testi argomentativi
Tra i possibili criteri di classificazione del testo in generi o tipi (➔ testo, tipi di) è invalso – soprattutto in ambito didattico – un modello di carattere funzionale-cognitivo basato sull’intersezione di atti linguistico-comunicativi e relative matrici cognitive (cfr. Werlich 1976; Lavinio 1990). In tale tipologia, i testi argomentativi corrispondono a macroatti linguistici che presuppongono un ragionamento e si propongono come fine la dimostrazione o la persuasione circa la validità di una tesi (o opinione), attraverso la scelta, la disposizione e la formulazione di specifici argomenti (o prove).
Tipicamente argomentativi sono, per la varietà orale, generi come la discussione, il dibattito e l’intervista; per la varietà scritta, l’editoriale, la recensione, il saggio scientifico, il testo pubblicitario e la tesi di laurea. Generalmente un singolo testo ha parti ascrivibili a più tipologie: ad es., il brano (1), estratto da un’opera saggistica di tipo scientifico-divulgativo, è di carattere argomentativo in quanto l’autore esprime un giudizio attraverso il pronunciamento di una tesi («in logica si limitano i connettivi ai quattro moschettieri») supportata da specifici argomenti:
(1) Il motivo per cui in logica si limitano i connettivi ai quattro moschettieri (negazione, congiunzione, disgiunzione e implicazione) è che si può dimostrare che ogni altro possibile connettivo è esprimibile attraverso una loro combinazione. Anzi, poiché già sappiamo che i quattro connettivi sono in realtà riducibili a due soli, ogni possibile connettivo è esprimibile attraverso una combinazione di negazioni e congiunzioni (Piergiorgio Odifreddi, Il diavolo in cattedra, Torino, Einaudi, 2003, p. 81).
Nella ➔ retorica antica l’argumentatio occupa la parte centrale dell’orazione insieme alla propositio (o narratio) e corrisponde al luogo in cui propriamente vengono elaborate le prove favorevoli alla tesi (probationes), suddivise in prove non tecniche (o inartificiales) e prove tecniche (o artificiales). Le prove non tecniche sono indipendenti dalla pratica retorica e possono riguardare fatti come la giurisprudenza sui temi della discussione, i giuramenti, le testimonianze o le dicerie. Le prove tecniche riguardano invece la pratica retorica e si distinguono in prove di fatto (o signa), prove induttive e prove deduttive. L’argumentatio è inoltre suddivisa in probatio (o confirmatio) della tesi dell’autore e in refutatio (o confutatio) delle ragioni dell’avversario (cfr. Lausberg 1969; Mortara Garavelli 1988a e 1988b).
Nella teorizzazione moderna ogni testo argomentativo è caratterizzato dalla presenza di un tema su cui avviene la discussione, da soggetti dell’argomentazione, ossia il protagonista che si propone di dimostrare o persuadere e l’antagonista (reale o fittizio) che deve essere convinto o persuaso, e dal ragionamento in senso stretto, che il protagonista mette in atto per raggiungere i propri obiettivi comunicativi (cfr. Lo Cascio 1991).
Il ragionamento, che corrisponde al nucleo del testo argomentativo, possiede una struttura interna minimale, in cui devono necessariamente figurare almeno tre categorie o funzioni, quali l’«opinione», l’«argomento» e la «regola generale» (cfr. Toulmin 1958). L’opinione corrisponde all’ipotesi avanzata o alla pretesa che viene inferita; l’argomento è il dato, la prova o il fatto presentato a sostegno dell’opinione; e la regola generale è la garanzia sulla cui base viene giustificata la relazione tra opinione e argomento. Una frase come:
(2) poiché nessun candidato è onesto non è giusto votare
è dunque un’argomentazione, in quanto contiene un’opinione («non è giusto votare») e un argomento («nessun candidato è onesto»), espliciti, e una regola generale («si devono votare solo i candidati onesti»), implicita e ricostruibile per inferenza.
