Vedi THOINIAS dell'anno: 1966 - 1997
ΤΗOIΝIAS (v. vol. VIl, p. 832)
La fase finale dell'attività dello scultore si arricchisce con la scoperta dell'epigramma sulla base di una sua opera a Pergamo: le tracce della statua dello Skìrtos (v.), nota dalle repliche di Anticitera e da testimonianze minori, confermano l'esecuzione in bronzo, soltanto ipotizzata per gli altri monumenti di cui si aveva notizia. Nell'ampiezza del salto, che caratterizza il personaggio mitico nella sua denominazione, le gambe si allungano lungo un asse ortogonale a quello che segna l'apertura gioiosa delle braccia, sviluppando fino al virtuosismo un difficile passaggio coreutico: il sollevamento sulle punte, per un cambiamento di direzione. Il Satiro sta girando su se stesso, da sinistra verso destra. A compensare l'improvviso sbilanciamento, il tronco e la testa vanno all'indietro. La gamba protesa ha appena toccato terra con le dita del piede, e si flette. Il fianco e il braccio si abbassano, mentre a sinistra la gamba è tesa indietro, la spalla e il braccio si sollevano, e da questa parte si volge la testa in un accesso di riso che si fonde alla spensieratezza del canto. Tutto muterà tra un istante: il Satiro farà avanzare l'altra gamba con un balzo, invertendo la torsione del busto, l'andamento delle braccia e la direzione del capo. L'artista ha così reso nel suo svolgimento l'avanzare ritmico e insieme scomposto dell'ebro.
Offerente del capolavoro è Dionisodoro, ammiraglio di Attalo I alla battaglia di Chio nel 201, che aveva fermato le ambizioni in Oriente di Filippo V di Macedonia, il sovrano rappresentato poco prima dallo stesso Th. con una statua a Sidone. Nel 198, Dionisodoro sbarcò alle Termopili per partecipare alla trattativa condotta con il Macedone da Flaminino (v. principe ellenistico). Di ritorno da una di queste missioni, egli innalzò la statua di cui ci è pervenuto il basamento con una duplice dedica a Dioniso e al proprio signore: «Il figlio di Dinocrate, il sicionio Dionisodoro, a te, prole di Tione, e al re Attalo, ha innalzato me Skirtos, amante del vino: l'arte è di Th., il soggetto di Pratina. Possa il dedicante restare nella benevolenza di entrambi». Pratina era originario di Fliunte, non lontana da Sicione. L'opera di Th. nasceva dunque nella tradizione di Lisippo, che aveva rievocato nella danza un'altra esponente locale del mondo dionisiaco: Prassilla, flautista e autrice di carmi conviviali. Lo confermano la regolarità geometrica dell'invaso, l'asciuttezza della muscolatura, la pregnanza della situazione momentanea, l'andamento ascendente della figura sulla punta dei piedi e l'allungamento del passo, eredità del Kairos (v.).
Bibl.: H. Müller, Ein neues hellenistisches Weihepigramm aus Pergamon, in Chiron, xix, 1989, pp. 499-553, figg. 1-4; P. Moreno, Scultura ellenistica, I, Roma 1994, pp. 292-296, figg. 362-366.