DOEHLER, Theodor
Nato a Napoli, da padre tedesco, il 20 apr. 1814, mostrò una precoce inclinazione per la musica.
Allievo di F. Lanza e poi di J. Benedict, si esibì come pianista, ancora ragazzo, in concerti pubblici al teatro del Fondo. Nel 1827 il duca di Lucca, Carlo Ludovico di Borbone, nominò il padre del D. precettore del principe ereditario. Il D. si trasferì allora a Lucca, dove poté proseguire gli studi musicali sotto la protezione del duca. Nel dicembre 1829 il duca stesso lo inviò a Vienna per completare la sua preparazione alla scuola di C. Czerny per il pianoforte e di S. Sechter per il contrappunto. A Vienna il D., che il duca aveva nominato suo virtuoso di camera, si presentò al pubblico in numerosi concerti, per lo più nella sala della Gesellschaft der Musikfreunde, fra il 1832 e il 1834, eseguendo musiche di J. Mayseder, L. van Beethoven, C. Czerny, J. N. Hummel, F. Kalkbrenner. Nel dicembre 1834, tornato a Napoli, partecipò ad un concerto dell'Accademia reale di musica e ballo.
Dal 1836 iniziò una intensa attività di pianista itinerante, che doveva condurlo, per un decennio, ad esibirsi in tutta Europa e ad affermarsi come uno dei più celebrati virtuosi di quegli anni. Tra la fine del 1836 e l'inizio del 1837 suonò a Lipsia e a Berlino; il 5 e 12 marzo 1837 diede due accademie a Bologna, dove fu iscritto all'Accademia filarmonica. Nel 1838 suonò prima a Londra - dove fra l'altro frequentò la cerchia musicale di I. Moscheles -, poi a Parigi, tappa obbligata di ogni virtuoso di quel tempo. Nel 1839 fu a Monaco, poi a Londra, e fra la fine del 1839 e il marzo 1840 effettuò una tournée in Olanda.
Nel giugno 1840 era di nuovo a Londra, dove prese parte con F. Liszt ad uno dei concerti di Benedict, per poi ritornare nell'estate a Lucca. Nel novembre-dicembre 1840 era a Firenze. Dopo aver suonato a Marsiglia, diede svariati concerti a Parigi nell'inverno 1841. Nel dicembre dello stesso anno si esibì per la seconda volta a Bologna; si recò poi a Milano, dove diede tre accademie al teatro alla Scala, l'ultima delle quali con la partecipazione del violinista A. Bazzini. Ancora con Bazzini, il D. suonò poco tempo dopo, il 12 aprile, a Vienna, in una accademia vocale e strumentale nella Redoutensaal, per beneficenza. A Vienna il D. si trattenne fino al maggio, offrendo numerosi concerti, per poi passare a Baden nell'estate e intraprendere dal novembre 1842 al maggio 1843 una lunga tournée attraverso la Germania, che lo portò, tra l'altro, a Berlino, dove suonò più volte con Liszt a due pianoforti. Nel maggio 1843 era a Copenaghen, dove fu raggiunto dalla notizia della morte del padre e decise di rientrare in Italia.
Dopo aver suonato a Firenze nel novembre 1843, fu in tournée, fra il dicembre 1843 e il gennaio 1844, a Nizza, Tolone, Aix, Marsiglia, Lione. All'inizio del 1844 suonò a Parigi, poi da maggio a luglio a Londra, mentre durante l'estate diede concerti con il violoncellista A. Piatti a Bruxelles, Wiesbaden., Ems, Homburg, Baden, Francoforte.
Dopo un giro di concerti in Scozia e Irlanda, effettuato nell'ottobre 1844 con un gruppo di artisti comprendente, oltre al Piatti, anche il violinista C. Sivori, il D. intraprese con il Piatti una nuova tournée in Germania nell'inverno 1844-45, tournée che proseguì prima a Varsavia, quindi nel giugno-luglio 1845 a Pietroburgo, Mosca e Peterhof. A questo soggiorno russo risale la sua conoscenza con la principessa di Cheremeseff, che il pianista sposò l'anno successivo, superando non poche difficoltà, grazie anche al titolo di barone conferitogli per l'occasione dal duca di Lucca. Al ritorno da questa prima visita in Russia, il D. diede alcuni concerti in Italia: nell'agosto 1845 a Siena, alla presenza della corte, nel settembre e nel novembre alla Società filarmonica a Firenze, infine alla Società del Casino a Bologna, città in cui si trattenne fino al marzo 1846, impegnato fra l'altro nella composizione di alcune ouvertures.