Non è invece un’argomentazione, ma una semplice asserzione, la frase:
(3) non è giusto votare
dove a sostegno di quanto affermato non viene posto nessun argomento.
Opinione, argomento e regola generale devono essere presenti in ogni testo argomentativo, anche se spesso solo l’opinione e l’argomento sono lessicalizzati e la regola generale rimane nella maggior parte dei casi implicita.
Oltre all’opinione, all’argomento e alla regola generale esistono categorie accessorie, quali il «qualificatore», la «fonte», la «riserva» e il «rinforzo» (cfr. Lo Cascio 1991). Il qualificatore serve a sfumare la portata di opinioni e argomenti indicando il grado di verità attribuito all’enunciato, funzione che in (4) è esercitata da probabilmente:
(4) se Giorgio non è ancora qui è perché probabilmente l’aereo è arrivato in ritardo
La fonte è l’origine delle garanzie e viene utilizzata per attribuire credito alla regola generale o all’argomento:
(5) se Giorgio non è ancora qui è perché l’aereo, stando a quanto hanno riferito fonti ufficiali, è arrivato in ritardo
La riserva è costituita da argomenti che limitano quelli usati a sostegno dell’opinione, tali da suggerire una conclusione alternativa a quella proposta:
(6) se Giorgio non è ancora qui è perché l’aereo è arrivato in ritardo. A meno che non si sia fermato al bar
Limitativo è anche il rinforzo, che non propone conclusioni alternative ma ammette l’esistenza di un’opinione diversa, rispetto alla quale l’argomento della tesi sostenuta è considerato tuttavia più efficace:
(7) se Giorgio non è ancora qui è perché l’aereo è arrivato in ritardo, nonostante sia partito da Torino in perfetto orario.
L’ordine delle categorie argomentative non è rigido, ma varia in relazione a ragioni di carattere stilistico o pragmatico (➔ contesto). La frase:
(8) non bisogna votare perché non c’è un candidato onesto
è equivalente semanticamente a (2), ma è diverso l’ordine in cui sono disposte le categorie argomentative. L’ordine tesi-argomento di (8) può essere preferibile in contesti in cui è richiesta una maggiore enfasi informativa sull’argomento, ad es. quando la tesi sia già nota all’interlocutore, come nel caso in cui l’enunciato che precede è del tipo di (9):
(9) perché non bisogna votare?
A seconda della quantità e della complessità degli argomenti espressi, è possibile inoltre suddividere l’argomentazione in «semplice», «multipla» e «a grappolo» (Lo Cascio 1991). Mentre l’argomentazione semplice consiste in una coppia opinione-argomento, di cui un esempio è in (2), l’argomentazione multipla prevede più argomenti coordinati e direttamente operativi a sostegno di una stessa opinione, come in (10):
(10) le vacanze in bassa stagione sono migliori perché le città non sono invase dai turisti e i prezzi sono più convenienti
L’argomentazione a grappolo prevede invece la presenza di più argomenti a supporto di altri argomenti, senza che questi entrino in relazione diretta con l’opinione. In (11) il primo argomento («gli animali negli allevamenti vengono maltrattati») si lega in modo diretto all’opinione, mentre il secondo argomento («la loro vita media è inferiore rispetto a quella degli animali allo stato brado») è collegato direttamente al primo:
(11) bisogna evitare di nutrirsi di carne perché gli animali negli allevamenti vengono maltrattati. Infatti la loro vita media è inferiore rispetto a quella degli animali allo stato brado
Tanto per l’argomentazione multipla quanto per quella a grappolo, inoltre, i diversi argomenti non sono necessariamente riferiti a una stessa regola generale, ma è più frequente che siano legati ciascuno a una regola generale propria, pur supportando nell’insieme la stessa tesi:
(12) Benché sia circondato da stupidi, che cercano in tutti i modi di creargli dei problemi, Asterix ha un alleato che tutti vorremmo avere: una pozione magica, che lo rende invincibile. Non ha desideri di potere, né ambizioni di ricchezza: se beve la pozione è solo per difendere le ragioni del proprio buon senso contro l’idiozia che lo circonda; perché, a differenza di Superman, il suo nemico non è il male, ma una cosa assai meno epica e molto più quotidiana: la stupidità, appunto («Il Sole 24 ore» 7 ottobre 1999).
