The Cameraman
(USA 1928, Il cameraman o Io… e la scimmia, bianco e nero, 78m a 24 fps); regia: Edward Sedgwick, Buster Keaton; produzione: Buster Keaton per MGM; soggetto: Clyde Bruckman, Lew Lipton; sceneggiatura: Richard Schayer, Joe Farnham; fotografia: Elgin Lessley, Reggie Lanning; montaggio: Hugh Wynn; scenografia: Fred Gabourie; costumi: David Cox.
Buster fa il fotografo di strada (dieci cents a ritratto), quando incontra Sally, segretaria al reparto attualità della Metro-Goldwyn-Mayer. Il cinema è l'avvenire, e anche Sally. Quindi Buster acquista una cinepresa usata, ossia un inverosimile catorcio, pronto a conquistare, con un sol colpo, l'amore e la gloria. Il cuore di Sally è però insidiato da Stagg, un operatore affermato; l'arcano meccanismo di una macchina da presa non è alla portata di tutti (ad esempio, la manovella va girata in senso orario); all'ufficio di Sally si accede tramite una porta a vetri, che Buster infrange sistematicamente, ma sempre in buona fede. C'è un incendio! Buster si lancia all'avventura con la sua cinepresa, aggrappandosi al primo camion di pompieri. Che però sta tornando al deposito. Via allo stadio, allora! Ma oggi non si gioca. Non importa: da solo Buster inscena una partita di baseball, recitando tutti i ruoli. Poi di corsa alla MGM, a mostrare le riprese: una donna esce dall'acqua e vola miracolosamente fino al trampolino, una corazzata solca le strade di New York, l'inquadratura si divide in quattro parti. Il filmato suscita l'ilarità di tutti, e soprattutto dell'odiato Stagg. Buster, invece, non ride. Lo dice anche Sally, che "bisogna perseverare". I due si danno appuntamento telefonico per domenica. Mentre Sally sta parlandogli al telefono, si ritrova Buster alle spalle: al primo squillo, il nostro operatore, vestito per l'occasione, è uscito di casa e ha attraversato di corsa tutta la città. A spasso con Sally, Buster dovrà vedersela prima con un autobus capriccioso e poi, in piscina, con un costume da bagno troppo largo. La sera, Stagg si porta via Sally. A Chinatown c'è un regolamento di conti tra gang rivali. Via con la cinepresa, e con una scimmietta vestita alla marinara, che Buster si è ritrovato suo malgrado come compagna. Stavolta il nostro si rivela eroico: nel pieno del massacro, tra pugnali che volano e pallottole che fischiano, lui riprende tutto, dalle angolature più rischiose ed espressive. Solo che quando torna alla MGM per mostrare il girato, scopre di aver dimenticato di inserire la pellicola. E Stagg se la ride… Ma Buster non ride, anzi sta già su una barca, a remare, mentre la scimmia manovra il timone. Oggi c'è la regata, e chissà che non ci sia qualcosa da riprendere. Su un'altra barca ci sono Sally e Stagg. Frugando tra i suoi arnesi, Buster ritrova la pellicola di Chinatown: era stata la scimmia a toglierla! Bisogna tornare alla MGM. Ma l'allegria dura poco: il motoscafo di Sally è impazzito, lei è in acqua e Stagg pensa solo a salvare la propria pellaccia. Buster si tuffa e riporta a riva l'amata svenuta. Ma mentre corre a chiedere aiuto, Stagg fa ritorno, spacciandosi per l'eroe di turno; la scimmia ha però ripreso tutto, e quando alla MGM vedono i cinesi azzuffarsi, l'incidente alla regata, il prode Buster e il vile Stagg, nessuno ride più. Neppure Buster può ridere: ignaro di tutto, è tornato a fare il fotografo di strada, senza amore e senza gloria. Ma Sally lo ritrova e gli racconta tutto. È l'amore! Una folla accorre, Buster e Sally si ritrovano al centro di applausi e coriandoli. È la gloria! Macché: è solo Lindbergh, al termine della sua trasvolata oceanica.
The Cameraman è il primo lungometraggio di Buster Keaton per la Metro-Goldwyn-Mayer, e il suo penultimo film muto. Sarà anche l'ultimo realizzato in condizioni di relativa indipendenza, e alcuni critici lo considerano già leggermente inferiore rispetto ai precedenti capolavori. Il muto sta finendo, il contratto firmato improvvidamente limita di fatto l'autonomia del comico, e dopo lo squilibrato Spite Marriage (Io… e l'amore, Edward Sedgwick 1929) inizierà un rapido e inarrestabile declino, tra alcolismo e drammi privati. Sebbene alcuni keatoniani preferiscano limitare il discorso metacinematografico del Cameraman, ponendo l'accento sul tema più generale e caro all'autore dei conflitti tra la realtà e l'illusione, la riflessione specifica sul cinema ‒ già presente in Sherlock Jr. (Calma, signori miei! o La palla n. 13, 1924) ‒ lascia trasparire qualcosa di più che un semplice pretesto illustrativo. È difficile, ad esempio, resistere alla tentazione di vedere nella sequenza della prima proiezione alla MGM un'affettuosa e raffinata parodia del cinema d'avanguardia; e nel finale, l'orgoglio tecnologico dell'operatore è spazzato via dalla semplice ‒ e straordinariamente premonitrice ‒ constatazione che l'atto di girare un film è alla portata di chiunque, persino di una scimmia. The Cameraman è anche il formidabile racconto della città moderna, oscillante tra pieni e vuoti nei quali Buster si barcamena, con la contraddittoria grazia di chi è al contempo vittima e sovrano, stretto nel minuscolo spogliatoio della piscina e sperduto nell'immenso campo di baseball, tra autobus e automobili, grattacieli e porte girevoli, viali gremiti di folla e poliziotti, sale di proiezione e bettole cinesi, scale scese e salite dal seminterrato al tetto, il tutto letteralmente per-corso a tambur battente. Emblematico in tal senso l'attraversamento fulmineo dell'intera città per raggiungere Sally ancora al telefono, cui Woody Allen mezzo secolo dopo rese un celebre omaggio in Manhattan.
The Cameraman è stato oggetto di un remake (Watch the Bird ‒ Prego sorrida, 1950) di Jack Donohue con Red Skelton, un comico popolare negli Stati Uniti, per il quale lo stesso Keaton lavorò in qualità di gagman.
Interpreti e personaggi: Buster Keaton (Buster o, in altre versioni, Luke Shannon), Marceline Day (Sally Richards), Harold Goodwin (Stagg), Sidney Bracey (Edward J. Blake), Harry Gribbon (Hennessey, il poliziotto), Edward Brophy (uomo che divide con Buster la cabina in piscina), William Irving (fotografo), Vernon Dent (uomo col costume da bagno stretto), Ray Cooke, Bert Moorhouse (Randall).
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