GRAY, Thomas
Poeta inglese, nato a Londra il 16 dicembre 1716, morto a Cambridge il 30 luglio 1771. Figlio di uno scrivano, Filippo Gray, studiò a Eton e qui fece amicizia con Orazio Walpole, figlio del primo ministro, e con Riccardo West, figlio del Lord cancelliere d'Irlanda. All'università di Cambridge, dove entrò nel 1734 per studiare legge, fece ampie letture di classici e di opere scientifiche. Ne uscì nel 1738 senza addottorarsi e l'anno seguente partì per un viaggio sul continente con Orazio Walpole, visitando, tra altri luoghi interessanti, Parigi, Reims, la Grande Chartreuse e Firenze. A Reggio i due amici litigarono e si separarono, e nel viaggio di ritorno, G. andò prima a Venezia, e poi alla Grande Chartreuse, dove scrisse la bella ode oraziana O tu severi religio loci. Negli anni 1741-42 era a Londra e a Stoke Poges, dove si era stabilita sua madre dopo la morte del marito, avvenuta nell'anno precedente; nel giugno egli perdette l'amico West, con cui era stato in intima corrispondenza, e il suo dolore trovò espressione non solo in un sonetto rammemorativo, ma nell'intonazione generale di malinconia che pervade le sue poesie di quel periodo: Hymn to Adversity e Ode on a Distant Prospect of Eton College, pubblicati anonimi da Dodsley nel 1747. Ritornato a Cambridge, vi si addottorò in legge, e la città rimase il suo quartiere generale per tutta la vita. Qui egli passò i suoi giorni, in raccoglimento di studio, ampliando la cerchia delle sue letture, nelle quali incluse i poemi d'avventure del Medioevo e l'antica letteratura scandinava, finché si formò fama di essere "il più colto uomo d'Europa". Era buon conoscitore anche di letteratura contemporanea, specialmente francese. Si teneva in disparte dalla società, ma era sempre piacevolissimo nella compagnia che si sceglieva: quella di Wharton, di Mason, suo futuro biografo, di Norton Nicholls, e più tardi dello svizzero Bonstetten. Nel 1748 si riconciliò con Walpole che, per richiesta di Gray, curò la stampa della famosa Elegy written in a country Churchyard, che era stata cominciata parecchi anni prima e che fu pubblicata anonima dal Dodsley. Nel 1757 uscirono a Strawberry Hill, in edizione privata del Walpole, le Odes by Mr. Gray, cioè The Progress of Poesy e The Bard, che furono le prime poesie pubblicate dal G. col suo nome. Nello stesso anno gli fu offerta la nomina a poeta laureato, ma egli rifiutò. Nel 1759 dedicò molto tempo alla lettura, specie della letteratura medievale, nel British Museum aperto in quell'anno. Nel 1768 fu nominato professore di storia a Cambridge, posto che sei anni prima aveva sollecitato inutilmente e che costituiva una sinecura: infatti, sebbene egli progettasse un corso di lezioni, non lo tenne mai. Nel 1769 visitò la regione dei laghi, notando le sue impressioni con acutezza d'osservazione e delicatezza di penetrazione più tardi lodate dal Wordsworth.
Pochi poeti hanno come il G. raggiunto una fama tanto alta con un così esiguo numero di versi. M. Arnold attribuisce la scarsità della sua produzione al carattere poco poetico dei suoi tempi; ma il fatto è piuttosto che la sua vitalità era scarsa e che, sebbene dotato di tutta la sensibilità d'un poeta, egli non aveva intensa quella passione che costringe l'artista a esprimersi. Inoltre possedeva il senso critico d'un erudito pedante ed era severo verso l'opera propria quanto verso quella altrui. La sua opera si presenta naturalmente distinta in due gruppi principali. Il primo, che consiste soprattutto in odi e in poesie d'occasione, sebbene si distacchi dall'uso allora comune per la varietà delle forme liriche che il poeta adopera, è tuttavia caratteristico dello spirito e dell'indole della sua epoca. Le sue malinconiche riflessioni sulla vita si salvano dal trito e dal luogo comune solo per la sincerità dei sentimenti e per la classica dignità dello stile. In questo egli ebbe maestri i grandi poeti della Grecia e di Roma, e, fra i suoi connazionali, Milton e Dryden. Ad essi e a Shakespeare egli tributò un nobile omaggio nel suo Progress of Poesy. Nell'Elegia, che è meritamente una delle più note poesie inglesi, la sua arte tocca il vertice. La quartina di decasillabi non era mai stata usata con una così squisita modulazione della sua musica piana; e a questo effetto hanno contribuito la concisione studiata dell'espressione, gli epiteti ben equilibrati, le frasi cesellate, molte delle quali sono entrate nel comune linguaggio inglese. S. Johnson, il meno benevolo fra i suoi critici, ha giustamente lodato questa poesia come "ricca d'immagini che trovano uno specchio in ogni spirito e di sentimenti ai quali risponde un'eco da ogni cuore. Se Gray avesse scritto spesso così, sarebbe stato vano biasimarlo e inutile lodarlo".
L'altro gruppo, di cui le opere più celebri sono: The Bard, The Fatal Sisters, e Descent of Odin, sono il risultato degli studî fatti da Gray delle letterature medievale e scandinava. The Bard, scritto prima che uscissero Ossian di Macpherson e Reliques of Ancient Poetry di Percy, è un contributo significativo all'ampliamento del campo della poesia con quell'inclusione del passato di tutte le epoche, che doveva divenire uno degli elementi caratteristici del prossimo risveglio romantico. Ma il temperamento genuino del G. non trovò la sua naturale espressione in opere di questo genere, che sono retoriche piuttosto che poetiche. Era essenzialmente poeta d'una società colta, e aveva poca affinità d'indole col mondo più primitivo che cercò di riprodurre in questo secondo gruppo di poesie,
Le lettere del G. sono tra le più belle scritte in lingua inglese. Esse rivelano una personalità piena d'attrattiva, colta e arguta, un acuto critico della vita e della letteratura, un amico cordiale e affettuoso, sensibile alle bellezze della natura per le quali rivela una comprensione delicata, che la lettura delle sue poesie non lascia supporre.
Ediz.: The Poems of Mr. G., with memoirs of his life and writings, a cura di W. Mason (York 1775; nuova ed., voll. 4, 1778); Works, a cura di E. Gosse (voll. 4, Londra 1884); Letters, a cura di Ed. Tovey (voll. 3, Cambridge-Londra 1900-12); Poetical Works, a cura di A. L. Poole (Oxford 1917).
Bibl.: S. Johnson, G., in Lives of the Poets, a cura di G. B. Hill, III, Oxford 1905; W. Hazlitt, Lecture on the English Poets, Oxford 1818; nuova ed. 1924; W. Wordsworth, prefazione alla Theory of poetic diction, Londra 1800; M. Arnold, in Ward's English Poets, Londra 1880; E. Gosse, G., Londra 1882; nuova ed., 1889.