Le funzioni e i legami tra le diverse categorie argomentative possono essere recuperati attraverso inferenze, oppure essere segnalati da specifici indicatori linguistici. In assenza di indicatori, le funzioni argomentative sono ricostruite ricorrendo al patrimonio generale di conoscenze del lettore (chiamato anche enciclopedia), come in (13), dove il primo degli argomenti introdotti («Sui giornali, pagine di celebrazioni sul quarantennale di Love me do») viene assunto a sostegno dell’opinione («Beatles, ovvero l’inesorabilità degli anniversari») alla condizione di possedere nella propria enciclopedia che “Love me do” è il titolo del primo singolo registrato dai Beatles:
(13) Beatles, ovvero l’inesorabilità degli anniversari. Sui giornali, pagine di celebrazioni sul quarantennale di Love me do («Il Sole 24 ore» 6 ottobre 2002)
Funzioni e legami tra categorie argomentative possono essere inferite anche partendo dalle relazioni logico-semantiche già presenti nel testo, come in (14):
(14) Oggi i libri sono i nostri vecchi. Non ce ne rendiamo conto, ma la nostra ricchezza rispetto all’analfabeta (o di chi, alfabeta, non legge) è che lui sta vivendo e vivrà solo la sua vita e noi ne abbiamo vissute moltissime (Umberto Eco, “Perché i libri allungano la nostra vita”, in Id., La bustina di Minerva, Milano, Bompiani, 2000, p. 203)
Nel parlato, inoltre, nel processo di ricostruzione delle inferenze interviene anche l’➔intonazione.
Quando le relazioni argomentative sono codificate (cioè espresse linguisticamente), è invece possibile distinguere specifici indicatori con la funzione di introdurre le diverse categorie argomentative. Tra i più comuni, per segnalare l’opinione in posizione postargomentale sono usati ➔ connettivi di carattere conclusivo come quindi, dunque, di conseguenza, perciò e pertanto; mentre quando l’opinione precede gli argomenti sono più frequenti indicatori complessi come sono dell’opinione che e debbo supporre che o ancora, soprattutto se in inizio di enunciato e nella varietà del parlato, credo o penso (cfr. Cignetti 2009):
(15) Credo che Lea Ritter Santini stia svolgendo, dalla sua cattedra di germanistica a Münster, una preziosa opera di raccordo fra la cultura tedesca e l’Italia. Basterebbe, al riguardo, citare alcuni libri che, grazie alle sue cure, sono potuti uscire negli ultimi anni presso “ll Mulino” («L’Indice» 8, 1985)
Per introdurre l’argomento sono usati connettivi come poiché, perché, infatti, o indicatori complessi come considerato che e visto che. Nelle frasi implicite, può assumere funzione di indicatore argomentativo anche il ➔ gerundio, come in (16), dove essendo introduce un nesso logico di tipo causale che qualifica l’enunciato in cui interviene come argomento dell’opinione precedentemente espressa («Storie, dunque, che solo [...] e addirittura quasi la smentiscono»):
(16) Due storie di quarantenni, Cesare e Alessandro, con famiglie dissestate, con la presenza per ognuna di un figlio. Storie, dunque, che solo lontanamente vanno in sintonia con la realtà biografica dei loro autori; e addirittura quasi la smentiscono, essendo soprattutto storie d’invecchiamento («L’Indice» 7, 1992)
La regola generale (che non necessariamente compare in modo esplicito) può essere introdotta da dato che, in base a o anche si sa che. Quando compare in posizione iniziale, tuttavia, la regola generale è spesso priva di introduttori linguistici:
