The Wedding March
(USA 1926-27, 1928, Sinfonia nuziale, bianco e nero/colore, 118m a 24 fps); regia: Erich von Stroheim; produzione: P.A. Powers per Paramount Famous Lasky; sceneggiatura: Erich von Stroheim, Harry Carr; fotografia: Hal Mohr, Buster Sorensen, Ben Reynolds, Ray Rennahan; montaggio: Erich von Stroheim, Joseph von Sternberg; scenografia: Erich von Stroheim, Richard Day; costumi: Max Ree; musica: J.S. Zamecnik.
Vienna, 1914. Il principe Nicki von Wildeliebe-Rauffenburg è un giovane donnaiolo sempre in cerca di denaro. Il titolo nobiliare è l'unico blasone rimasto alla sua famiglia ormai decaduta. Il padre e la madre gli consigliano di sposare una donna ricca. Durante la processione del Corpus Domini, Nicki ‒ al comando di una squadra di cavalieri ‒ nota tra la folla una ragazza, che assiste alla liturgia insieme alla famiglia e al suo pretendente, il macellaio Schani. Nicki seduce la ragazza scambiando con lei messaggi furtivi; approfittando di un incidente, riesce quindi a scoprire che si chiama Mitzi. Intanto, all'interno della chiesa, il principe e la consorte osservano Cecelia, la figlia storpia di un ricco commerciante di cerotti: una piccola imperfezione e venti milioni di dote. Nicki e Mitzi si rincontrano a una festa paesana, dove lei suona l'arpa; si appartano nei pressi di un boschetto, sui resti di un vecchio calesse, sotto un grande melo in fiore. A lato scorre il Danubio. Mitzi narra a Nicki la leggenda delle ragazze del Danubio, che appaiono agli innamorati, e dell'Uomo di ferro, che le rapisce: un segno di malaugurio. Gli incontri tra i due si fanno assidui. Una sera il padre di Nicki e il commerciante Schweisser si divertono insieme in un'orgia: sfiniti, pianificano il matrimonio tra i rispettivi figli. Mitzi vede improvvisamente apparire la sagoma dell'Uomo di ferro con una ragazza tra le braccia. Nicki dovrà dunque sposare Cecelia. La notizia appare su tutti i giornali. Schani mostra a Mitzi la foto dei due futuri sposi, poi tenta di possedere la ragazza, che si nega, professando il suo amore per Nicki. Schani promette di ucciderlo il giorno delle nozze. A cerimonia conclusa, i due sposi lasciano la chiesa. Fuori Schani e Mitzi attendono il loro passaggio. Schani nasconde una rivoltella nella giacca. Mitzi gli promette che se non sparerà l'avrà in sposa; poi, tra le lacrime, vede Nicki allontanarsi sulla carrozza. L'Uomo di ferro troneggia sulla città.
Girato nell'estate del 1926 (la lavorazione durò nove mesi e finí nel 1927), The Wedding March vide l'approdo di Erich von Stroheim presso un nuovo produttore, P.A. Powers della Famous Players-Lasky. Dopo la rottura con la Metro Goldwyn Mayer e Irving Thalberg, von Stroheim sperava dunque di avere per una volta il totale controllo sul film che stava per realizzare. L'alto budget a disposizione gli permise di edificare, ancora una volta, scenografie sontuose, minuziosamente precise in ogni particolare, come il palazzo degli Asburgo; gli permise pure di sperimentare un nuovo tipo di cinepresa e di pellicola, per filmare la sequenza della processione del Corpus Domini in Technicolor. Ma l'ossessione per il dettaglio e per il realismo delle scene rallentò la marcia delle riprese, facendo salire a dismisura il costo del film. Il regista collezionò trenta o quaranta ciak per ogni inquadratura, alla ricerca di un gesto, di un'espressione, forse ossessionato da un film che vedeva scorrere nella sua mente e che tentava di riprodurre esattamente sulla pellicola. Chiese che venissero confezionati petali di melo artificiali, da fissare sui rami degli alberi; si chiuse per settimane in un palazzo per filmare la scena dell'orgia, in seguito ampiamente tagliata. La produzione decise di bloccare il film per i costi eccessivi e per il grave ritardo accumulato sui tempi di lavorazione.
