TESTA, Pietro, detto il Lucchesino
Pittore, nato a Lucca nel 1611, e non nel 1614 o 1617, come si vorrebbe, morto tragicamente a Roma nel 1650. Stabilitosi a Roma, fu a bottega col Domenichino e poi con Pietro da Cortona, di cui subì sempre l'influsso. Instancabile disegnatore, riprodusse quasi tutte le antichità di Roma e lasciò molti schizzi originali o "idee", che dopo la sua morte furono incise in facsimile. Fece numerosi dipinti per chiese e privati, ma non sempre riuscì a contentare i committenti "cosa che fu, dice il Baldinucci, cagione ch'egli poi volgesse tutto l'animo suo all'intaglio". Nell'incisione appunto si rivela la sua originalità. Fresco e vivace, egli preannunzia in un certo senso l'acquaforte veneziana del Settecento. Richieste dappertutto, specie in Francia, le stampe del Lucchesino furono copiate e contraffatte. Il suo nome fu perfino apposto a lastre di altra mano. Si servì dell'aiuto di suo nipote Giovanni Cesare (prima del 1630-1655), cui si debbono parecchi dei rami comunemente attribuiti a lui. Parte delle sue acqueforti è viziata dall'enfasi e dal peso delle "lontane intenzioni", ma alcune, come il San Girolamo, la Pestilenza, il S. Erasmo, oltre all'Adorazione dei Magi e a quella meravigliosa fantasia di putti che è il Giardino di Venere, sono fra le più smaglianti dell'epoca.
Certi rami ripetono i soggetti dei suoi dipinti (Sacrificio d'Ifigenia, Galleria Spada, Roma). Sono da aggiungere alla sua opera due piccole incisioni inedite di paesaggio, mentre sono da togliergli il San Sebastiano e il San Pietro liberato dall'Angelo, che sono invece di Girolamo Pedrignano.
Bibl.: F. Baldinucci, Cominciamento e progresso dell'arte dell'intagliare in rame, Firenze 1686; De Angelis (Gandellini), Not. degli intagliatori, XII, Siena 1813; A. Petrucci, Originalità del Lucchesino, in Boll. d'arte, XXIX (1935-36), pp. 409-19.