The Pit and the Pendulum
(USA 1961, Il pozzo e il pendolo, colore, 85m); regia: Roger Corman; produzione: Roger Corman per AIP; soggetto: dall'omonimo racconto di Edgar Allan Poe; sceneggiatura: Richard Matheson; fotografia: Floyd Crosby; montaggio: Anthony Carras; scenografia: Daniel Haller; costumi: Marjorie Corso; musica: Les Baxter.
Nel castello dei Medina, Nicholas piange senza darsi pace la misteriosa morte della moglie Elizabeth. A Francis Barnard, fratello di lei che giunge a chiedere notizie dell'improvviso lutto, Nicholas parla di un'atmosfera stregata che corrode la casa: la povera Elizabeth è morta di terrore dopo esser rimasta chiusa per sbaglio in una 'vergine di Norimberga'. Lo strumento terribile era appartenuto a Sebastian Medina, padre di Nicholas e grande inquisitore, nonché torturatore della moglie e del proprio fratello, scoperti in flagrante adulterio. Nicholas vive ora nel tormento di aver inconsapevolmente sepolto la moglie viva, così come Sebastian fece di proposito con sua madre. Scoperchiata la bara di Elizabeth, la scopre infatti vuota; sente la voce di lei risuonare nelle sale del castello, e seguendola arriva alla verità: Elizabeth non è morta, ha ordito un inganno insieme all'amante Léon per far morire di spavento Nicholas e impadronirsi dei suoi beni. Persa la ragione, e raggiunta la piena identificazione con il padre, Nicholas chiude davvero Elizabeth nella 'vergine di Norimberga', uccide Léon e per finire lega l'incolpevole Francis su un tavolaccio sotto un pendolo affilato, che scende poco a poco verso di lui. Il malcapitato è tratto in salvo all'ultimo momento dall'intervento d'un servo e di Catherine, la sorella del folle Nicholas che intanto sprofonda nel pozzo dove già Elizabeth è prigioniera. È una precoce sepoltura quella che attende lui e la moglie fedifraga.
Roger Corman è l'inventore, all'interno del cinema anglosassone, di quella zona di frontiera fra l'orrore e la fantascienza che i francesi battezzarono fantastique. All'inizio degli anni Sessanta questo regista e produttore americano creò dal nulla (ma in realtà appellandosi alla tradizione importante stabilita da James Whale, Tod Browning, Jacques Tourneur e Val Lewton) otto film ispirati ai racconti e alle atmosfere di Edgar Allan Poe, serie la cui varietà e ricchezza interna si deve alla gamma dei colori, ai movimenti della cinepresa, alla maestria nell'utilizzo del CinemaScope (brillante direttore della fotografia fu il veterano Floyd Crosby, che nel 1931 aveva dato le luci a Tabu ‒ Tabù di F.W. Murnau). Gli otto film riuscirono a fondare un genere proprio, irripetibile, al tempo stesso colto e popolare, segnato dalla declinazione ogni volta diversa di temi ricorrenti: non mancano mai nei film della serie Corman-Poe la necrofilia, le torbide ed eterogenee relazioni familiari, lo scettiscismo razionale e lo scatenato delirio. Dalle storie scure e perverse affiora una chiarezza d'intenti: quel che si vuole (parole di Corman) è "mostrare quanta parte di realtà sia puramente irreale".
The Pit and the Pendulum si candida con buone ragioni alla palma di miglior film della serie. Vige, come sempre, il principio del libero adattamento: Poe si occupa della prima o dell'ultima bobina del film, "Roger di tutto il resto". Il materiale scenografico, rigorosamente a basso costo, è drammatizzato fin quasi alla parodia: le grotte, la cripta, la tempesta, il mare, l'abisso e, naturalmente, il pendolo ‒ che occupa solo la sequenza finale, ma con presenza spettacolare davvero terrificante. "Secondo me il cinema offre, più di qualsiasi altra forma d'arte, la possibilità di mostrare direttamente cos'è l'inconscio… Il punto culminante di The Pit and the Pendulum, potrei forse aggiungere, è direttamente freudiano: poiché a livello subcosciente il pozzo e il pendolo sono simboli della donna e dell'uomo" (ancora Corman).
Il Poe cinematografico di Corman, fatto di soluzioni essenziali e dallo stile inconfondibile, stabilisce un territorio nuovo tra l'orrore e il kitsch (d'altra parte anche Poe era, per la sua epoca e in altro modo, qualcosa di molto simile a un 'uomo di spettacolo'). Al kitsch certo appartiene il freudismo popolare che regola i rapporti tra i personaggi: il truce passato, le macabre scene primarie, il ritorno (semplificato) dei traumi. Tutto infine tende verso una spiegazione 'razionale' (l'intrigo, l'adulterio, l'avidità), come prescritto da un mercato internazionale che dalla metà degli anni Cinquanta aveva preso Les diaboliques (1954) di Henri-Georges Clouzot a proprio modello; ma è la forma del discorso, è il colore profondo e aggressivo, è la violenza degli zoom a imporsi, a raccontare la storia nera di sadomasochismo fra Nicholas Medina e sua moglie Elizabeth: il linguaggio visivo violento, sessuale, trova non a caso il suo culmine nell'ultimo zoom, che mostra i due ormai sepolti insieme nei sotterranei del proprio castello.
The Pit and the Pendulum rappresenta anche uno dei momenti più carismatici dell'incontro tra la letteratura di Poe e il talento interpretativo di Vincent Price: il suo Nicholas Medina è vulnerabile e fragile, insolente e pietoso, gentiluomo affabile e quasi annientato dagli eventi mostruosi, dall'eco delle orrende circostanze familiari, dall'eredità perversa dei propri impulsi, dal gioco al massacro in cui precipita e che lui stesso alimenta; e ancora capace di proiettare, contro il vento e il mare, l'immagine di un amore folle. Accanto a lui, la Elizabeth di Barbara Steele è in scena solo pochi minuti (oltre che in alcuni flashback nebulosi, in visioni sfocate), ma la sua immagine di sensualità bella e sinistra è così essenziale che è facile comprendere il culto di cui questa attrice è stata fatta oggetto: qui è lei a restituire il senso d'un oscuro cruciverba d'erotismo e di morte, e Steele è sempre stata capace, nei film di Corman, di vivere le contraddizioni dei personaggi femminili di Poe fino alla più minuta sfumatura di perversione.
Interpreti e personaggi: Vincent Price (Nicholas Medina), John Kerr (Francis Barnard), Barbara Steele (Elizabeth Barnard Medina), Luana Anders (Catherine Medina), Anthony Carbone (Charles Léon), Patrick Westwood (Maximilian), Lynne Bernay (Maria), Larry Turner (Nicholas bambino), Mary Menzies (Isabella), Charles Victor (Bartolomé).
Anby., Pit and the Pendulum, in "Variety", August 9, 1961.
M. Ponzi, Terrore e raziocinio in Roger Corman, in "Filmcritica", n. 142, febbraio 1964.
D. Pirie, Roger Corman's descent into the maelstrom, in Roger Corman, a cura di D. Will, P. Willemen, Edinburgh 1970.
F. Chiacchiari, The raider of the lost horror, in Roger Corman, a cura di E. Martini, Bergamo 1991.