Riformatore anglicano (Aslacton, Nottinghamshire, 1489 - Oxford 1556). Insegnante di teologia a Cambridge, fu lui a suggerire nel 1529 che sulla validità del divorzio di Enrico VIII da Caterina d'Aragona fossero interpellate le università d'Europa. Ambasciatore presso il pontefice e poi presso Carlo V, fu presto richiamato per succedere a W. Warham come arcivescovo di Canterbury; nel 1532 giunse la conferma di Clemente VIII. In veste di arcivescovo e primate, il C., dichiarato nullo il matrimonio di Enrico VIII con Caterina d'Aragona, pronunciava valido quello celebrato con Anna Bolena. Da questo momento legato al re, C. diviene l'esecutore della sua politica ecclesiastica e sta al centro delle complicate vicende matrimoniali del sovrano. Al C. si deve la formazione di una confessione anglicana, ch'egli perseguì anche dopo la morte di Enrico (1547) presiedendo la commissione per la riforma della liturgia, compilando un catechismo d'ispirazione luterana, preparando i 42 articoli di religione del 1553 e la riforma delle leggi ecclesiastiche. Coinvolto, alla morte di Edoardo VI (1553), nel complotto a favore di Jane Grey, fu condannato per tradimento, ma dové attendere tre anni la sentenza del tribunale ecclesiastico di Roma, cui Maria Tudor lo aveva fatto deferire. Sconsacrato nel febbraio 1556 e consegnato alle autorità secolari, salì sul rogo, dopo aver ritirato le ritrattazioni che durante la prigionia s'era piegato a firmare.