grande Esposizione del 1893), ruotano attorno ai membri della famiglia Traverse, il cui capostipite è un minatore anarchico del Colorado che combatte a suon di bombe una guerra personale contro le compagnie carbonifere. Inherent Vice (2009; trad. it. 2011), l’opera più lineare di P., forma con The crying of lot 49 e Vineland una trilogia hippy: attraverso le indagini dell'investigatore privato Sportello, ex surfista e fumatore di spinelli, riaffiora in un mosaico di ricordi dalla confusività lisergica l'ambiente alternativo della California del Sud degli anni Settanta, continente perduto di utopie trasformate dal tempo in incubi corrotti dal denaro o in patetiche attività nostalgiche. Del libro è in corso l'adattamento cinematografico del regista P.T. Anderson.