tetragono
Probabile ‛ hapax ' dantesco (Pd XVII 24 avvegna ch'io mi senta / ben tetragono ai colpi di ventura, cioè " fermo, come gli oggetti che posano sopra base quadrangolare ", Torraca), che riprende il τετράγωνος di Aristotele (Eth. Nic. I 10 1100b 21) probabilmente attraverso s. Tommaso Eth. Nic. exp. I lect. XVI n. 193 " Sed tetragonum nominat perfectum in virtute ad similitudinem corporis cubici... Et similiter virtuosus in qualibet fortuna bene se habet ". Il termine è noto per l'unico esempio della Commedia, nel senso metaforico entrato nel linguaggio comune.
Se dunque non rappresenta una novità assoluta rispetto alla tradizione medievale, il termine dantesco ha però il pregio di aver immesso nell'uso volgare e in un'alta topica proverbiale (così Bernardo Davanzati: " per governare la repubblica ben tetragono a' colpi di ventura ", dal tacitiano " firmior adversus fortuita ") l'alone figurato solo implicito nell'accostamento del termine latino a una condizione d'animo: definitivamente trasferendo t. dall'idea di " perfetto " (associata alla nozione del cubo, da ogni lato identico a sé stesso) a quella di " saldo ", " incrollabile ", " resistente ", connessa allo stesso emblema di statica solidità.
Bibl. - E. Proto, Ben tetragono ai colpi di ventura, in " Bull. " XIX (1912) 134-137; A. Pézard, D. sous la pluie de feu, Parigi 1950, 406-408; N. Vianello, Il c. XVII del Paradiso, in Lect. Scaligera III 590 n. 4.