The Set-up
(USA 1949, Stasera ho vinto anch'io, bianco e nero, 72m); regia: Robert Wise; produzione: Richard Goldstone per RKO; soggetto: dall'omonima poesia di di Joseph Moncure March; sceneggiatura: Art Cohn; fotografia: Milton Krasner; montaggio: Roland Gross; scenografia: Albert S. D'Agostino, Jack Okeyf.
Bill 'Stoker' Thompson è un pugile con poca gloria alle spalle e un sordido presente, fatto di incontri in quattro round lontani dalla boxe che conta. Sua moglie Julie lo ha implorato di farla finita con questa vita infame, con questa carriera ormai arrivata al capolinea. Se ne va ben prima dell'inizio del match di questa sera, preferendo vagare per la città affollata piuttosto che vedere il marito massacrato di montanti. Il vecchio Stoker deve vedersela sul ring col promettente 'Tiger' Nelson, ed è sicuro che questa volta porterà a casa la vittoria. Ma Tiny, il suo manager, si accorda sottobanco per truccare l'incontro: Stoker dovrà cadere al tappeto e non rialzarsi. Il manager è così sfiduciato verso il suo pugile che non si prende neanche la briga di avvertirlo della combine. Del resto, per Stoker l'incontro si mette subito male: per due volte viene steso, ma riesce ad evitare il ko. All'angolo, Tiny lo avverte che l'esito della gara è già stato stabilito e lo invita a fare ciò che ci si aspetta da lui. Ma Stoker non si piega, anzi, al quarto round stringe i denti fino in fondo e assesta il pugno vincente ai danni dell'attonito Nelson. La vendetta degli speculatori del racket delle scommesse non si fa attendere a lungo. In un vicolo, aggrediscono Stoker e gli fracassano una mano. Infine, in mezzo alla folla, Julie si precipita come un animale ferito ad abbracciare il suo uomo, ridotto come un Cristo deposto dalla croce. Entrambi sono per una volta felici: lui perché ha vinto il suo incontro, lei perché sa che è stato l'ultimo.
The Set-up è un film di culto, un capolavoro in cui la crudeltà del quotidiano oscura la brillantezza dei sogni di gloria. Come Body and Soul (Anima e corpo, Robert Rossen 1947) e Champion (Il grande campione, Mark Robson 1949), il film si getta nell'atmosfera canagliesca che circonda il pugilato, un mondo attraversato dalla corruzione e alimentato dai soldi sporchi. Nel vivace sottogenere dei film sulla boxe, The Set-up è certamente l'opera più profonda. Il personaggio di Stoker sembra portarsi addosso un destino di sconfitta totale in cui riecheggiano le insicurezze di un'epoca: nel decennio che ha visto gli Stati Uniti vincere la guerra, molti uomini scoprirono di dover tornare a casa nei panni del perdente. Sono anni in cui si spargono ai quattro venti gli ideali di una società più sana, da costruire su una rinnovata fiducia nel futuro. Per questo è fortissima la delusione, quando si scopre che tutto è in fin dei conti rimasto come prima, che le condizioni le dettano quelli di sempre. Il volto di Robert Ryan, perfetto nel ruolo di Stoker, ha saputo esprimere meglio di ogni altro il peso di una vita rivelatasi un fiasco.
Come lo sceriffo interpretato qualche anno più tardi da Gary Cooper in High Noon, Stoker agisce lungo tutto il film in 'tempo reale': fra le 21.05 e le 22.17, per la precisione. Nel western di Fred Zinnemann, però, questo espediente narrativo ha il sapore di un virtuosismo autosufficiente, chiuso in se stesso, mentre nelle mani di Robert Wise assume un significato più intenso: in quell'oretta abbondante si addensa il culmine di un fine settimana selvaggio come tanti, che trova sfogo nello spettacolo brutale del pugilato. Al centro di tutto c'è un pugile che ha toccato il fondo e che prova, per una volta, a spezzare il cerchio infausto in cui è caduta la sua esistenza, a scrollarsi di dosso un destino opprimente di inutilità e mercificazione per recuperare, all'ultimo round, la dignità di essere uomo. Con lui, prima di lui, la moglie ha compreso che la vita dev'essere necessariamente un'altra cosa.
In questo scenario Wise riesce a intrecciare in modo ammirevole i fili del 'film proletario' senza edulcorazioni e del film intensamente esistenzialista. La condizione di solitudine del proletario Stoker ci viene restituita con immagini agghiaccianti quando aspetta al varco il suo destino nello spogliatoio deserto. Il momento in cui rie-sce a reagire e a mettere il suo avversario al tappeto coincide con l'inizio di una nuova battaglia, più dura e nascosta: quella contro i campi di forza che regolano la società. E la violenza consumata sul ring sembra un gioco da ragazzi se confrontata alla violenza del mondo. Ma questo individuo sfruttato, questo pugile trattato come un operaio nella catena di montaggio ha osato comportarsi da uomo. Nel pestaggio belluino da lui subito nel finale si instilla il seme di una vittoria futura. In questo grandissimo film sulla boxe, la posta in palio è molto più preziosa di un semplice match.
Quando tutto sembrava perduto, Stoker ha infranto i patti 'intoccabili' e si è riappropriato della sua vita, con gesto da eroe che mette a nudo lo spettacolo e il suo fetido abbraccio col denaro e con l'avidità. Anche questo è un contributo prezioso alla grande battaglia per la democrazia, dove possono essere i piccoli tocchi umani a salvarci dalla perdizione. Ecco perché alla fine Stoker e sua moglie possono abbracciarsi e dirsi che stasera hanno vinto entrambi. La cinepresa li abbandona allontanandosi, alle 22.17 in punto.
Interpreti e personaggi: Robert Ryan (Bill 'Stoker' Thompson), Audrey Totter (Julie Thompson), George Tobias (Tiny), Alan Baxter (Jo, 'Little Boy'), Wallace Ford (Gus), Percy Helton (Red), Hal Fieberling ('Tiger' Nelson), Darryl Hickman (Shanley), Kenny O' Morrison (Moore), James Edwards (Luther Hawkins), David Clarke ('Gunboat' Johnson), Phillip Pine (Tony Souza), Edwin Max (Danny).
Gilb., The Set-up, in "Variety", March 23, 1949.
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Sceneggiatura: in "L'avant-scène du cinéma", n. 243, 1 mars 1980.