(17) Il problema scatena la ricerca, l’esercizio la blocca: chi fa un esercizio non deve inventare niente, non deve discutere, non deve sbagliare. Da questo punto di vista l’insegnamento delle scienze tende dunque a essere un insegnamento non scientifico («Corriere della sera» 31 gennaio 1997)
Per quanto riguarda le categorie accessorie, il qualificatore può essere introdotto da forse, probabilmente, certamente o anche dall’uso modale dei verbi dovere e potere (➔ modali, verbi), mentre la fonte può essere introdotta da a quanto dice o secondo il parere di. La riserva è introdotta da a meno che, tranne che e il rinforzo da nonostante, sebbene (cfr. Lo Cascio 1991). Inoltre, uno stesso indicatore può introdurre categorie diverse, come in (18) e (19) dove anche se è usato nel primo caso per segnalare un rinforzo, e nel secondo per introdurre una riserva:
(18) Possibile, si sono domandati molti, che Dante, sia pure giovane, abbia speso tanto tempo nella stesura di questa grande “battaglia per la deflorazione”? Tutto il suo sperimentalismo è stato sì incentrato sull’amore, ma un amore sublimato, che finisce per identificare l’amata con la filosofia o con una messaggera divina. E anche se esistono alcuni componimenti suoi comico-burleschi, e se il linguaggio dell’Inferno è aperto a espressioni volgari od oscene, statisticamente la quantità di termini del “Fiore” assenti nell’opera di Dante preoccupa («Il Sole 24 ore» 8 aprile 2001)
(19) Su Epifani è già cominciata la costruzione dell’immagine, ma gli effetti appaiono ancora incerti. Il nuovo segretario si fa sorprendere mentre legge “Interismi” di Beppe Severgnini, e questo è popolare. Ama i saggi di filosofia politica, e questo è aristocratico, anche se bisognerebbe specificare quali saggi e di chi, altrimenti non vale, e sono due punti in meno (Edmondo Berselli, La Cgil da Tex Willer a Indiana Jones, «Il Sole 24 ore» 22 settembre 2002)
Solo in (19) infatti viene effettivamente ammessa una conclusione diversa da quella suggerita dalla tesi («bisognerebbe specificare quali saggi e di chi»), mentre in (18) la presenza delle alternative suggerite («esistono alcuni componimenti suoi comico-burleschi» e «il linguaggio dell’Inferno è aperto a espressioni volgari od oscene»), apparendo più deboli della tesi, ne avvalorano di fatto la scelta.
La scelta di uno specifico indicatore argomentativo, inoltre, può essere dovuta a ragioni di carattere stilistico o distribuzionale. Tra i connettivi di argomento, ad es., perché e infatti sono difficilmente compatibili con la posizione iniziale:
(20) Purtroppo mi capita spesso di voler partecipare a molte iniziative e devo dire di no, perché la gestione della mia situazione non lo consente. E poi basta un allarme all’ultimo minuto e persino impegni presi e pianificati con largo anticipo, vanno all’aria («La Repubblica» 6 febbraio 2009)
(21) *perché la gestione della mia situazione non lo consente, purtroppo mi capita spesso di voler partecipare a molte iniziative e devo dire di no
Per contro, non è sottoposto a restrizioni di posizione l’indicatore poiché, benché il suo uso sia preferibile in posizione iniziale:
(22) poiché la gestione della mia situazione non lo consente, purtroppo mi capita spesso di voler partecipare a molte iniziative e devo dire di no.
Il testo argomentativo può essere di tipo dimostrativo (o apodittico; ➔ retorica nella terminologia antica) oppure persuasivo. Il testo argomentativo dimostrativo parte da premesse certe e universali e giunge a conclusioni vere. Formalmente, in esso l’argomento tende a coincidere con la regola generale, ovvero l’opinione tende ad essere fondata su prove di valore universale.
