WOLFF, Theodor
Pubblicista tedesco, nato a Berlino il 2 agosto 1868. Iniziò la sua attività giornalistica nel 1887 come collaboratore letterario e critico teatrale del Berliner Tageblatt. Nel 1889 fu con Max Harden l'anima del "Gruppo dei dieci", che, sull'esempio di Antoine, fondò la Freie Bühne, rinnovando il gusto teatrale tedesco e imponendo alle scene tedesche il naturalismo, Ibsen e Hauptmann. Al teatro diede Die stille Insel (Berlino 1894); Niemand weiss es (Monaco 1895), e Die Königin (Colonia 1898). Pubblicò anche alcuni romanzi: Der Heide (Berlino 1891); Untergang (ivi 1892); Die Sünder (ivi 1894).
La sua vera vocazione era però il giornalismo politico. Come redattore del Berliner Tageblatt soggiornò in Italia e viaggiò in Inghilterra, Spagna, Oriente. Dal 1894 al 1906 fu corrispondente del suo giornale da Parigi. Conobbe allora a fondo gli ambienti diplomatici internazionali seguendo le fila del giuoco delle potenze. In uno stile caustico ed elegante, combatté la politica marocchina di Holstein (antologia dei suoi articoli parigini: Pariser Tagebuch, Berlino 1908, e Spaziergänge, Berlino 1909).
Nel dicembre del 1906 assunse la direzione del Berliner Tageblatt, cui diede un indirizzo decisamente democratico, un forte impulso e grande prestigio.
Autorità europea acquistarono le sue rassegne di politica estera. Pur essendo in cordiali rapporti col cancelliere Bülow e col Ministero degli esteri, fu, nelle questioni interne, un aperto avversario della politica di Bülow e fautore d'un rinnovamento radicale della vita politica tedesca su basi parlamentari e democratiche, e nella politica estera un avversario della politica navale di Tirpitz e delle mene dei pangermanisti e un fautore di un'intesa con l'Inghilterra. Criticò anche la politica di BethmannHollweg. Durante la guerra mondiale fu contrario agli annessionisti e alla guerra sottomarina a oltranza, che prevedeva avrebbe condotto all'intervento americano e alla finale sconfitta della Germania (antologia dei suoi scritti di guerra: Vollendete Tatsachen, Berlino 1918). Ebbe perciò varî urti con la censura militare.
Dopo il crollo dell'impero fu tra i fondatori del partito democratico tedesco, ma nel 1926 uscì dalla direzione di esso pur dichiarando di rimanere fedele agl'ideali della democrazia.
In Das Vorspiel (Monaco 1925), narrando le vicende della politica estera tedesca dal 1900 al 1909, descrisse gli errori di Guglielmo II, di Holstein e di Bülow. Continuò l'analisi degli errori diplomatici che condussero alla guerra mondiale in Der Krieg des Pontius Pilatus (Zurigo 1934), dove, riprendendo le sue critiche alla politica di Guglielmo II e di Bethmann-Hollweg, sostenne le responsabilità di alcuni circoli francesi e russi (specie di Poincaré e di Izvol′skij), negando che nel '14 il Kaiser, il governo e il popolo tedeschi avessero propositi seriamente aggressivi: essi sarebbero stati travolti dalla politiea del gabinetto austriaco.
Nell'aprile 1933, dopo la vittoria di Hitler, dovette abbandonare la direzione del Berliner Tageblatt e ritirarsi in Svizzera.