The Ten Commandments
(USA 1954-55, 1956, I dieci comandamenti, colore, 220m); regia: Cecil B. DeMille; produzione: Cecil B. DeMille per Paramount; soggetto: dal Libro dell'Esodo e dai romanzi Pillar of Fire di J.H. Ingraham, On Eagle's Wing di A.E. Southon e Prince of Egypt di Dorothy Clarke Wilson; sceneggiatura: Aeneas MacKenzie, Jesse L. Lasky Jr., Jack Gariss, Frederic M. Frank; fotografia: Loyal Griggs; montaggio: Anne Bauchens; scenografia: Albert Nozaki, Hal Pereira, Walter Tyler; costumi: Arnold Friberg, Edith Head, Dorothy Jeakins, John Jensen, Ralph Jester; musica: Elmer Bernstein.
Quando il faraone ordina lo sterminio di tutti i neonati maschi di famiglia ebrea, Yochabel adagia il suo bambino in un cesto e lo affida alle acque del Nilo. Il neonato viene ritrovato dalla sorella del faraone, Bithiah, che lo chiama Mosè e lo alleva con il proposito di farlo diventare un giorno principe d'Egitto. L'unica altra persona a conoscere il segreto è Memnet, la schiava di Bithiah. Passano vent'anni e Mosè, ancora ignaro delle proprie origini ebraiche, gareggia con Ramsete II per costruire il più bel monumento a Sethi, l'attuale faraone, e per conquistare il cuore di Nefertiri. La rivalità tra i due si acuisce quando Sethi affida a Mosè la guida del cantiere edile di Goshen. Sul posto, egli si impegna a migliorare le condizioni degli schiavi e conosce la giovane ebrea Lilia, fidanzata a Giosuè. Memnet, per timore che un ebreo diventi faraone, confida a Nefertiri il segreto di Mosè. Nefertiri la uccide e svela la verità a Mosè, che apprende così le sue origini e ritrova la madre, la sorella Miriam e il fratello Aronne. Mosè uccide l'architetto Baka, che aveva preso con sé Lilia e fatto frustare Giosuè. La notizia giunge alle orecchie di Ramsete II e di Sethi, a causa della spiata dell'ebreo Dathan. Scacciato nel deserto, Mosè sposa Sephora, figlia di Jethro. Dio gli appare sul monte Sinai e gli ordina di liberare il popolo ebraico dalla schiavitù. Ritornato in Egitto, dove ora regna Ramsete II, Mosè chiede che gli ebrei vengano lasciati andare. Al rifiuto del faraone, l'Egitto viene colpito da dieci piaghe. Per evitare che la peste gli porti via il figlio, Ramsete II si convince a concedere la libertà agli ebrei, ma quando il fanciullo muore il faraone ordina all'esercito di partire al loro inseguimento: Dio divide le acque del Mar Rosso in modo che gli ebrei possano attraversarlo, poi le fa richiudere in tempo per travolgere l'esercito del faraone. Sul monte Sinai Mosè riceve da Dio le tavole dei Dieci Comandamenti, ma quando fa ritorno nel deserto, dopo quaranta giorni, scopre che Dathan ha convinto il popolo ebreo ad adorare il Vitello d'Oro. Per punizione Dio condanna gli ebrei a errare nel deserto per quarant'anni. Quando le nuove generazioni attraversano il fiume Giordano per giungere finalmente alla Terra Promessa, Mosè rimane in disparte e affida a Giosuè il compito di guidare il suo popolo.
