The Killing
(USA 1956, Rapina a mano armata, bianco e nero, 83m); regia: Stanley Kubrick; produzione: James B. Harris per Harris-Kubrick; soggetto: dal romanzo Clean Break di Lionel White; sceneggiatura: Stanley Kubrick, Jim Thompson; fotografia: Lucien Ballard; montaggio: Betty Steinberg; scenografia: Ruth Sobotka; costumi: Jack Masters, Rudy Harrington; musica: Gerald Fried.
Johnny Clay è reduce da cinque anni di prigione e vuole rifarsi una vita insieme alla sua ragazza, Fay. Vive in un piccolo appartamento di Marvin Unger, un anziano contabile che non ha mai fatto carriera e che forse nutre per lui un affetto meno paterno di quanto dica. Mike O'Reilly è barista all'ippodromo e ha una moglie gravemente malata. George Peatty è cassiere nello stesso ippodromo, sposato a una donna, Sherry, che si lamenta in continuazione perché lui non ha fatto fortuna. Randy Kennan è un poliziotto fortemente indebitato con la malavita. Le loro sono vite modeste, sempre alla ricerca di qualcosa di più; e questo qualcosa sembra poter essere solo una rapina all'ippodromo. È Clay che la organizza: ci sarà bisogno solo di altri due collaboratori occasionali, Nikki, un cecchino provetto, e Maurice, un ex lottatore di origini russe; il primo deve sparare al cavallo favorito, il secondo suscitare una rissa, in modo da creare la confusione necessaria a Clay per raggiungere la cassaforte. I guai cominciano quando Peatty, pur avendo promesso di conservare il segreto, si tradisce con la moglie e, dietro le sue insistenze, le racconta tutto; lei progetta, insieme al proprio amante Val, di incamerare l'intero bottino. Il piano funziona alla perfezione, tranne per Nikki che, dopo aver sparato al cavallo, viene ucciso da un poliziotto. Al raduno fissato per la spartizione del bottino (due milioni di dollari), invece di Clay si presentano a reclamare i soldi Val e un suo amico: Val rivela a Peatty di essere l'amante di sua moglie. Nella sparatoria che segue muoiono tutti, tranne Peatty, che si allontana barcollando ferito. Arrivando, Clay lo vede e, immaginando che qualcosa sia andato storto, si allontana. Peatty raggiunge la moglie e la uccide, per morire subito dopo accanto a lei. Clay stipa tutto il denaro in una valigia e raggiunge Fay all'aeroporto. La valigia però è troppo grande e deve essere caricata nel bagagliaio dell'aereo. Mentre il carrello opera il trasporto, un cagnolino sfugge alla sua padrona e corre per la pista; il carrello, nel tentativo di evitarlo, si rovescia, la valigia si apre e tutto il denaro vola per l'aeroporto spinto dal turbinio delle eliche. Clay e Fay non fanno nemmeno in tempo a fuggire. Due poliziotti avanzano minacciosamente verso di loro.
Il secondo lungometraggio di Stanley Kubrick è un noir classico, a tratti un vero e proprio omaggio al John Huston di The Treasure of the Sierra Madre (Il tesoro della Sierra Madre, 1948) e di The Asphalt Jungle: racconta una storia, tutt'altro che romantica o eroica, di born losers, i loro sogni di emancipazione e il loro fallimento. Come dice lo stesso protagonista, i suoi complici "hanno tutti un lavoro e apparentemente conducono una vita normale. Hanno i loro problemi e in ognuno di loro c'è qualcosa di marcio". Sono uomini normali, né buoni, né cattivi, che intraprendono la via del crimine portandosi appresso i loro problemi quotidiani, come farebbe chiunque recandosi al lavoro. I criminali non sono un altro mondo, sono lo stesso mondo di tutti: baristi, impiegati, poliziotti.
