test psicometrico
Strumento standardizzato ed empiricamente validato di indagine psicologica che produce valutazioni quantitative del comportamento umano o animale. Più precisamente, i test psicometrici tentano di misurare aspetti elementari o complessi dell’attività psichica, del comportamento e della personalità attraverso la costruzione, l’applicazione e la verifica di reattivi psicologici o test. Introdotti in psicologia sperimentale a partire dalla fine dell’Ottocento, e in seguito sempre più utilizzati in psicologia applicata, i test psicologici richiedono obiettività e standardizzazione quali requisiti necessari a garantire il carattere scientifico della misurazione. Gli elementi fondamentali e necessari perché si possa parlare correttamente di test sono la standardizzazione delle situazioni stimolanti e una serie di prove, di numero e di valore tali da permettere una valutazione statisticamente significativa. L’obiettività di un test è assicurata da un coefficiente di validità e da uno di attendibilità, i quali variano entrambi tra 0 e 1: più il valore si approssima a 1, più potente è il test. Per validità si intende il grado di precisione con cui una prova consente di valutare una determinata capacità. Se ne può dedurre che un test è valido quando misura effettivamente quello che dice di misurare. Per verificare la validità di un test si può utilizzare un mezzo di paragone (criterio) con il quale confrontare i risultati ottenuti dall’applicazione del test stesso (per es., per valutare la validità di un test psicopatologico si possono usare come criterio le conclusioni cui ha portato l’esame clinico in diversi pazienti esaminati con tale prova), oppure il metodo dell’analisi fattoriale, introdotto da Charles E. Spearman nel 1904. Per attendibilità si intende la costanza dei risultati ottenuti con un determinato test, quando esso sia applicato più volte al medesimo soggetto (a meno che quest’ultimo si sia nel frattempo modificato). Un test è attendibile quando fornisce gli stessi risultati in occasioni diverse. L’attendibilità non ha un coefficiente fisso assoluto per ciascun test, ma esprime una valutazione relativa che varia a seconda che il test sia applicato a un gruppo di soggetti piuttosto che a un altro; ne consegue che il medesimo test può essere discretamente attendibile per un gruppo, scarsamente per un altro. (*)
→ Neuroscienze. Basi biologiche dell’intelligenza