The Kid
(USA 1921, Il monello, bianco e nero, 83m a 21 fps); regia: Charlie Chaplin; produzione: Charlie Chaplin per First National; sceneggiatura: Charlie Chaplin; fotografia: Roland Totheroh; montaggio: Charlie Chaplin; scenografia: Charles D. Hall; musica: Charlie Chaplin.
Una giovane donna viene dimessa da un ospedale insieme al suo bambino appena nato; è una ragazza madre che, abbandonata dal padre del bambino, si trova sola e senza mezzi. La donna decide quindi di abbandonare il piccolo sui sedili di un'elegante limousine che attende il ritorno d'una coppia benestante, insieme a un biglietto in cui prega chi troverà il neonato di amarlo e proteggerlo. Ma la vettura viene rubata e i ladri, scoperto il bambino, se ne sbarazzano. Un vagabondo lo trova. Dopo vari equivoci e incidenti, tutti si convincono che il vagabondo sia il padre del bambino e che avesse intenzione di abbandonarlo. L'uomo è quindi costretto ad 'adottare' il neonato e a occuparsene come può. Cinque anni più tardi, il vagabondo e il bambino sono molto contenti di essere insieme e si aiutano a vicenda, escogitando modi di guadagnarsi da vivere per le strade. Un giorno la madre del bambino (che nel frattempo è divenuta una celebre cantante) lo incontra; pur non riconoscendolo, sente il desiderio di aiutarlo. Il bambino si ammala e il dottore, venuto a visitarlo, scopre che il vagabondo non è il suo vero padre. Interviene l'assistenza pubblica che vuole rinchiudere il piccolo in un orfanotrofio, ma il vagabondo riesce a farlo fuggire e i due si nascondono in un dormitorio. Intanto il medico, ritrovato il biglietto scritto anni prima dalla madre del bambino, lo mostra alla donna, che fa pubblicare un annuncio su un giornale per ritrovare il figlio. Il guardiano del dormitorio legge l'annuncio e, mentre il vagabondo dorme, porta via il bambino e lo restituisce alla madre. Il giorno seguente il vagabondo lo cerca dappertutto. Dopo aver fatto uno strano sogno, viene svegliato da un poliziotto e condotto dalla madre del bambino, che lo accoglie nella sua casa.
Dall'uscita del suo primo film Making a Living (2 febbraio 1914), il 1920 fu il primo anno 'in bianco' nella carriera di Charlie Chaplin. Ma certo non fu un anno di riposo. Nel 1920 Chaplin lavorò febbrilmente alle riprese e al montaggio del primo dei suoi lungometraggi, The Kid. Il film fu realizzato con un perfezionismo e un rigore persino superiori allo standard per cui Chaplin era già famoso. Il risultato fu una delle opere più elaborate, riflessive ed equilibrate della sua carriera. Anche se The Kid non è celebrato quanto alcuni dei lungometraggi successivi (The Gold Rush ‒ La febbre dell'oro, 1925, City Lights, Modern Times o The Great Dictator), la sua costruzione non è meno straordinaria. The Kid costituisce il coronamento di un metodo e di una scuola affinati nel corso di sette anni e settanta film; è il risultato di tutto ciò che il regista aveva fatto in precedenza, e costituisce l'inizio di tutto ciò che farà in futuro. Pubblico e critica lo capirono subito e il film fu il maggiore successo che Chaplin avesse mai ottenuto.
