DÄUBLER, Theodor
Poeta tedesco: nato a Trieste nel 1876, da una famiglia di sangue svevo, si sente per destino e per nascita legato all'Italia. Il suo poema Das Nordlicht (1910), monumentale ma oscuro, ha come idea fondamentale la redenzione dell'umanità per mezzo di una luce interiore che la riporti alle sue origini celesti ed è una specie di poetico giro intorno alla terra, fra le mitologie e le civiltà più varie. L'ansia di vedere impegna D. in una vita di viaggi. A Firenze sperimenta il futurismo di cui si trovano tracce nella sua Hymne an Italien (Monaco 1916, 2ª ed. Lipsia 1919), che, scritta durante la guerra, è un susseguirsi di variazioni sulle più belle città italiane e si può considerare la sua più limpida opera. D'ispirazione italiana sono pure le Hesperien (Lipsia 1918). Nel 1922, dopo pubblicata la sinfonia poetica Die Treppe zum Nordlicht (ivi 1920), partì per la Grecia e ne riportò la prosa poetica Der heilige Berg Athos (ivi 1923), uno studio Sparta (ivi 1923), e la fantasmagoria Päan und Dithyrambus (ivi t924). Autore anche di racconti, il suo definitivo pensiero mistico-filosofico è espresso in Der Fischzug (1923) dove le religioni precristiane sono rappresentate come momenti d'un maturare celeste in Cristo. Autobiografico in Wir wollen nicht verweilen (Lipsia 1915, 2ª ed. 1920), critico d'arte e di musica, considerato volta a volta futurista, neoclassico, espressionista, D. è stato poeta ogni volta che il virtuosismo ritmico, il simbolismo o la verbosità non gli hanno preso la mano. Appartiene fin dalla fondazione all'Accademia prussiana di poesia.
Bibl.: F. Bertaux, Littérature allemande, Parigi 1928; P. Fechter, Deutsche Dichtung der Gegenwart, Lipsia 1929; P. Wiegler, Gesch. der neuen deutschen Literatur, Berlino 1930; E. Peterich, T.D., in Solaria, novembre 1930.