testa
Parola adoperata in tutte le opere di D., ma con frequenza notevolmente più alta nella Commedia (40 volte su 50 occorrenze complessive, incluse le 5 del Fiore), legandosi in particolare il vocabolo (in alternativa col sinonimo ' capo ' [v.], ma con la possibilità di un impiego anche in rima: 15 volte) alla varia rappresentazione fisica delle anime e dei loro supplizi: ciò che spiega la diversa distribuzione di t. nelle varie cantiche (22 volte nell'Inferno, 13 nel Purgatorio, 5 nel Paradiso). Non si registra mai nel Detto.
In senso fisico e letterale: Vn XXIII 8 pareami che donne la covrissero, cioè la sua testa, con uno bianco velo; Cv IV XXIX 5 Da te a la statua fatta in memoria del tuo antico non ha dissimilitudine altra, se non che la sua testa è di marmo, e la tua vive (citazione da Giovenale Sat. VIII 54-55 " Nullo quippe alio vincis discrimine, quam quod / illi marmoreum caput est, tua vivit imago "); If VII 113 Queste si percotean non pur con mano, / ma con la testa e col petto e coi piedi; XII 122 vidi gente che di fuor del rio / tenean la testa e ancor tutto 'l casso; XXVIII 128 levò 'l braccio alto con tutta la testa (" tutta serve a rilevar meglio l'identità del movimento delle due parti [braccio e testa]: come nel Bocc., Dec., X, 9: ‛ il letto con tutto messer Torello fu tolto via ' ", Casini-Barbi; " tutta avvicina e ingrandisce via via quella testa di decapitato con un'evidenza da far indietreggiare ", Momigliano); XXXII 77 passeggiando tra le teste, / forte percossi 'l piè nel viso ad una; Pg VIII 34 Ben discernëa in lor la testa bionda; XXIII 40 ed ecco del profondo de la testa / volse a me li occhi un'ombra; XXXI 101 La bella donna... / abbracciommi la testa e mi sommerse; Pd XVIII 107 la testa e 'l collo d'un'aguglia vidi. V. anche If VI 92, XVII 8 e 120, XXV 131, XXXI 114, XXXII 21, XXXIV 38 e 79, Pg IV 118, VIII 101, XXX 67, Pd XIX 35; Fiore LVII 5, CLXVI 2, CCXII 13.
Si riferisce all'immagine rituale dell'incoronazione, in Pg XX 59 a la corona vedova promossa / la testa di mio figlio fu.
Introdotto dalla preposizione ‛ in ' come determinazione di stato, per indicare ciò che è posato sulla t.: Rime LVI 14 dirò la donna mia / che port'in testa i miei sospire, ossia i fiori disposti in ghirlandetta che fanno sospirare il poeta (cfr. l'incipit: Per una ghirlandetta / ch'io vidi, mi farà / sospirare ogni fiore); CI 13 Quand'ella ha in testa una ghirlanda d'erba...; o anche per indicare ciò che è nella t. facendone parte, come ad es. l'occhio: Pg XXIX 132 una di lor ch'avea tre occhi in testa; Pd XX 35 quelli onde l'occhio in testa mi scintilla; oppure ciò che è dentro la t.: Fiore XCIII 6 chi... avesse alquanto sale in testa.
Talvolta il vocabolo è associato a verbi di movimento, in espressioni che si riferiscono alle operazioni del guardare; e allora t. sta per ‛ volto ', ‛ viso ', ‛ occhi ', ecc.: If XX 31 Drizza la testa, drizza, e vedi a cui / s'aperse a li occhi d'i Teban la terra; XXXI 19 Poco portäi in là volta la testa, / che me parve veder molte alte torri; Pg XII 77 Drizza la testa... / Vedi colà un angel; XXIV 136 Drizzai la testa per veder chi fossi; Pd XXV 34 " Leva la testa e fa che t'assicuri... " / … ond'io leväi li occhi a' monti / che li 'ncurvaron pria col troppo pondo.
