The Narrow Margin
(USA 1952, Le jene di Chicago, bianco e nero, 70m); regia: Richard Fleischer; produzione: Stanley Rubin per RKO; soggetto: Martin Goldsmith, Jack Leonard; sceneggiatura: Earl Felton; fotografia: George E. Diskant; montaggio: Robert Swink; scenografia: Albert S. D'Agostino, Jack Okey.
Due poliziotti, Walter Brown e Gus Forbes, sono incaricati di scortare in treno fino a Los Angeles la signora Neall, vedova di un gangster chiamata a incastrare i complici del marito in tribunale. Prima ancora di mettere piede sul treno, Forbes è freddato. Durante il viaggio, la vedova si dimostra odiosa e i rapporti con Brown si fanno tesi. Dopo aver rifiutato del denaro propostogli da un gangster, Brown conosce la signora Ann Sinclair, che viaggia assieme al figlioletto. Il poliziotto resiste ad alcuni attacchi dei malavitosi, ma la signora Neall viene ammazzata. Ann, però, rivela a Brown che la donna da poco uccisa apparteneva in realtà alla polizia, e la sua missione era verificare l'integrità di Brown e depistare i gangster. La vera signora Neall è invece Ann. Dopo aver sventato l'ultima mossa dei criminali, che avevano preso in ostaggio il ragazzino, Brown riesce a condurre la vedova Neall sana e salva in tribunale.
Considerato uno dei migliori b-movies mai realizzati, The Narrow Margin è un thriller d'ambientazione gangsteristica ruvido e deciso, che fa tesoro di quell'analisi psicologica della figura del poliziotto, soggetto a nevrosi e solitudine, tipica della fase più matura del poliziesco americano anni Quaranta: non a caso, l'agente protagonista, interpretato da un notevole Charles McGraw, sconta l'angoscia di chi è rimasto intrappolato in un disegno ostile, come accade a molti criminali protagonisti del noir. Girato in soli tredici giorni, con un budget esiguo, rimase a lungo bloccato perché Howard Hughes, allora a capo della RKO, colpito dalla sua qualità, meditava di rifarlo con un cast di maggior richiamo. Nondimeno, il film si rivelò un notevole successo.
The Narrow Margin è un film quasi interamente girato in un treno ricostruito con cura meticolosa e fotografato con una luce scintillante che amplifica, per contrasto, la tensione incessante della vicenda, attraversata da minacce incombenti e improvvise esplosioni di violenza. Troviamo nel film la testimonianza di come il talento di Richard Fleischer sia giunto a maturazione: il regista, che aveva a lungo militato nelle divisioni minori della produzione, padroneggia un stile fatto di concentrazione ed economia. La regia di Fleischer provvede a dislocare l'azione e raccorciare progressivamente la suspense senza il bisogno di effetti speciali o scene maestre. Sfruttando spazi di pochi metri quadrati, infonde all'intera pellicola una dimensione claustrofobica e costruisce almeno un paio di sequenze d'antologia: una scena di pestaggio silenzioso e brutale, con i due personaggi in colluttazione che sembrano volersi distruggere senza provocare rumori udibili all'esterno dello scompartimento; e il finale, nel quale, come in The Lady Vanishes (La signora scompare, 1938) di Alfred Hitchcock, è un riflesso sul finestrino di un vagone a dimostrarsi decisivo per la conclusione dell'azione e lo scioglimento della tensione. Tutto il film è però attraversato da un movimento continuo di corpi in fuga, da un'incontrollabile propagazione di eventi che vengono distribuiti all'interno di ogni sequenza tramite l'uso di brevi panoramiche, stacchi inattesi e lievi cambi d'angolazione. Il senso di inesorabilità che permea l'intreccio di The Narrow Margin si identifica sempre di più con l'inarrestabile corsa del convoglio verso la propria meta.
Il nocciolo di questo piccolo ma solido poliziesco è il drammatico divario tra il personaggio di Marie Windsor, studiatamente odioso, e l'agente che la scorta, onesto e incorruttibile ("Non porto mai la pistola, non saprei usarla"). Il colpo di scena che mette a nudo l'artificio di questo contrasto alimenta la sensazione di vanità e inganno che si impadronisce del protagonista. La sceneggiatura, scritta da Earl Felton, un professionista attivo sin dagli anni Trenta che collaborò a più riprese con Fleischer, gravita interamente intorno a questo conflitto portandolo alle estreme conseguenze. Il contrasto tra il cinismo dei criminali e la dedizione dei poliziotti, l'opportunismo delle istituzioni e il sacrificio taciturno del protagonista tratteggiano con efficace chiaroscuro lo sfondo di una società immersa in un malessere assai più diffuso di quanto il meccanico lieto fine riesca a far credere agli spettatori. Pieno di angoli bui, impermeabili e cappelli, è una prova avvincente di quel virtuosismo invisibile dei generi hollywoodiani che, attraverso il raffinamento inesausto di uno schema e l'efficacia della messa in scena, riempie l'immaginario dei riflessi non convenzionali del mondo.
Interpreti e personaggi: Charles McGraw (sergente Walter Brown), Marie Windsor (Mrs. Neall), Jacqueline White (Ann Sinclair), Queenie Leonard (Mrs. Troll), Gordon Gebert (Tommy Sinclair), David Clarke (Joseph Kemp), Peter Virgo (Densel), Don Beddoe (Gus Forbes), Paul Maxey (Sam Jennings), Harry Harvey, Howard Mitchell (controllori del treno), Mike Lally (tassista), Donald Dillaway (reporter), George Sawaya (reporter), Tony Merrill (Allen), Milton Kibbee (inquilino), Don Haggerty (detective Wilson), Johnny Lee, Clarence Hargrave, Edgar Murray (camerieri), Napoleon Whiting, William A. Lee.
Brog., The Narrow Margin, in "Variety", April 2, 1952.
Anonimo, The Narrow Margin, in "Monthly film bulletin", n. 226, November 1952.
F. Truffaut, L'énigme du Chicago Express, in "Cahiers du cinéma", n. 24, juin 1953.
Richard Fleischer: entre el cielo y el infierno, a cura di J.A. Hurtado, C. Losilla, Valencia 1997.
Sceneggiatura: The Narrow Margin, New York 1980.