TEVERE (ὁ Τίβερις, Tiberis, Tibris, Thybris)
Fiume dell'Italia centrale, nasce dal Monte Fumaiolo nell'Appennino toscano e, dopo un percorso di km 403, attraversata la città di Roma, sbocca nel Mar Tirreno con un delta formato dai due bracci di Fiumara e Fiumicino.
Nei secoli, il percorso del T. subì varie modifiche, una delle quali è attestata, per esempio, nella zona dell'Isola Sacra, ad Ostia, dopo Capo due Rami, nel luogo oggi chiamato Fiume Morto. In varî tratti della via Aurelia e della Via Cassia sono stati studiati terreni particolari che testimoniano di successive modifiche di percorso del fiume attraverso i tempi. Il T. era certamente navigabile nell'antichità, come testimonia la presenza di un porto fluviale a Roma al Testaccio, ai piedi dell'Aventino.
Il T. - come tutti i corsi d'acqua dell'antichità- fu oggetto di culto. Veniva venerato sotto il nome di Tiberinus o di Pater Tiberinus, più raramente di Tiberis o Tibris (quest'ultimo di uso poetico). Si è prodotta, pertanto, una certa confusione, nella letteratura archeologica, fra le raffigurazioni del T. e quelle del dio Tiberinus e le decisioni in un senso o nell'altro appaiono soggettive. Pur costituendo il simbolo stesso della città di Roma e pur rappresentando lo stato romano e la sua potenza, il dio del T. non ebbe un culto molto sentito. Taluni studiosi hanno creduto di poter assimilare questa divinità ad altre dell'Olimpo romano, e segnatamente a Volcanus (Carcopino), Portunus (Mommsen), Vertumnus (Basanoff), Volturnus (Mommsen). Come testimonianza della venerazione di un dio Tiberinus abbiamo un'epigrafe di Diocleziano e Massimiano (C.I.L., vi, 773), che ricorda la purificazione delle fonti e degli affluenti del T., pater omnium aquarum; un iscrizione di Ostia (C.I.L., xiv, 376) che parla della dedica di una statua nella cella del padre Tiberinus, forse negli Atria Tiberina menzionati da Ovidio (Fasti, iv, 379 ss.), un'iscrizione da Orte (C.I.L., xi, 3057) che ricorda il primo altare dedicato a Tiberinus e inoltre, fuori dell'Italia, un altare marmoreo rinvenuto ad Attaleia e un'epigrafe di Cartagine. In suo onore si celebravano ogni anno le Tiberinalia (Fasti Amiternini, C.I.L., 12, p. 336), l'8 dicembre, in ricorrenza dell'anniversario della fondazione di un tempio a lui dedicato nell'Isola Tiberina, di cui non restano tracce.
Le rappresentazioni figurate del T. sono piuttosto numerose, anche se sostanzialmente esse si riducono ad un'unica tipologia, ripetuta con varianti più o meno essenziali: quella della figura barbata semisdraiata, pressoché ignuda e recante varî attributi. Anche il tipo fondamentale del T. non è, del resto, una creazione originale; esso deriva nelle sue linee generali dalle rappresentazioni di fiumi nell'arte ellenistica.
L'opera più nota ed illustre è la statua proveniente dall'Iseo Campense in Roma (presso S. Maria della Minerva), ora al Museo del Louvre a Parigi, rinvenuta nel 1512. L'anno seguente dalla stessa località veniva in luce una statua (analoga per tipo e simmetrica per disposizione), rappresentante il Nilo (v.), oggi al Museo Vaticano. Il T. è ritratto come un uomo barbuto e dalle membra vigorose, semisdraiato su di un plinto dalla superficie increspata ad imitare il movimento delle onde; la figura, quasi del tutto ignuda, reca nella mano sinistra un remo che appoggia contro la spalla, mentre la mano destra fa forza contro il suolo e sostiene una cornucopia colma di frutti, presso la quale è un gruppo con i gemelli allattati dalla lupa; una corona vegetale circonda la testa. La statua, in marmo bianco a grana fine, forse pentelico, è di gusto accademico e sembrerebbe potersi datare ad età adrianea, sia per il gusto classicheggiante, che per il tipo dei rilievi che ornano il plinto di base con scene relative alla nascita di Roma. Una simile tipologia si ritrova in una statua in marmo bianco nella Villa d'Este a Tivoli (già a Palazzo Corsini in Roma); una statua originariamente raffigurante una divinità fluviale nel Palazzo Senatorio in Campidoglio, il Tigri, e restaurata nel XVI sec. come T.; una statua di piccolo formato del museo di Ostia usata come mostra d'acqua; sempre nel museo di Ostia, un rilievo oggi disperso presentava una figura semisdraiata del T. appoggiata alla prora di una nave, come è nelle monete di Antonino Pio e di Marco Aurelio; un rilievo di Vilia Medici raffigurante il frontone del Tempio di Marte Ultore nel Foro di Augusto ci mostra disposte araldicamente, due figurazioni di fiumi, di cui quella di destra potrebbe essere relativa al Tevere. Il fregio flavio del Foro di Nerva presenta la figura della dea Fons emergente da un masso roccioso, presso cui è T. sdraiato. Un altare da Ostia al Museo Nazionale Romano presenta sulla faccia posteriore una scena complessa relativa all'esposizione dei gemelli al fiume, che compare nella sua tradizionale iconografia.