In locuzioni: If I 47 Questi pareo che contra me venisse / con la test'alta: " è tipico del leone e manifestazione fisica della superbia " (Mattalia); così pure Pd IX 50 tal signoreggia e va con la testa alta; cfr. del resto If VI 70 Alte terrà lungo tempo le fronti, e Pg XII 70 Or superbite, e via col viso altero, / figliuoli d'Eva (e in genere la rappresentazione dei superbi nei canti X-XII). In If XXIII 139 Lo duca stette un poco a testa china, la locuzione esprime insieme un atteggiamento di riflessione (" riflette su le indicazioni, che il frate gli offre, e le trova differenti da quelle di Malacoda ", Torraca) e di deluso ripiegamento (" s'era fidato troppo ! fatto prendere al laccio dalle precisissime informazioni di Malacoda! ", Mattalia).
All'interno di figurazioni con valore complessivamente allegorico, la t. può assumere dei significati simbolici specifici: così in If XIV 106 quella del Veglio di Creta, di fin oro formata (per cui cfr. Dan. 2,31-33, al quale l'intera figurazione è ispirata: " Huius statuae caput ex auro optimo erat "), simboleggia l'età aurea del genere umano, oppure la razionalità (l'attributo più prezioso dell'uomo), o secondo altri ancora il libero arbitrio; in If XIX 109 le sette teste della donna che siede sopra l'acque (per cui cfr. Apoc. 17,3 " Et vidi mulierem... habentem capita septem ") rappresentano i doni dello Spirito Santo, oppure i Sacramenti; in Pg XXXII 143 le sette teste che il carro mette fuori, tre sovra 'l temo e una in ciascun canto (la fonte scritturale è ancora il ricordato passo dell'Apocalisse, anche se qui diversamente utilizzato), simboleggiano i vizi capitali, oppure i sette doni dello Spirito Santo adulterati.
Il vocabolo può essere adoperato in quanto indica la sede di processi interiori; sia fisiologici (If IV 1 Ruppemi l'alto sonno ne la testa / un greve truono; " nella testa: non per metafora ma con tutta precisione, il sonno essendo fenomeno proprio degli ‛ spiriti animali ' la cui sede è ‛ l'alta camera ' o cervello [Vn Il] ", Mattalia), sia mentali (e allora t. diventa sinonimo di " pensiero ", " mente "): Cv III I 1 non solamente vegghiando, ma dormendo, lume di costei ne la mia testa era guidato; If III 31 E io ch'avea d'error la testa cinta, / dissi: " Maestro, che è quel ch'i' odo?... " (variante orror:" Sembra espressione più naturale, e più conforme ai dettami della dottrina, che il dubbio alberghi nella mente, e dunque la testa sia cinta dall'errore; intendendo inoltre implicita nella nozione di dubbio e di esitanza l'influenza dello sgomento dantesco dinanzi ad eventi così sorprendenti ", Petrocchi, Introduzione 168); Pg VIII 137 cotesta cortese oppinïone / ti fia chiavata in mezzo de la testa / con maggior chiovi che d'altrui sermone (" cfr. ‛ fitta in la mente ', Inf. XV 82; lì l'effetto, qui l'operazione, ed anche gli strumenti, maggior chiovi ", Torraca). Cfr. inoltre la locuzione proverbiale ‛ avere sale in t. ' di Fiore XCIII 6, sopra citato.
In una formula tradizionale di giuramento, in Fiore CCXX 5 sì lor ha giurato per sua testa.
Metaforicamente t. può indicare " la parte che va innanzi " (a un gruppo di persone): Pg III 85 vid'io muovere a venir la testa / di quella mandra fortunata; oppure la " zona terminale " (di un luogo): If XVII 43 su per la strema testa / di quel settimo cerchio tutto solo / andai, ossia sull'orlo estremo del cerchio; e quindi " l'estremità " (di un ponte): If XXIV 79 Noi discendemmo il ponte da la testa / dove s'aggiugne con l'ottava ripa (per cui cfr. anche co del ponte di XXI 64 e Pg III 128).