The Man Who Laughs
(USA 1927, 1928, L'uomo che ride, bianco e nero, 116m a 22 fps); regia: Paul Leni; produzione: Carl Laemmle per Universal; soggetto: dal romanzo L'homme qui rit di Victor Hugo; sceneggiatura: J. Grubb Alexander; fotografia: Gilbert Warrenton; montaggio: Edward L. Cahn; scenografia: Charles D. Hall, Joseph Wright, Thomas F. O'Neill; costumi: David Cox, Vera West.
Nell'Inghilterra del 17° secolo re Giacomo II uccide Lord Clancharlie e con l'aiuto del buffone Barkilphedro ne annienta la dinastia, consegnando il figlio del Lord ai 'comprachicos', fabbricanti di mostri per le fiere: il bimbo ha la bocca deturpata in un sorriso perenne. Abbandonato in una tormenta di neve, si imbatte in una bambina; entrambi sono accolti da un circense, Ursus. Anni dopo lo sfregiato è un celebre clown, Gwynplaine, innamorato della trovatella Dea. Egli scatena le risate di chiunque veda la sua deturpazione, ma ne soffre. Il clown diviene oggetto della perversione erotica della sorellastra della regina Anna, la duchessa Josiana. Barkilphedro, ora buffone della regina, scopre l'identità di Gwynplaine e la rivela alla sovrana, che ordina a Josiana di sposare il pagliaccio. Questi viene reintegrato nel titolo, ma all'ingresso alla Camera dei Lord lo rifiuta, con grave scandalo. Sfuggito alla cattura, morto il malvagio Barkilphedro, Gwynplaine può infine riunirsi a Ursus e all'amata Dea, e lasciare l'Inghilterra.
The Man Who Laughs è uno dei risultati più maturi del cinema muto, nella fase conclusiva della sua storia europea e statunitense. In termini analoghi a produzioni coeve, l'opera di Paul Leni vincola all'espressione plastica la produzione significante del film, attraverso un'attenzione capillare e un dominio assoluto degli aspetti visivi del testo. The Man Who Laughs è il risultato di una sintesi culturale tra modo di produzione hollywoodiano e temi narrativi, modelli espressivi e poetiche europee: prodotto dalla Universal di Carl Laemmle e Paul Kohner, entrambi di origine germanica, l'adattamento di Hugo è diretto dall'artista tedesco Leni, con interpreti europei e americani nei ruoli principali. Similmente a Sunrise ‒ A Song of Two Humans o He Who Gets Slapped (L'uomo che prende gli schiaffi, Victor Sjöström 1924), prodotti rispettivamente dalla Fox e dalla MGM, The Man Who Laughs rientra nella strategia hollywoodiana di acquisizione di talenti europei e di adeguamento di motivi continentali a forme produttive americane.
The Man Who Laughs, insieme agli altri film del regista per la Universal, è uno dei vettori della traduzione del 'caligarismo' a Hollywood. Più elementi confermano tale ipotesi. Sul piano iconografico, la patente derivazione dei motivi della fiera e del teatro da Das Cabinet des Dr. Caligari ‒ aspetti peraltro già parodiati da Leni nel suo film più celebre, Das Wachsfigurenkabinett (Tre amori fantastici, 1924) e nella prima prova americana, The Cat and the Canary (Il castello degli spettri, 1927). Per quanto riguarda gli aspetti della messinscena, rimandano all'esperienza tedesca la cura meticolosa della scenografia e la sua derivazione diretta dalla grafica, ambito di formazione del regista. Per i caratteri narrativi, l'accentuazione degli elementi soggettivi nella costituzione del sapere. A livello di singole competenze, le esperienze in Germania di Leni, tra i protagonisti del cinema di Weimar, e dell'attore Conrad Veidt, già interprete di Cesare nel citato film di Wiene. L'attività di Leni alla Universal tracciò un modello per la produzione dell'orrore, fondata su aspetti visivi e ambientazioni europee, in cui questa casa di produzione si distinse nel decennio successivo attraverso Frankenstein e Murders in the Rue Morgue (Dottor Miracolo, Robert Florey 1932).
L'adattamento del romanzo di Hugo elimina varie digressioni del testo letterario, ma ne conserva due aspetti fondamentali: l'accentuazione grottesca, tipicamente romantica, come conciliazione di elementi antitetici; la riflessione sulla maschera e il travestimento. L'Inghilterra del 17° secolo è letta attraverso la lente del grottesco, nella rappresentazione del potere, per il tramite della figura malvagia di Barkilphedro, ideale alter ego di Gwynplaine. Il tema della maschera nella sua duplice accezione ‒ iconica, nelle sembianze deformi del clown, e narrativa, nel gioco politico delle verità e apparenze della corte ‒ consente l'espressione visiva dei conflitti soggiacenti la narrazione. Allo stesso tempo, la performance eccezionale di Conrad Veidt rappresenta il canto del cigno di un divismo alternativo a quello del sonoro, in cui l'interprete ha caratteri comuni con l'attore teatrale nella capacità di trasformazione, anziché ribadire nei film una propria identità fissa.
Il film di Leni si caratterizza per le modalità di manifestazione della soggettività nel racconto, attraverso punti di vista anomali e complicazioni del quadro visivo, ma anche movimenti di macchina e sovrimpressioni, come nella rappresentazione teatrale in cui Josiana scopre Gwynplaine. Le strategie discorsive si distinguono dal montaggio in continuità dello stile classico hollywoodiano e rivelano tipologie rappresentative del cinema tedesco degli anni Venti, in maniera particolare attraverso il magistero di Friedrich W. Murnau e E. André Dupont, entrambi attivi anche negli Stati Uniti. Sul piano tecnico, fu il primo film con negativo elaborato su sviluppatrici 'continue', secondo un procedimento di sviluppo analogo all'odierno, anziché inquadratura per inquadratura e artigianalmente.
The Man Who Laughs costituì un considerevole sforzo produttivo per la Universal, intenzionata a replicare il successo di The Hunchback of Notre Dame (Nostra Signora di Parigi, Wallace Worsley 1923). Il budget iniziale di cinquecentomila dollari esorbitò fino a ottocentomila, ma il film non ebbe il successo sperato negli Stati Uniti, riscuotendo invece ottime critiche in Europa. Nell'opinione premonitrice di un anonimo recensore americano: "In Europa, sotto il vessillo dell'arte, il film potrebbe funzionare; ma in questo paese può appena suscitare qualche interesse".
Interpreti e personaggi: Conrad Veidt (Gwynplaine), Mary Philbin (Dea), Olga Baclanova (duchessa Josiana), Brandon Hurst (Barkilphedro), Cesare Gravina (Ursus), Stuart Holmes (Lord David Dirry-Noir), Sam De Grasse (re Giacomo II), George Siegmann (Dr. Hardquanonne), Josephine Crowell (regina Anna), Charles Puffy [Karl Huszar-Puffy] (oste), Julius Molnar Jr. (Gwynplaine bambino), Edgar Norton (gran cancelliere), Torben Meyer (spia), Frank Puglia (clown), Jack Goodrich (clown), Carmen Costello (madre di Dea), Nick De Ruiz (Wapentake), Zumbo (Homo, il cane poliziotto).
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