L'inserimento di questa normalità nella predestinazione tipica del noir conduce da un lato alla sconfitta, ma dall'altro dilata il racconto ben oltre la definizione dei personaggi: quello che si presenta apparentemente come frutto del caso o del destino è in realtà il risultato di una necessità, la stessa che guiderà anche in seguito Kubrick nella sua analisi, spesso sarcastica e spietata, dell'impotenza dell'uomo a essere diverso da ciò che è. Il denaro è solo lo strumento illusorio di questo sogno, di una fuga cancellata alla fine dalle eliche di aerei che lo disperdono nel vento, come l'oro di The Treasure of the Sierra Madre. A Johnny Clay non resta che arrendersi, rinunciando persino a fuggire: ha preso coscienza di quello che è inesorabilmente il suo destino. La monolitica interpretazione e la maschera cupamente dura di Sterling Hayden (che ripete sostanzialmente il personaggio di The Asphalt Jungle) si sgretolano infine nel segno della rassegnazione.
Insieme a Touch of Evil di Orson Welles, The Killing chiude la stagione del noir, iniziata negli anni Quaranta, e lo fa nelle forme che hanno caratterizzato il genere nel modo più specifico: una fotografia a forti contrasti, dove i bianchi e i neri sono nettamente separati, incisi con una violenza quasi crudele, ma sempre coesistenti (tranne che nelle immagini documentaristiche e grigie della corsa); un racconto nervoso, per frammenti e scansioni nette, in brevi sequenze e salti continui da un personaggio all'altro; dialoghi secchi, essenziali, grazie anche all'apporto di Jim Thompson, uno degli scrittori più rappresentativi del genere. Ma quello che forse colpisce di più nel film, rendendolo diverso da tutti i precedenti, è il continuo lavoro sul tempo. Da un lato la voce fuori campo scandisce con ossessiva precisione cronologica e inflessioni da speaker documentaristico la collocazione temporale delle sequenze, facendoci osservare la storia dall'esterno, senza alcuna partecipazione o simpatia per i personaggi, come se i singoli frammenti delle loro storie non fossero che gli ingranaggi di un solo meccanismo; dall'altro lato, però, costringe il racconto a un continuo ritorno sui propri passi (le azioni dei singoli protagonisti sono sempre mostrate a partire da un tempo precedente a quello in cui si è conclusa l'azione degli altri). Grazie a questo incalzante montaggio alternato tutte le storie convergono verso la distruzione (the killing, appunto), ma soprattutto restituiscono la struttura e l'idea di un tempo che non trasforma le cose, ma le inchioda nella loro ripetitività.
Si apre così la lunga galleria di falliti del cinema di Kubrick, la sua continua e sarcastica riflessione sull'uomo e sulla sua falsa coscienza dei propri limiti: preistoria e futuro si mescoleranno senza soluzione di continuità in 2001: A Space Odyssey, la scalata sociale di Barry Lyndon (1975) fallirà senza riscatto possibile, il protagonista di The Shining (Shining, 1980) sarà condannato a rivivere per sempre la propria sconfitta; e quando le storie sembreranno finir bene (Dr. Strangelove, or: How I Learned to Stop Worrying and Love the Bomb ‒ Il dottor Stranamore, ovvero: come imparai a non preoccuparmi e ad amare la bomba, 1964, A Clockwork Orange e Full Metal Jacket, 1987), questo avverrà nel segno di una trionfante stupidità. Nel ventesimo secolo l'uomo non è ancora all'altezza dei propri sogni e della propria presunzione.
Interpreti e personaggi: Sterling Hayden (Johnny Clay), Coleen Gray (Fay), Elisha Cook Jr. (George Peatty), Marie Windsor (Sherry Peatty), Jay C. Flippen (Marvin Unger), Vince Edwards (Val Cannon), Ted De Corsia (Randy Kennan), Joe Sawyer (Mike O'Reilly), Timothy Carey (Nikki Arane), Jay Adler (Leo), James Edwards (guardiano del parcheggio), Kola Kwariani (Maurice Oboukhoff), Joe Turkel (Tiny).
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