Come Alfred Hitchcock e Walt Disney, anche Cecil B. DeMille riusciva a imporsi sulle proprie opere, al punto da oscurare, agli occhi del pubblico, persino la fama delle massime star hollywoodiane. Ad esempio il trailer di The Ten Commandments, della durata di dieci minuti, è interamente incentrato sulle dichiarazioni del regista, ripreso nel suo ufficio. Nel film, poi, DeMille continua a manifestare la propria presenza come voce narrante, ma soprattutto appare in una sorta di introduzione (regolarmente espunta dalle copie oggi in circolazione) per presentare l'opera e spiegarne l'importanza e l'attualità. Davanti a un sipario ornato di nappe dorate, il regista afferma che il film vuole porre il seguente interrogativo: l'uomo deve obbedire alla legge divina o ai capricci di un dittatore come Ramsete II? Utilizzando il termine "dictator", il regista fa chiaramente riferimento ai demoni della guerra fredda: Stalin, da poco scomparso, e Mao (in particolar modo quest'ultimo, visto l'orientalismo evocato da Yul Brynner nel ruolo di Ramsete). DeMille, tuttavia, sul set agiva con autentico spirito autoritario: è dunque lecito pensare che egli non potesse odiare visceralmente le dittature, ma si limitasse a provare (ed esprimere) una certa disapprovazione nei loro confronti. Nella sua introduzione, il regista mette anche l'accento sulle fonti storiche utilizzate (quali gli scritti di Filone e Giuseppe Flavio) per completare la descrizione dei trent'anni di vita di Mosè che non compaiono nella Bibbia. Eppure, no-nostante un'evidente sincerità episcopale di fondo, la vicenda del film sembra in gran parte frutto dell'immaginazione di DeMille. Soltanto Charlton Heston e John Derek, rispettivamente nei panni di Mosè e Giosuè, danno vita a personaggi che appaiono nel Libro dell'Esodo (lo stesso potrebbe valere per Zipporah, se si accetta l'equivalente fonetico di Sephora), anche se vengono loro attribuite vicende in gran parte inventate.
Pare che uno dei motivi principali che spinsero il regista a realizzare questo suo ultimo film fosse il desiderio di girarne gli esterni nei luoghi reali in cui si svolse la vicenda biblica. Nella precedente versione di The Ten Commandments, diretta da DeMille nel 1923, questo stesso desiderio era stato osteggiato dal produttore Adolph Zuckor. La presenza di 2.500 comparse e di 4.500 animali, in un'area recintata in stile militare e ribattezzata Camp DeMille, era stata soltanto una sorta di prova generale della vera e propria invasione della Terra Santa, che sarebbe avvenuta una trentina d'anni dopo e avrebbe visto impegnate 12.000 persone e 15.000 animali soltanto per la scena dell'esodo dall'Egitto. Gli effetti speciali, tuttavia, dal punto di vista spettacolare risultarono più efficaci nella versione muta, anche perché non erano gravati dalla presenza della voce di Dio. Fa eccezione la celebre scena in cui le acque del Mar Rosso si dividono per far passare il popolo eletto, sebbene anche qui, come altrove, DeMille riproduca molte inquadrature già impiegate nella prima versione.
Si potrebbe sostenere che nel film il vero avversario della legge divina non sia tanto il comunismo, quanto il desiderio sessuale incontrollato. Il principale ostacolo che si frappone davanti a Mosè, prima che egli accetti il proprio destino, sembra consistere nell'attrazione che egli prova per Nefertiri (assente dai testi sacri); e la stessa donna, diventata malevola consorte di Ramsete II, è per il faraone il maggior impedimento all'accettazione del Dio degli ebrei. Inoltre l'avidità di Dathan rispetto ai beni materiali risulta quasi indistinguibile dal desiderio che egli prova nei confronti di Lilia. Molto del fascino che il film ancora oggi possiede ‒ a parte la sua coinvolgente purezza narrativa e il colorato sfarzo pittorico ‒ consiste proprio nel modo in cui esso testimonia l'inconscio sessuale del dominante spirito conservatore americano degli anni Cinquanta.
Interpreti e personaggi: Charlton Heston (Mosè), Yul Brynner (Ramsete II), Anne Baxter (Nefertiri), Edward G. Robinson (Dathan), Yvonne De Carlo (Sephora), Debra Paget (Lilia), John Derek (Giosuè), Cedric Hardwicke (Sethi), Nina Foch (Bithiah), Martha Scott (Yochabel), Judith Anderson (Memnet), Vincent Price (Baka), John Carradine (Aronne), Olive Deering (Miriam), Ian Keith (Ramsete I), Woody Strode (re d'Etiopia), Eduard Franz (Jethro), Cecil B. DeMille (voce narrante).
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