The Silence of the Lambs
(USA 1990, 1991, Il silenzio degli innocenti, colore, 118m); regia: Jonathan Demme; produzione: Ron Bozman, Edward Saxon, Kenneth Utt per Orion; soggetto: dall'omonimo romanzo di Thomas Harris; sceneggiatura: Ted Tally; fotografia: Tak Fujimoto; montaggio: Craig McKay; scenografia: Kristi Zea; costumi: Colleen Atwood; musica: Howard Shore.
Clarice Starling è una giovane recluta dell'FBI. Jack Crawford, il suo superiore, ha deciso di affidarle una missione. L'assassino seriale 'Buffalo Bill' rapisce giovani donne e le scuoia. Hannibal Lecter, un serial killer psichiatra (detto 'the Cannibal' per la sua perversione antropofaga), forse può aiutare le indagini. Clarice deve convincerlo a collaborare. Hannibal sta al gioco, ma invita la ragazza a guardare in sé stessa. Mentre Clarice segue le piste indicate da Lecter, a Memphis la figlia della senatrice Ruth Martin è rapita da Buffalo Bill. Viene inoltre rinvenuto il cadavere della prima vittima: nella sua gola è stata infilata la crisalide della falena volgarmente nota come 'sfinge testa di morto'. Clarice propone a Lecter un patto: se lo psichiatra collabora alla cattura otterrà migliori condizioni di detenzione. Hannibal però vuole anche che Clarice gli riveli il proprio passato. Chilton, il direttore del carcere, ascolta di nascosto il dialogo e, aggirando l'FBI, stringe con Hannibal un patto che porta all'incontro diretto dello psichiatra con la senatrice Martin. Approfittando della trasferta, Lecter fa carneficina dei suoi carcerieri e si dilegua. Clarice intanto comincia a capire che Buffalo Bill doveva conoscere la sua prima vittima. L'intuizione sembra inutile: Crawford è convinto di avere rintracciato l'assassino seguendo un'altra pista. Clarice prosegue le indagini e si trova inaspettatamente faccia a faccia con Buffalo Bill. Dopo un pericoloso confronto, uccide il serial killer e libera l'ostaggio. Durante la cerimonia della promozione per il successo investigativo, Clarice riceve una telefonata: è Lecter. L'uomo le dice che non ha intenzione di farle visita e si congeda con un'ultima ironia linguistica: "Vorrei che potessimo parlare più a lungo, ma sto per avere un vecchio amico per cena, stasera".
Ci sono film che rappresentano punti di svolta nella carriera di un regista. The Silence of the Lambs fa parte della categoria: conquista i cinque Oscar principali, è campione di incassi in mezzo mondo, provoca apprensioni neo-puritane di vario genere, raccoglie pesanti accuse di omofobia. Jonathan Demme, che altrove aveva già dimostrato una buona capacità di ridefinire i generi, qui fa i conti con uno psycho-thriller imparentato, almeno per via indiretta, con i ritratti di serial killer tracciati nella storia del cinema da altri cineasti (da Lang a Hitchcock, da De Palma a McNaughton). La sceneggiatura, rispetto al best seller di Thomas Harris, semplifica il personaggio di Hannibal a vantaggio di una progressione incalzante di eventi. L'efficacia narrativa dell'opera ha la sua ragione principale nell'intreccio e nell'esaltazione reciproca di due percorsi. Da un lato il plot poliziesco, dall'altro quello psicologico che porta la recluta Starling alla rievocazione terapeutica di traumi infantili e all'immedesimazione nelle derive mentali della personalità criminale. Il fatto interessante è che Hannibal si comporta con Clarice come un regista perverso: sul palco della cella allestisce un teatrino illusorio fatto di anagrammi, confessioni inesatte, giochi di parole, reticenze, in modo da offrirle strumenti potenti per rintracciare la parte migliore di se stessa, le analogie tra percorsi ordinari e percorsi devianti del desiderio. Demme si comporta con lo spettatore come Lecter con Clarice: lo trascina all'immedesimazione con il personaggio della giovane recluta e poi lo inganna, lo depista.
L'azione si svolge su più piani. Le risorse del flashback e del montaggio alternato servono per confondere presente e passato, per produrre confusione di spazi. A un certo punto Lecter dice: "Il desiderio nasce da quello che osserviamo ogni giorno. Non senti degli occhi che girano intorno al tuo corpo? E i tuoi occhi non cercano fuori le cose che vuoi?". La doppia domanda tematizza il rapporto tra sguardo e desiderio che informa tutto il film. Clarice compie un percorso di scoperta e rievocazione interiore, ispeziona cadaveri di donne mutilate, si confronta in una sfida di sguardi con Lecter. Ma è anche oggetto continuo di osservazioni indiscrete. Tale reversibilità della visione è attiva fino al finale, nel quale Buffalo Bill si abbandona a un'estasi scopica che gli sarà fatale, contemplando con il binocolo a raggi infrarossi la figura di Clarice terrorizzata e brancolante nel buio della casa dell'orco. In The Silence of the Lambs le soggettive di Clarice sono bilanciate da situazioni percettive di segno opposto in cui la donna è resa oggetto dell'altrui indiscrezione visiva. Il doppio movimento è coerente con le osservazioni fatte da Lecter: i nostri desideri nascono da ciò che vediamo. E noi stessi siamo oggetto del desiderio prodotto da altre visioni. La figura di linguaggio che fa da correlativo stilistico di tutto ciò è la soggettiva a cui risponde uno sguardo 'a filo di macchina'. Clarice guarda con i propri occhi, ma ciò che risponde al suo sguardo è lo sguardo scrutante dell'altro, in primissimo piano.
Ciò che rende inesorabile la progressione emotiva di The Silence of the Lambs è la capacità di tematizzare sul percorso dei personaggi la pulsione a guardare propria dell'esperienza cinematografica stessa, congiunta alla volontà di tradurre in forma drammatica le componenti strutturali di ogni narrazione forte. Come la metafora del lepidottero suggerisce, ogni evento produce una trasformazione, non solo interiore. Il fine ultimo è la metamorfosi. Quando tutte le prove sono state affrontate, Clarice è definitivamente passata all'età adulta. Lecter, da parte sua, ha ottenuto l'unica trasformazione che lo ha sempre interessato: da prigioniero a uomo libero, di nuovo pronto a colpire. Questa però è già storia per il meno fortunato sequel (Hannibal, Ridley Scott 2001). Le vicende di Lecter torneranno nel prequel Red Dragon (Brett Ratner, 2002), che mette in scena il capostipite della serie di Harris, peraltro già adattato dal visionario Manhunter (Manhunter ‒ Frammenti di un omicidio, Michael Mann 1986).
Interpreti e personaggi: Jodie Foster (Clarice Starling), Anthony Hopkins (Hannibal 'the Cannibal' Lecter), Scott Glenn (Jack Crawford), Anthony Heald (Frederick Chilton), Ted Levine (Jame 'Buffalo Bill' Gumb), Frankie Faison (Barney Matthews), Kasi Lemmons (Ardelia Mapp), Charles Napier (tenente Boyle), Brooke Smith (Catherine Martin), Paul Lazar (Pilcher), Dan Butler (Roden), Stuart Rudin (Miggs), Diane Baker (senatrice Ruth Martin).
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