DELCASSÉ, Théophile
Uomo politico francese, nato a Pamiers (Ariège) il 1° marzo 1858, morto a Nizza il 22 febbraio 1923. Seguace di Gambetta, collaborò dapprima alla République française; nel 1889 fu eletto deputato nel collegio di Foix; nel 1893 tenne il sottosegretariato delle Colonie. Nel secondo gabinetto Dupuy (maggio 1894- gennaio 1895) fu ministro delle Colonie e diede vigoroso impulso all'espansione coloniale francese; organizzò la spedizione Liotard nell'Alto Ubangi, che portò poi alla spedizione Marchand su Fascioda. Assunse il portafoglio degli Esteri, come successore dell'Hanotaux, nel secondo gabinetto Brisson (giugno 1898) e lo tenne per sette anni durante i gabinetti Dupuy, WaldeckRousseau, Combes e Rouvier.
Pochi mesi dopo essersi installato al Quai d'Orsay, il D. dovette risolvere il grave incidente di Fascioda, occupata dal maggiore Marchand il 10 luglio 1898, sebbene sir Edward Grey avesse, fin dal 28 marzo 1895, dichiarato alla Camera dei Comuni che l'Inghilterra avrebbe considerato come un atto inamichevole una spedizione francese nel Bahr el-Ghazāl e sebbene il Kitchener avesse cominciato l'offensiva nell'Alto Sūdān prima che la spedizione Marchand lasciasse la Francia. Il Kitchener, giunto dinanzi a Fascioda il 19 settembre, intimò ai Marchand di sgombrarla. Per evitare un conflitto con l'Inghilterra, il D. aderì il 4 novembre a tale richiesta: nel suo pensiero questa penosa concessione doveva essere il punto di partenza di un radicale mutamento della politica fiancese verso la Gran Bretagna. Mentre l'Hanotaux propendeva verso una collaborazione franco-tedesca per le questioni coloniali, il D. era fautore di un intimo riavvicinamento con l'Inghilterra: fin dal 21 marzo 1899 concluse con questa un accordo che delimitava le sfere d'influenza dei due paesi nell'Africa nord-orientale prendendo come base lo spartiacque dei bacini del Nilo e del Congo: la Francia era allontanata dal primo. Il D. svolse un vasto programma per rafforzare la situazione internazionale del suo paese. Con l'Italia concluse gli accordi del 14-16 dicembre 1900 e del 1° novembre 1902 (accordo D.-Prinetti), per cui la Francia si disinteressava della Tripolitania e l'Italia del Marocco; i due stati s'impegnavano reciprocamente a rimanere neutrali nel caso che uno fosse aggredito da una terza potenza senza sua provocazione diretta. Nell'aprile 1904 il presidente Loubet restituì a Roma la visita fattagli a Parigi dai Sovrani d'Italia, sebbene si sapesse che ciò avrebbe portato, come portò, a una rottura delle relazioni diplomatiche tra Francia e Santa Sede. L'alleanza con la Russia fu particolarmente curata e rafforzata da D., il quale si recò a Pietroburgo nell'agosto 1899 e nell'aprile 1901. I rapporti con l'Inghilterra si trasformarono in una "intesa cordiale", a cui contribuirono il timore di possibili ripercussioni della guerra fra la Russia, alleata della Francia, e il Giappone, alleato dell'Inghilterra, la diffidenza dell'Inghilterra per i crescenti armamenti navali della Germania, le preoccupazioni della Francia per l'indebolimento della potenza militare della Russia, battuta in Estremo Oriente dal Giappone. Nel maggio 1903, Edoardo VII, da poco salito al trono, fece a Parigi una visita ufficiale, che il presidente Loubet restituì a Londra nel luglio. Il 14 ottobre seguente i due stati firmarono un trattato d'arbitrato. L'8 aprile 1904 furono conclusi tre accordi che, risolvendo anche annose controversie di secondaria importanza (Terranova, Zambia, Nigeria, arcipelago di Los, Siam, Madagascar e Zanzibar), sancivano il disinteressamento definitivo della Francia dall'Egitto in compenso di quello dell'Inghilterra dal Marocco. Finalmente il D. consolidò i rapporti amichevoli con la Spagna, facendo da mediatore fra questa e gli Stati Uniti nel 1899, concludendo accordi per l'Africa occidentale (1900) e per il Marocco (6 ottobre 1904).