Se The Kid rappresentò l'apoteosi nella carriera di Chaplin, più effimero ma all'epoca non meno clamoroso successo toccò al 'monello' del titolo, un bimbetto che si chiamava Jackie Coogan e che all'uscita del film aveva sei anni (ne aveva appena quattro quando Chaplin lo conobbe e lo scelse). Gli anni Venti non furono, come sarebbero stati i Trenta, anni di 'bambini prodigio' (piccoli attori consumati come Shirley Temple, Freddie Bartholomew, Mickey Rooney, Jackie Cooper): Jackie Coogan fu un precursore, la prima grande figura di bambino cinematografico. Come scrive David Robinson, "nessun attore-bambino, né nell'epoca del muto, né in quella del sonoro, ha mai superato la figura di Jackie Coogan in The Kid". Chi può dimenticarlo mentre rompe i vetri della finestra per aiutare il 'padre' a sfuggire alla polizia, o nel bellissimo travelling in cui tende le braccia mentre le autorità tentano di sottrarlo al vagabondo? Jackie Coogan si rivelò fondamentale nella genesi di The Kid. Chaplin non pensava a un film interpretato da un bambino. Fu soltanto dopo aver conosciuto Coogan che ebbe l'idea di realizzare un film con questo bambino, la cui presenza causò una piccola rivoluzione nei suoi metodi di lavoro.
Nelle produzioni precedenti (soprattutto quelle successive al 1915), Chaplin aveva lavorato sempre con una squadra stabile di comprimari formata tra gli altri da Edna Purviance, Henry Bergman e Mack Swain. A partire da The Kid, Chaplin avrà sempre accanto a sé un solo partner forte, un coprotagonista, e i suoi film saranno contrassegnati da una sorta di dualità. C'è lui, e c'è un altro. "A picture with a smile ‒ and perhaps a tear" recita la prima didascalia di The Kid. Il sorriso è opera di Chaplin; la lacrima è provocata dall'altro, che si tratti di un bambino (come in The Kid o A King in New York ‒ Un re a New York, 1957) o di una donna, capaci di suscitare la tenerezza del vagabondo. È una tenerezza che non esclude una complicità 'crudele' ai danni del mondo, ma tale crudeltà impallidisce davanti all'amore che lega i due protagonisti. Se pure, all'inizio, Chaplin tenta di sbarazzarsi del bambino, in un modo o nell'altro questo ritorna sempre da lui, come certi cani che nei cortometraggi si ostinavano a seguire il vagabondo. È l''insistenza' del bambino a conquistarlo. Nella scena successiva il vagabondo è già padre e madre del neonato, vittima di tutte le gag che ne derivano. Quando li incontriamo di nuovo è trascorso qualche anno e i due sono ora una famiglia, uniti nelle astuzie per sbarcare il lunario; sono ormai una cosa sola, come indica bene la sequenza del dormitorio, uno dei momenti più alti dell'opera di Chaplin. The Kid ci mostra la contrapposizione tra un amore vissuto senza regole, eppure in modo assolutamente felice (come quello tra il bambino e il vagabondo), e l'amore 'controllato' che le dame di carità, il medico e la polizia cercano di imporre. Le regole e l'infelicità vanno di pari passo, come dimostra allegoricamente la straordinaria sequenza del sogno. All'inizio, in un mondo angelico, regna l'armonia (la danza, come in Sunnyside, 1919). Ma poi interviene il diavolo e suscita la gelosia. Le regole mettono fine all''anarchia celeste' e scatenano la guerra. Le ali di Chaplin e quelle di Coogan iniziano a essere troppo scomode. Il film termina con un trionfo della regola che pare anche un happy end. Ma, guardando con maggiore attenzione, vediamo che è la polizia a condurre Chaplin a casa della madre, e che il film termina con una porta che si chiude. Il vagabondo e il bambino non vivranno mai più nell'anarchia felice di un tempo. Comincia l'età della ragione, ed è molto probabile che tutto finisca come nel sogno. Il bambino, almeno, sembra già un altro. Solo Charlot continua a essere ‒ e a sembrare ‒ Charlot, scrollando le ali.
Interpreti e personaggi: Charlie Chaplin (il vagabondo), Edna Purviance (la madre), Jackie Coogan (il bambino), Tom Wilson (poliziotto), May White (sua moglie), Carl Miller (seduttore), Henry Bergman (gestore del dormitorio), Chuck Reisner (bullo), Lita Grey (angelo), Albert Austin (truffatore), Monta Bell.
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