THEON (Θέων)
2°. - Pittore di Samo, attivo tra il IV ed il III sec. a. C. (Θέων, Theon, Theoros, Theodoros?).
È ricordato da Quintiliano nel gruppo dei pittori vissuti "tra l'età di Filippo e i successori di Alessandro", con l'indicazione dell'etnico e con un breve giudizio che lo dice famoso "per la facoltà di concepire visioni fantastiche, che chiamano ϕαντασίας (Quintil., Inst., xii, 10, 6); lo stesso Quintiliano spiega che il termine indicava la facoltà per mezzo della quale "si rappresentano nell'animo le immagini di cose assenti, in modo tale che sembra di vederle con gli occhi e di averle presenti. Chi è capace di poterle concepire con questa intensità, sarà efficacissimo nell'espressione dei sentimenti" (vi, 2, 29; v. visiones). Si tratta del fenomeno che col nome di immagini eidetiche è messo al fondamento del fatto artistico anche da alcune odierne estetiche psicologiche (Read); che realmente si verificasse nella pittura di Th., sembra provato dalla singolare descrizione del quadro con un oplita all'assalto, ricco di forti notazioni espressive, che il pittore aveva mostrato scoprendolo insieme ad uno squillo di tromba per accrescere la suggestione degli spettatori (Aelian., Var. Hist., ii, 44).
Plinio lo pone tra i primis proximi, attribuendogli una Orestis insania, nota anche da Plutarco come μητροκτοξία (Plut., De aud. poët., 3) ed un quadro con il mitico citaredo Tamiri (Plin., Nat. hist., xxxv, 144), ma è probabile che gli si debbano riferire anche le pitture del Theoros che precede immediatamente nell'elenco. L'identificazione è accettata concordemente dalla critica moderna, con qualche riserva (Lippold, Rumpf); Th. sarebbe il nome abbreviato per Theoros, come Zeusis rispetto a Zeuxippos, Kleiton per Polykleitos, ecc. (Pfuhl) oppure il nome Theoros, testimoniato solo in Plinio, sarebbe nato erroneamente da Θέωνος, genitivo di Theon (Ferri). Infine, potrebbe essere lo stesso pittore noto da Plinio come Theodoros "sannos" (Samius?) allievo di un Nikosthenes (Nikomachos?), come voleva il Six (v. theodotos, 5°). Anche senza voler accettare quest'ultima estensione della personalità di Th., l'elenco di opere di Theoros ne arricchisce sensibilmente il catalogo, fornendo anche precise indicazioni cronologiche. "L'uccisione di Egisto e della madre da parte di Oreste" coincide evidentemente con il soggetto altrimenti riferito a Th.; "la guerra di Troia, in molte tavole" che si conservava a Roma nel portico di Filippo, può aver ispirato in parte i soggetti omerici noti attraverso le pitture pompeiane; la Cassandra nel tempio della Concordia, può essere parimenti oggetto di qualche tentativo di ricostruzione (v. cassandra); il ritratto "in atteggiamento pensoso" di Leontion, la donna di Epicuro che fu anche sua discepola (Epik., Opere, ed. G. Arrighetti, Torino 1960, pp. 6; 16; 419), rivale della Glicera di Pausias (Athen., xiii, 585 d) e ritratta anche da Aristeides, 2°, è certamente posteriore alla venuta ad Atene di Epicuro, il 323 a. C., e la precisa notazione pliniana autorizza a pensare alla dipendenza dal tipo di filosofo seduto del ritratto di Epicuro, nei primi decennî del III sec.; a questa età porta infine il ritratto del re Demetrio (294-288 a. C.; v. demetrio i; teisikrates). Incerto rimane il titolo di un'altra pittura citata da Plinio, per la corruzione del testo: emungentem (B) et mungentem (R), et inungentem (V) con la suggestiva congettura erumpentem (Benndorf) che darebbe lo stesso oplita all'assalto riferito a Th., e le emendazioni se inunguentem (Sillig), un atleta in atto di prepararsi al cimento, o se emungentem (Ferri), meno persuasiva per il carattere rhyparografico del soggetto, estraneo alla produzione del pittore.
Bibl.: H. Brunn, Gesch. Griech. Künstler, II, Stoccarda 1889, p. 255 ss.; J. Overbeck, Schriftquellen, n. 1946-1949; E. Pfuhl, Malerei u. Zeichnung der Griechen, II, Monaco 1923, p. 773 ss.; G. Lippold, in Pauly-Wissowa, V A, 1934, c. 2083, s. v., n. 22; c. 2244, s. v. Theoros, n. 2; A. Rumpf, in Thieme-Becker, XXXIII, 1939, p. 2, s. v.; p. 3, s. v. Theoros; S. Ferri, Plinio il Vecchio, Roma 1946, p. 205; G. Becatti, Arte e gusto negli scrittori latini, Firenze 1951, pp. 182; 184 ss.; A. Rumpf, Handb., IV, i, Monaco 1953, p. 151; per la ricostruzione del ciclo con il bellum Iliacum, v. soprattutto: G. Lippold, Antike Gemäldekopien, Abhandl. Bayer. Akademie, XXXIII, 1951; V. Spinazzola, Pompei alla luce degli scavi nuovi di Via dell'Abbondanza, Roma 1953, p. 387 ss.; R. Bianchi Bandinelli, Hellenistic Byzantine Miniatures of the Iliad, Olten 1955; eccessivamente scettica è a questo proposito la posizione di C. L. Ragghianti, Pittori di Pompei, Milano 1963, pp. 19; 55.