L'Ara Casali del Vaticano presenta su due dei quattro riquadri relativi al mito delle origini di Roma, la figurazione del fiume.
Nell'Arco di Costantino, la personificazione del T. (poco più che una silhouette per le cattive condizioni della scultura), compare nel bassorilievo con scena di battaglia presso Ponte Milvio. In un rilievo del Palazzo Rondanini a Roma, assai frammentario, si era voluto vedere (v. Duhn) una figurazione relativa al mito dello sbarco nell'Isola Tiberina dei serpenti di Esculapio e forse rappresentare non tanto la personificazione del T. quanto il dio Tiberinus; ma si tratta in realtà di una divinità fluviale non altrimenti identificabile.
L'iconografia tradizionale si ha anche in pitture, in una delle scene rappresentate nel colombario Esquilino, relativa alle origini di Roma; a Pompei, nella Casa di Romolo e Remo, in una pittura parietale del III stile. In un disegno degli inizî del XIX sec., che presenta la riproduzione di un affresco della Villa Adriana (ora scomparso), con la figura di Marte in atto di affidare i gemelli al Tevere.
La personificazione del T. compare sovente nelle monete imperiali, in tre fondamentali iconografie: la più comune corrisponde al tipo della statua del Louvre, e compare su monete di Antonino Pio e di Marco Aurelio. In una moneta di Alessandria, il T. è ritratto in atto di stringere la mano del Nilo; la sola testa del T. compare, infine, in alcuni piccoli bronzi.
Bibl.: Nome: P. Aebischer, Sopra alcuni nomi di fiumi toscani probabilmente pre-etruschi, in St. Etr., II, 1928, p. 287 ss. Culto: J. Carcopino, Virgile et les origines d'Ostie, Parigi 1919; A. Momigliano, Thybris pater, Torino 1938; Th. Mommsen, C.I.L., I2, p. 325; V. Basanoff, Venus du Forum et de la Necropole d'Orvieto, in Rev. Hist. Relig., CXXVI, 1943, p. 5 ss.; Th. Mommsen, C.I.L., I2, p. 327. Statua del Louvre: J. Le Gall, Les bas-reliefs de la statue du Tibre, in Rev. Arch., XXII, 1944, p. 39 ss. Statua della Villa d'Este: Matz-Duhn, Antike Bildwerke in Rom, I, Lipsia 1881-2, p. 573; L. Du Jardin, Del simulacro tiberino di Marforio e delle statue affini, in Mem. Pont. Acc. Arch., III, 1932, p. 56. Statua del Palazzo Senatorio: C.O.F.J.B. conte Clarac, Musée de Sculpture antique et moderne, IV, Parigi 1841, p. 314, n. 1819. Rilievo di Ostia: D. Vaglieri, in Not. Sc., 1912, p. 49, fig. i. Rilievi di Villa Medici: R. Bloch, L'ara pietatis augustae, in Mel. Ec. Fr. Rome, LVI, 1938, p. 81. Fregio del Foro di Nerva: P. H. Blanckenhagen, Flavische Architektur und ihre Dekoration untersucht am Nervaforum, Berlino 1940, pp. 121; 123 ss.; 133 (cfr. G. Becatti, in Crit. Arte, VI, 1941, p. VII). Ara da Ostia al Museo Nazionale Romano: P. Ducati: L'ara di Ostia, in Mel. Ec. Fr. Rome, XXVI, 1906, p. 483 s. Ara Casali al Vaticano: E. Massial, La base Casali, in Mel. Ec. Fr. Rome, XXIII, 1903, p. 24 s. Rilievo dell'Arco di Costantino [album], Milano 1955, fig. 38). Rilievo Rondanini: F. v. Duhn, Due bassorilievi del Palazzo Rondanini, in Röm. Mitt., I, 1886, p. 167 ss.; E. Paribeni, in Palazzo Rondanini, Roma 1964, cat. n. 25, fig. 120. Pittura dell'Esquilino: M. Borda, La Pittura Antica, Milano 1958, p. 173. Pittura pompeiana: K. Schefold, Die Wände Pompejis, Berlino 1957, p. 194. Pittura della Villa Adriana: P. Gusman, La villa imperiale de Tibur, Parigi 1904, p. 217. Rappresentazioni monetali: H. Mattingly-E. A. Sydenham, Roman Imperial Coinage, Londra, II, 1926, pp. 69, n. 442; 201, n. 378; 202, n. 383; 350, n. 79; J. Vogt, Alexandrinische Münzen, Stoccarda 1924, p. 129. In generale: J. Le Gall, Le Tibre, fleuve de Rome, dans l'Antiquité, Parigi 1953; id., Recherches sur le culte du Tibre, Parigi 1953 (gli studî più completi e più aggiornati e con vasta bibliografia).