Benché caratteristici di questa tipologia siano indicatori linguistici del tipo posto che o visto che per l’argomento e ne segue che o si deduce che per l’opinione, a caratterizzare il testo argomentativo dimostrativo è proprio il carattere di virtuale necessità della conclusione, per cui può essere sufficiente che l’argomento sia introdotto da un indicatore come poiché e la tesi segnalata dal solo futuro nel verbo, come in (23):
(23) Poiché ogni espressione irrazionale numerica è un numero reale e poiché l’espressione irrazionale letterale lo diventa anch’essa quando, alle lettere che in essa figurano, vengono sostituiti i numeri di un particolare insieme, le operazioni sulle espressioni irrazionali godranno di tutte quelle proprietà formali che caratterizzano le stesse operazioni con i numeri reali (Roberto Ferrauto, Elementi di algebra, Roma, Dante Alighieri, 1985, p. 30)
Il testo argomentativo persuasivo parte invece da premesse non universali e giunge a conclusioni verosimili. Le argomentazioni persuasive possono essere di tipo associativo o dissociativo. Quelle che seguono procedimenti di tipo associativo stabiliscono affinità e somiglianze tra elementi diversi, al fine di esprimere un giudizio sull’uno per mezzo dell’altro, mentre quelle che seguono procedimenti di tipo dissociativo si propongono di spezzare i legami tra elementi considerati in relazione di reciproca solidarietà (Perelman & Olbrechts-Tyteca 1958).
Le argomentazioni associative possono esprimere rapporti di tipo quasi logico, rapporti basati sulla struttura del reale oppure rapporti fondativi della struttura del reale. L’argomentazione persuasiva quasi logica adotta procedimenti e schemi formali tipici dell’argomentazione dimostrativa, attribuendo al testo un’impronta di razionalità e di universalità anche se sostiene opinioni rientranti nell’ambito del verosimile e del soggettivo. L’es. (24) mostra un uso della formula correlativa se è vero che ... allora si può dire che, tipica delle dimostrazioni, benché la regola generale evocata non sia dotata del carattere della necessità:
(24) Se è vero che le differenze tra i popoli affiorano soprattutto nel modo di mangiare, allora si può dire che non siamo noi a fare colazione ma è la colazione a fare noi («La Repubblica» 15 marzo 2009)
L’argomentazione basata sulla struttura del reale si fonda sui giudizi o le credenze già accettati dall’uditorio per sostenere opinioni che vengono messe in rapporto di solidarietà con tali giudizi:
(25) Prodi ascolta gli interventi e prende appunti. Infine lancia un avvertimento: «Gli enti locali dovranno rispettare rigorosissimi criteri di gestione delle risorse. Il che non vuol dire chiudere i rubinetti, perché altrimenti si bloccherebbe la programmazione» («La Repubblica» 22 febbraio 2006)
L’es. (25) corrisponde a un argomento pragmatico, ovvero a una relazione che esprime una consequenzialità tra due elementi in cui la tesi si fonda sugli esiti favorevoli o sfavorevoli dell’evento introdotto.
Oltre a tipi come questi, compresi nei ‘legami di successione’ e fondati sul nesso causale (per cui, ad es., alla causa segue l’effetto), dove la sequenza temporale degli eventi assume un ruolo prioritario, le argomentazioni basate sulla struttura del reale possono anche riguardare relazioni il cui rapporto temporale è posto in secondo piano e dove è invece centrale il rapporto reciproco tra i fenomeni presentati, come ad es. tra persone e azioni o tra un individuo e un gruppo. A questi tipi, detti legami di coesistenza, appartiene l’argomento in (26):
(26) C’è sempre una fregatura, anche nelle migliori idee. Si viene a sapere infatti che l’editore Guida ha stipulato un accordo con cinque aziende del Salernitano, in base al quale 1500 lavoratori, con la busta paga di aprile, ricevono un libro scelto nel catalogo della casa editrice napoletana. Evidentemente la necessità aguzza l’ingegno («Il Sole 24 ore» 30 marzo 2000)
