Tevere (Tevero)
Fiume dell'Italia centrale; nasce dal Monte Fumaiolo, nell'Appennino tosco-emiliano, e dopo un corso di 396 km, svolgendo il quale passa per la Toscana, l'Umbria, il Lazio, e bagna Roma, va a sfociare nel Tirreno con una foce a due rami, che si formano a Capo Due Rami. L'antico nome del fiume sarebbe stato Albula (Virgilio Aen. VIII 330-333; Isidoro Etym. XIII XXI 27; G. Villani I 25).
È citato molte volte da D., spesso in funzione di altri luoghi. Così in Ep XI 22 Et ad vos haec sunt maxime qui sacrum Tiberim parvuli cognovistis, ove il T. sta per Roma, a stigmatizzare con maggior forza il comportamento dell'alto clero di nascita romana; in If XXVII 30, ove il settore dell'Appennino che da un lato limita il Montefeltro è il giogo di che Tever si diserra; in Pd XI 106, ove la Verna è il crudo sasso intra Tevero e Arno.
Le citazioni del fiume assumono significato più ampio, regionale, in Cv IV XIII 13, ove i Latini... da la parte di Po sono distinti da quelli da la parte di Tevero, e in Ep VII 23, ove per indicare Firenze D. usa un'ampia immagine metaforica: Quippe nec Pado praecipiti, nec Tiberi tuo criminosa potatur, verum Sarni fluenta torrentis adhuc rictus eius inficiunt, et Florentia, forte nescis?, dira haec pernicies nuncupatur.
Alla foce del T. il poeta immagina che si adunino le anime destinate alla salvazione, in attesa di essere accolte nel vasello dell'angelo nocchiero, che le trasporterà all'isola del Purgatorio: cfr. Pg II 100-105.
In due citazioni, una diretta (Pg II 101 dove l'acqua di Tevero s'insala), l'altra indiretta (XXV 86, ove il T. è una de le rive), appare evidente il significato allegorico della localizzazione: in contrapposizione all'Acheronte, il fiume dei dannati, il T., che chiaramente indica Roma come centro della cristianità, è il fiume alla cui foce (ove s'insala) si raccolgono le anime destinate alla salvezza eterna; come nota il Buti, " Angelus revertitur nunc versus ostium Tiberis, quia omnis anima salvanda transit per passum illum, scilicet per praecepta romanae Ecclesiae "
Diretta e contestuale al racconto la citazione di Mn II IV 10, ov'è narrato l'episodio di Clelia la quale, sfuggita a Porsenna, rientra a Roma traversando il Tevere.
Bibl. - G. Federzoni, Noterella dantesca; i viaggi dell'angelo dalla foce del T. all'isola del Purgatorio, in " Fanfulla della Domenica " XXXIII n. 15 (9 apr. 1911); ID., Piccola coda alla " queu " della foce del T., ibid. XXXIII n. 17 (23 apr. 1911); P. Nadiani, Nei luoghi di D.: D. alle sorgenti del T. (studio novo), in " Il VI centenario dantesco " II (1915) 26-30.