Il D. decise allora di abbandonare l'attività concertistica per dedicarsi soltanto alla composizione: da questo momento apparve in pubblico come pianista solo nell'inverrio 1847 a Parigi, dove prese parte a numerose soirées; gli anni 1846 e 1847, trascorsi fra Pietroburgo, Parigi e Lucca, furono dedicati per la maggior parte alla composizione dell'opera Tancreda, su libretto di G. Rossi, che fu terminata nel maggio 1847: il D. ne offrì un'audizione privata al pianoforte a Genova in casa del pianista C. A. Gambini. L'opera non fu mai rappresentata vivente l'autore, benché Erminia Frezzolini si adoperasse nel 1847 per farla mettere in scena a Venezia; solo nel 1880 andò in scena nella stagione di prùnavera, al teatro Niccolini di Firenze, e nell'estate al Politeama romano a Roma.
Dopo il 1847 il D., ammalato, si dedicò alla composizione saltuariamente: trascorse quasi un decennio fra la Toscana (nel 1852 si stabilì a Firenze), Vienna, Pietroburgo e varie stazioni di cura dell'Europa centrale, fino alla morte avvenuta a Firenze il 21 febbr. 1856.
Come pianista, il D. si presentò fin dagli esordi dotato di un bagaglio tecnico non comune, cui univa peculiari doti di eleganza e delicatezza di tocco, tanto che al debutto parigino nel 1838 la Gazette musicale (cfr. Delatre, pp. 122 s.) definiva la sua esecuzione "nitida, chiara, brillante a un segno che fa sbalordire, sembra di udire tre o quattro mani che percorrono la tastiera con un'energia e un'agilità impareggiabile". La stampa del tempo lo accostò frequentemente a Liszt e a S. Thalberg, a formare un'ideale triade rappresentativa dei diversi modi di affrontare l'esecuzione pianistica. Il giudizio positivo sul D. pianista non fu, però, condiviso da Heine, che ebbe più volte modo di ascoltarlo a Parigi; egli giudicava la "sua interpretazione" "dilettevole", ma riteneva che la stessa "non dimostra né vigoria, né spirito. Debolezza leggiadra, impotenza elegante, pallore interessante" (Heine, p. 40).
Il repertorio proposto dal D. nei suoi concerti era costituito per la maggior parte dalle consuete variazioni, fantasie, capricci virtuosistici su temi d'opera che egli stesso andava man mano componendo e pubblicando presso i maggiori editori europei del tempo. Fra queste, particolare successo arrise alle composizioni su temi delle opere Anna Bolena di G. Donizetti, Sonnambula di V. Bellini, The gipsy's warning di Benedict, Guglielmo Tell e Assedio di Corinto di G. Rossini, Saffo di G. Pacini, Guido e Ginevra di J-F. Halévy. Il D. comunque affrontò con una certa frequenza anche la musica di Beethoven con esecuzioni di cui la stampa rilevò costantemente l'accuratezza ed appropriatezza stilistica.
La produzione del D., strettamente intrecciata all'attività concertistica e destinata quasi esclusivamente al pianoforte, si muove secondo direttrici diverse ma complementari, affiancando al virtuosismo trascendentale delle fantasie il pezzo caratteristico e da salotto o la composizione destinata al consumo amatoriale. Le già menzionate fantasie su temi d'opera, scritte dal D. per proprio uso, si inseriscono degnamente nel solco lisztiano e thalberghiano per la ricchezza, varietà e appropriatezza della stesura pianistica. Recensendo nel 1836 il brano che aveva imposto il D. all'attenzione come virtuoso, la Fantaisie et variations de bravoure sur une cavatine d'Anna Bolena de Donizetti OP. 17, R. Schumann (cfr. Plantinga) vi individuava interessanti risorse pianistiche; e pur giudicando negativamente, perché prevedibile e superficiale, il genere della fantasia operistica nel suo complesso, riteneva l'Op. 17 del D. più interessante del consueto.
Al repertorio virtuosistico appartengono anche i dodici Études de concert Op. 30 (editi tra l'altro da Ricordi), fra i quali godette particolare voga lo studio del trillo; mentre i cinquanta Atudes Op. 42 sono destinati a pianisti di più limitate capacità tecniche, e sono rivolti per lo più al raggiungimento di una esecuzione cantabile. Per il vasto pubblico dei pianisti dilettanti il D. compose anche una serie di brani sempre su temi operistici, spesso nella forma del potpourri che espone in successione i diversi motivi dell'opera, mirando ad un effetto brillante, ma di moderato impegno tecnico: ne sono esempio le fantasie sulle opere verdiane Nabucco, Lombardi, Macbeth, o la Revue mélodique du prophète di Meyerbeer. Anche privi di difficoltà tecniche, ma richiedenti una esecuzione delicata e ricca di sfumature, sono per la maggior parte i numerosi pezzi da salon composti dal D.: valzer, mazurche, polke, ballate, notturni, che rivelano una vena melodica sentimentale, leggera ed elegante, talvolta influenzata da movenze chopiniane.