L’argomentazione fondativa della struttura del reale istituisce invece relazioni tra elementi in modo tale da strutturare o modificare la percezione della realtà. Ciò può avvenire attraverso un’esemplificazione, cioè un procedimento di tipo induttivo, come in (27):
(27) Il mondo bancario italiano sta comunque cercando di rinnovarsi. Cariplo, per esempio, consente di effettuare una serie di operazioni sul proprio conto corrente, dal saldo al pagamento di bollette, alla compravendita di obbligazioni («il Corriere della sera» 4 ottobre 1997)
Può anche istituire relazioni tra giudizi su un fatto in discussione e giudizi su fatti già accettati dall’uditorio. In (28), ad es., attraverso il ricorso all’analogia viene istituito un rapporto tra un fatto passato e riconosciuto come vero («Negli anni cinquanta [...] fu coniata da Bruno Zevi la fortunata immagine del “libro di storia accanto al tecnigrafo”») e un fatto presente, esito di un giudizio del parlante («l’odierna necessità di “libri di iconografia accanto al codice dei Beni Culturali”»):
(28) Negli anni cinquanta, per significare l’importanza della ricerca storico-critica nel progetto di architettura, fu coniata da Bruno Zevi la fortunata immagine del “libro di storia accanto al tecnigrafo”. Analogamente, si potrebbe dire dell’odierna necessità di “libri di iconografia accanto al codice dei Beni Culturali” («La Repubblica» 20 dicembre 2008)
L’argomentazione dissociativa, infine, coincide con il distanziamento da un’opinione già accolta dall’uditorio. Al fine di eliminare un’incompatibilità tra elementi, comune a ogni atto di dissociazione, si può ricorrere, ad es., alla ridefinizione, per cui un concetto comunemente ammesso viene messo in discussione (esplicitamente o implicitamente) attraverso una nuova definizione, oppure attraverso un’estensione d’ambito, come in (29):
(29) Se per politiche volte alla promozione della concorrenza intendiamo allora politiche volte non a garantire la presenza di un numero elevato di imprese bensì la contendibilità del mercato, esse risultano auspicabili anche in presenza di monopolio naturale. Queste considerazioni suggeriscono l’idea che il monopolio legale non è l’unica forma né quella necessariamente più efficiente per regolamentare un monopolio naturale (Rosella Levaggi, Il monopolio naturale, in Economia pubblica, a cura di A. Fossati, Milano, Franco Angeli, 1988, p. 139).
Cignetti, Luca (2009), Semantiche di credo nello scritto e nel parlato. Analisi corpus driven, in Sintassi storica e sincronica dell’italiano. Subordinazione, coordinazione, giustapposizione. Atti del X congresso della Società Internazionale di Linguistica e Filologia Italiana (Basilea, 30 giugno - 3 luglio 2008), a cura di A. Ferrari, Firenze, Cesati, 3 voll., vol. 3º, pp. 913-928.
Lausberg, Heinrich (1949), Elemente der literarischen Rhetorik. Eine Einführung für Studierende der romanischen Philologie, München, Max Hueber Verlag (trad. it. Elementi di retorica, Bologna, il Mulino, 1969).
Lavinio, Cristina (1990), Teoria e didattica dei testi, Firenze, La Nuova Italia.
Lo Cascio, Vincenzo (1991), Grammatica dell’argomentare. Strategie e strutture, Firenze, La Nuova Italia.
Mortara Garavelli, Bice (1988a), Textsorten/Tipologia di testi, in Lexikon der romanistischen Linguistik (LRL), hrsg. von G. Holtus, M. Metzeltin & C. Schmitt, Tübingen, Niemeyer, 8 voll., vol. 4º (Italienisch, Korsisch, Sardisch), pp. 157-168.
Mortara Garavelli, Bice (1988b), Manuale di retorica, Milano, Bompiani.
Perelman, Chaim & Olbrechts-Tyteca, Lucie (1958), Traité de l’argumentation. La nouvelle rhétorique, Paris, Presses Universitaires de France (trad. it. Trattato dell’argomentazione. La nuova retorica, Torino, Einaudi, 1966).
Toulmin, Stephen (1958), The uses of argument, Cambridge, Cambridge University Press (trad. it. Gli usi dell’argomentazione, Torino, Rosenberg & Sellier, 1975).
Werlich, Egon (1976), A text grammar of English, Heidelberg, Quelle & Meyer.