Dopo di ciò, il D. credette di poter svolgere un'azione decisiva per assicurare al suo paese il Marocco, senza preoccuparsi della Germania, la quale sentì che si tentava d' isolarla e di compromettere il suo prestigio. Il 31 marzo 1905 l'imperatore Guglielmo, sbarcato a Tangeri, si atteggiò a protettore del Marocco contro l'invadenza francese. In Francia, la politica del D. provocò tanto più viva ansietà in quanto i gabinetti democratici a cui egli aveva appartenuto, e specialmente il generale André ed il giornalista Pelletan (ministri della Guerra e della Marina nel gabinetto Combes) avevano seriamente compromesso la difesa nazionale. Lo stesso presidente del consiglio Rouvier era d'opinione che convenisse intendersi anche con la Germania circa il Marocco. Nella seduta della Camera del 19 aprile, il D., interpellato, fu accolto molto freddamente. La sera stessa si dimise e il Rouvier lo avrebbe visto ritirarsi senza rammarico; ma il presidente Loubet lo indusse a restare. Re Edoardo VII, che nel mese d'aprile passò due volte per Parigi, assicurò la Francia della simpatia e dell'appoggio dell'Inghilterra. Per contro, la Germania fece sapere al Rouvier che avrebbe considerato come un casus belli qualsiasi violenza contro il Marocco, che si rifiutava di accettare le proposte fatte dal ministro francese Saint-René-Taillandier. La questione fu trattata dal Consiglio dei ministri del 6 giugno: il D. rimase isolato, si dimise e fu sostituito dal Rouvier, il quale senza indugio si orientò verso la Germania.
Per alcuni anni, il D. si tenne in disparte. Nel 1909 censurò il disordine che si era manifestato nella flotta; contribuì a rovesciare il gabinetto Clémenceau e fu nominato presidente della commissione parlamentare d'inchiesta sulla marina. Nel marzo 1911 assunse il portafoglio della Marina nel gabinetto Monis e lo conservò in quelli Caillaux (giugno 1911-gennaio 1912) e Poincaré (gennaio 1912-gennaio 1913). Al principio del 1912 tanto il Caillaux, che sperava ancora di mantenersi al potere, quanto il Poincaré, che ne raccolse la successione, proposero al D. di riprendere la direzione della politica estera, ma egli preferì rimanere alla Marina. Eletto Poincaré presidente della repubblica e sostituito al governo dal Briand, il D. non volle rimanere nel gabinetto, ma accettò di essere nominato ambasciatore a Pietroburgo. La sua missione diplomatica per cui non era specialmente indicato, durò appena un anno, dopo il quale chiese di rimpatriare. Allo scoppio della guerra mondiale, quando, nell'agosto 1914, il Viviani rimpastò il suo gabinetto, il D. acconsentì a riprendere il portafoglio degli Affari esteri, che tenne per quindici mesi: si dimise il 30 ottobre 1915, amareggiato dagli errori della politica balcanica dell'Intesa, e da allora non ebbe più parte importante nella vita pubblica.
Malgrado certe angolosità del suo temperamento e l'errore commesso nel 1905 di voler affrontare la Germania con una preparazione diplomatica e militare insufficiente, il D. è certo una delle personalità politiche più eminenti della terza repubblica: egli ha largamente. contribuito a creare la situazione che ha permesso alla Francia di impegnare nel 1914 una lotta decisiva con la Germania.
Bibl.: E. Lémonon, L'Europe et la politique britannique, Parigi 1912; A. Débidour, Histoire diplomatique de l'Europe depuis le Congrès de Berlin jusqu'à nos jours, Parigi 1919-1926; Livre jaune: les affaires du Maroc (1901-1905); G. Reynald, La diplomatie française: l'øuvre de M.D., Parigi 1915; B. von Bülow, Deutsche Politik, Berlino 1916; R. Poincaré, Au service de la France, I-III, Parigi 1926; G. Ambrosini, L'Italia nel Mediterraneo, Foligno 1927.