Infine, il D. compose due raccolte di melodie vocali con accompagnamento di pianoforte, trascritte anche per pianoforte solo: le Sei melodie italiane Op. 44 e le Dodici melodie Une été à LucquesOp. 57, di cui l'Allgemeine musikalische Zeitung notava l'interessante mescolanza delle caratteristiche di romanza francese, colore italiano e trattamento armonico tedesco; e un Concerto per pianoforte e orchestra Op. 7.
Fonti e Bibl.: Allgemeine musikalische Zeitung, XXXIV (1832), col. 426; XXXV (1833), coll. 210, 569; XXXVI (1834), coll. 158, 399; XXXVII (1835), coll. 270, 512; XXXVIII (1836), coll. 694 s., 743 s., 848; XXXIX (1837), coll. 76, 423; XL (1838), col. 548; XLI (1839), coll. 189, 356, 5055, 1036; XLII (1840), coll. 190, 204, 528 s., 536, 734, 861; XLIII (1841), coll. 126, 348, 446, 559, 704; XLIV (1842), coll. 93, 230, 277, 447, 648, 798, 936 s.; XLV (1843), coll. 29, 90, 137, 178 s., 247, 312, 318, 416, 501 s.; XLVI (1844), coll. 23, 176, 661, 724, 734; XLVII (1845), coll. 11 s., 91, 96, 455, 727; XI-VIII (1846), coll. 17, 19, 89, 245, 344; XLIX (1847), coll. 254, 356; Cenni storici intorno alle lettere, invenzioni, arti, al commercio ed agli spettacoli teatrali, XV (1837), t. XXVII, pp. 24, 28, 30 s., 42; Teatri, arti e letteratura, XIX (1841), t. XXXVI, pp. 104, 124, 136; Gazzetta musicale di Milano, I (1842), pp. 16, 35, 59, 96, 124, 214; II (1843), pp. 38, 56, 60, 86, 106, 110; III (1844), pp. 4, 34, 45, 57, 60, 69 s., 77, 90, 94, 100, 103, 132, 138, 148, 182, 191, 208; IV (1845), pp. 8, 28, 36, 75, 88, 108, 118, 130, 142, 164, 176, 184, 187 s., 203, 217; V (1846), pp. 6, 60, 72, 87, 111, 151, 158, 167, 351, 359; VI (1847), pp. 31, 61, 87, 103, 111, 159, 175, 191, 223, 343, 399; VII (1848), p. 85; VIII (1850), pp. 24, 108, 140; IX (1851), pp. 110, 184; X (1852), pp. 52, 63, 70; XI (1853), pp. 200, 205, 214; XII (1854), pp. 228, 279, 319; L. Delatre, T. D., ibid., XIV (1856), pp. 121-124, 130 ss.; Catalogo delle opere pubblicate nell'I. R. Stabilimento nazionale privilegiato di calcografia, copisteria e tipografia musicale di G. Ricordi, Milano 1844, pp. 18, 91, 101 s., 274, 286, 308; F. Mendelssohn-Bartholdy, Briefe aus den Jahren 1833 bis 1847, a cura di P. e C. Mendelssohn-Bartholdy, Leipzig 1865, pp. 351, 420; Aus Moscheles Leben. Nach Briefen und Tagebüchern, a cura di C. Moscheles, II, Leipzig 1873, pp. 28, 49, 117 s., 130, 132; R. Stabilimento Ricordi, Catalogo delle pubblicazioni, Milano 1875, pp. 40, 251, 273 s., 328, 459, 517; Catalogo generale delle opere pubblicate dallo stabilimento musicale ditta F. Lucca, Milano 1884, pp. 66, 265, 313, 633, 738; H. Heine, Cronache musicali 1821-1847, a cura di E. Fubini, Fiesole 1983, pp. 40, 63, 79-80; Catalogue of the Mendelssohn papers in the Bodleian Library, Oxford, a cura di M. Crum, I, Correspondence, Tutzing 1980, p. 56; II, Music andpapers, ibid. 1983, p. 85; L. A. Villanis, L'arte del pianoforte in Italia, Torino 1907, pp. 179-183; L. Plantinga, Schumann as critic, New Haven 1967, pp. 198-203; S. Martinotti, Ottocento strumentale italiano, Bologna 1972, pp. 102, 129, 141, 163, 190, 201, 227, 269, 328-334, 366, 465, 472, 566, 570, 582, 585; C. Sartori, L'avventura del violino, Torino 1978, pp. 38 ss.; P. Rattalino, Storia del pianoforte, Milano 1982, pp. 124, 249; V. Vitale, Il pianoforte a Napoli nell'Ottocento, Napoli 1983, pp. 33-37; The Catalogue of printed music in the British Library to 1980, XVII, London 1983, pp. 130-134; F.-J. Fétis, Biographie universelle, III, pp. 33 s.; The New Grove Dictionary of music and musicians, V, p. 522; Diz. encicl. univ. della musica e dei musicisti. Le biografie, II, p. 511.