The Hustler
(USA 1961, Lo spaccone, bianco e nero, 134m); regia: Robert Rossen; produzione: Robert Rossen per 20th Century-Fox; soggetto: dall'omonimo romanzo di Walter Tevis; sceneggiatura: Sidney Carroll, Robert Rossen; fotografia: Eugene Schüfftan; montaggio: Dede Allen; scenografia: Harry Horner; consulente per il biliardo: Willie Mosconi; musica: Kenyon Hopkins.
Hustler è una parola dai molti significati: da 'persona energica' ad 'approfittatore', da 'giocatore d'azzardo' via via sino a 'imbroglione'. Qui è usata per indicare un giocatore di biliardo in qualche modo professionista, a volte con una connotazione peggiorativa. 'Fast' Eddie Felson non è un imbroglione, certo. Purtuttavia c'è in lui una sorta di aggressività irrequieta e irregolare che ogni tanto lo piglia alla gola e lo obbliga ad affrontare il mondo con una violenza vagamente canagliesca e autodistruttiva. Non vuol essere altro che un giocatore di biliardo, secondo le regole americane, con la stecca ripiegata in una valigetta che si porta dietro con l'automatismo del professionista. Gira per l'America con il suo mentore, Charlie, e non è soddisfatto: vive di piccoli guadagni sudandosi le partite nei bar e nelle sale di biliardo, fingendo, quando è possibile, di essere un goffo principiante, per meglio ingannare gli avversari. Si muove in un mondo pittoresco e aggressivo ove, di locale in locale, si disputa una sorta di ininterrotto e diseguale campionato senza confini. Ma Eddie non può accontentarsi di questo. Il suo obbiettivo è di incontrare Minnesota Fats, campione di biliardo conosciuto ovunque in America. E finalmente ci riesce. L'incontro avviene a New York, ed è epico. Ora dopo ora, bilia dopo bilia, Eddie riesce a chiudere l'Uomo Grasso in un angolo. Vince 18.000 dollari e sembra prossimo al trionfo finale. Ma qui i difetti del temperamento gli prendono la mano. Vuole che l'avversario si confessi battuto, beve, si confonde, perde tutto. Charlie vorrebbe fermarlo prima del crollo, non ci riesce, i due litigano ed Eddie lo abbandona. In una stazione d'autobus incontra una ragazza, Sarah Packard, a suo modo disperata e sola come lui: studia saltuariamente, scrive novelle, zoppica (da bambina ha avuto la poliomielite), è alcolizzata. Diventano amanti. Intanto Bert Gordon, un impresario di incontri di biliardo che lo ha visto contro Minnesota Fats, pur considerandolo un perdente nato, riconosce le sue capacità tecniche e gli propone di ingaggiarlo, tenendosi il 75% dei guadagni, se mai ve ne saranno. Eddie rifiuta e continua la sua vita errante. In un locale malfamato si diverte a dare una lezione a un giocatore arrogante, ma gli amici di questo gli rompono i pollici. Eddie, amorosamente curato da Sarah, guarisce e ora accetta l'offerta di Gordon, che lo fa andare nel Kentucky a battersi con il ricchissimo erede di una famiglia di fabbricanti di tabacco. Eddie vince senza problemi e guadagna molto denaro. Ma Bert Gordon, che vuole allontanare Sarah da Eddie e avvilirla, la seduce. Sarah, in un impeto di autodistruzione, cede e poi si suicida. Eddie capisce quanto ha sbagliato nei confronti della ragazza e vuole riconquistare il rispetto di se stesso: decide di battersi di nuovo con Minnesota Fats. E questa volta, rabbioso e disperato, vince. Ma si rifiuta di versare a Bert Gordon la percentuale che pretende e lo minaccia di morte se questi tentasse qualcosa contro di lui: Gordon finisce col rinunciare al denaro a patto che Eddie non metta mai più piede in una sala di biliardo.
Probabilmente il più bello, e sicuramente il più seducente, film di Robert Rossen, figlio di ebrei russi cresciuto nella povertà newyorkese del Lower East Side, sceneggiatore, produttore e regista dalla genialità rattenuta e convulsa e dalla vita tormentata: fu comunista, abbandonò il partito, inizialmente rifiutò di rispondere alle interrogazioni ai tempi di McCarthy, in un secondo tempo accettò, fece il nome di cinquanta colleghi ma si rifiutò sempre di tornare a Hollywood. Alcuni dei suoi film, Body and Soul (Anima e corpo, 1947), All the King's Men (Tutti gli uomini del re, 1949), They Came to Cordura (Cordura, 1959), Lilith (Lilith ‒ La dea dell'amore, 1964), per una ragione o per l'altra probabilmente resteranno nella storia del cinema. E forse più di tutti gli altri questo The Hustler, che affascinò il pubblico d'America e d'Europa con l'evocazione di uno 'sport' ‒ il biliardo a stecca con le regole americane ‒ di cui magari si ignora quasi tutto ma che emana comunque una sua carica di sapiente virtuosismo.
Come spesso accade in Rossen il tema inquietante del successo, dell'assalto, metaforico o reale, al potere e ancor più a chi lo detiene e lo utilizza, il disegno minuzioso e crudele degli umani risentimenti e delle umane imperfezioni, assume un rilievo possente e doloroso. Scandito da un collettivo momento di felicità del cinema americano del tempo e del regista stesso, il film vanta pienezza narrativa e felicità stilistica, ribadita dall'uso sapiente e già antico del bianco e nero: non a caso, in mezzo a tante nominations senza seguito, uno dei due Oscar conquistati dal film andò proprio al tedesco americanizzato Eugene Schüfftan, che era stato bravo in patria, bravissimo in Francia con Marcel Carné ed eccellente negli Stati Uniti. Inoltre, a ribadire la pienezza dell'opera, la sua perfetta aderenza a un ideale di cinema squisitamente e magistralmente divistico, ecco il gran livello dell'interpretazione. Paul Newman era in quel momento avviato a una carriera già clamorosa (paradossalmente non guadagnerà l'Oscar qui ma venticinque anni dopo, riprendendo lo stesso personaggio di Eddie Felson in The Color of Money ‒ Il colore dei soldi di Martin Scorsese). Tuttavia intorno a lui il talento non era minore. Jackie Gleason, da sempre poco conosciuto in Europa ma da sempre amatissimo in America, fu attivo al cinema e in teatro, dovette la sua grandissima popolarità alla televisione e il suo Minnesota Fats è ormai un classico. Piper Laurie è un'attrice di militanza diseguale ma di talento sottile, e George C. Scott, qui soltanto al suo terzo film, annuncia già una presenza importante e in certo senso minacciosa, da vero sergente dei marines, che, protagonista o caratterista poco conta, aveva la geniale capacità di riassumere una sotterranea cupezza da maschio americano.
Interpreti e personaggi: Paul Newman ('Fast' Eddie Felson), Jackie Gleason (Minnesota Fats), Piper Laurie (Sarah Packard), George C. Scott (Bert Gordon), Myron McCormick (Charlie Burns), Murray Hamilton (James Findlay), Michael Constantine (Big John), Stefan Gierasch (predicatore), Clifford A. Pellow (Turk Baker), Jake LaMotta (barista), Gordon B. Clarke (cassiere), Alexander Rose (segnapunti all'Ames), Carolyn Coates (cameriera alla stazione degli autobus), Carl York (giovane giocatore di biliardo all'Arthur's Pool Hall), Vincent Gardenia (barista al Bar & Grill), William Adams (vecchio dottore), Tom Aherne (barista), Charles André (cameriere al ristorante Parisien).
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