Pur incompleto, mutilato al montaggio, alleggerito di tre rulli, The Wedding March è un film indimenticabile. Erich von Stroheim demolisce i luoghi comuni di un genere, il feuilleton e il romanzo d'appendice, caricando il film di elementi scenografici eccessivi, sfigurando i personaggi fino ai limiti della caricatura, come già nel precedente The Merry Widow: così accade nella prima sequenza del film, quella del risveglio a palazzo, dove i volti del principe e di sua moglie sono mostrati in piani ravvicinati, goffamente incollati ai loro indumenti da notte, facce stonate e grottesche. Erich von Stroheim mostra senza pietà la decadenza di un'intera classe sociale, l'aristocrazia ormai costretta a scendere a patti con una borghesia composta da commercianti di cerotti. Il denaro si dimostra il tramite tra le due classi. Il denaro è ciò che muove il film: accompagna i personaggi fino all'altare, permette un mutamento di scala sociale, mette in marcia le situazioni. Questa marcia non ha che uno scopo: farsi nuziale.
Se il denaro sposta le figure del film, motiva le loro scelte, non possiede però odore. L'aspetto è determinante nell'economia del film. L'intensa propensione olfattiva che emerge dai film di Erich von Stroheim non risparmia The Wedding March. Le intensità sensoriali si presentano specularmente come il rovescio di quel denaro che muove il film. Nella magistrale sequenza della cerimonia del Corpus Domini, l'incontro tra il principe Nicki e la giovane Mitzi è costellato da dettagli che innescano nelle inquadrature un potere sinestesico e di contrasto, grazie all'uso sapiente del montaggio: il mazzolino di fiori che Mitzi annusa, le salsicce che Schani divora, l'aura di incenso emanata dalla cattedrale. L'intero film si muove lungo quest'asse, tra l'acre sapore della carne macellata e il candore di Mitzi, tra gli abiti e i volti del vecchio principe Ottokar e del commerciante Schweisser, insozzati di cibo e bevande nella sequenza dell'orgia: corpi burlesque, simili a quelli di un 'Fatty' Arbuckle. Qui è un universo fatto di aria viziata, sudore, cibo, umori a emergere inequivocabilmente: un mondo sfigurato, alterato da sovrimpressioni, dissolvenze incrociate, dettagli violenti, cui fa parallelamente da contrappunto il profumo romantico dei fiori di melo, scenografia e fondale della storia d'amore tra un principe decaduto e una povera arpista.
Due gesti possono riassumere crudelmente The Wedding March: si tratta dello stesso gesto compiuto due volte, ma il cui senso diverge. Nella scena della seduzione, un'inquadratura in plongée schiaccia la minuta figura di Mitzi, osservata imperiosamente da Nicki. Il volto magnifico di Fay Wray ci appare in tutto il suo biancore, un nastro di velluto nero al collo. Allo sguardo di von Stroheim ella risponde sedotta e intimidita, abbassando il capo, lasciando che sia il suo cappello bianco a riempire l'inquadratura. È lo stesso gesto che torna alla fine del film, mentre Nicki si allontana verso la carrozza degli sposi, al braccio di sua moglie Cecelia. Qui Fay Wray, di nuovo a capo chino, compie lo stesso movimento, lasciando che sia ancora una volta il suo cappello a riempire lo schermo: un cappello nero stavolta, a celare il suo dolore. Gli sposi si allontanano: la marcia del denaro è dunque giunta a compimento. Cecelia annusa alcuni petali di fiori di melo.
Interpreti e personaggi: George Fawcett (principe Ottokar), Maude George (principessa Maria), Erich von Stroheim (principe Nicki), Fay Wray (Mitzi), Lucille van Lent (cameriera di Nicki), Cesare Gravina (Martin Schrammell), Dale Fuller (Katerina, sua moglie), ZaSu Pitts (Cecelia), George Nichols (Fortunat Schweisser), Hughie Mack (Anton Eberle), Matthew Betz (Schani), Anton Vaverka (imperatore Franz Joseph).
A. Cecchi, Sinfonia nuziale, in "Italia letteraria", n. 47, 24 novembre 1929.
G. Decaris, Mariage de prince, in "La revue du cinéma", n. 25, 1 août 1931.
Erich von Stroheim, a cura di F. Buache, Parigi 1972.
Stroheim: a pictorial record of nine films, a cura di N.G. Weinberg, New York 1975.
L. Gerard, Stroheim's mangled masterpiece, in "American film", n. 2, November 1975.
G. Fink, Gli odori di Polk Street, in "Quaderni di cinema", n. 1, aprile 1981.
R. Kinnard, Von Stroheim's 'Wedding March', in "Films in Review", n. 4, April 1990.
Sceneggiatura: in H.G. Weinberg, The complete 'Wedding March' of Erich von Stroheim, Washington-Boston 1974.