TESPIADI (Θεσπιάδες)
Con questo nome venivano indicate le Muse in quanto onorate a Tespie (Varr., De lingua Latina, vii, 20; Ovid., Met., v, 310).
La tradizione letteraria ci parla di statue di T. che però non ci sono pervenute. In bronzo erano le T. di Euthykrates, figlio di Lisippo (Plin., Nat. hist., xxxiv, 66) ed in marmo le T. che L. Mummio portò da Tespie a Roma, collocandole ad aedem Felicitatis (Cic., Verr., II, iv, 4). Tra le opere in marmo Plinio (Nat. hist., xxxvi, 33) ricorda inoltre le T. di Kleomenes che facevano parte della collezione di Asinio Pollione. Su queste ultime ha fissato particolarmente l'indagine la critica moderna, ed esse dovrebbero risalire a Kleomenes, 3°, autore della statua panneggiata di Piacenza e dell'Ara degli Uffizi (v. kleomenes).
Bibl.: O. Höfer-M. Mayer, in Roscher, V, 1916-24, c. 764 ss., s. v. Thespiades, n. i; G. Türk, in Pauly-Wissowa, VI A, 1936, c. 60 s., s. v. Thespiades, n. 3; G. Lippold, Griechische Plastik, in Handbuch der Archaeologie, Monaco 1950, pp. 295; 381; G. A. Mansuelli, I Cleomeni Ateniesi, in Rend. Acc. Sc. di Bologna- Cl. Sc. Mor., Ser. V, 6, 1954, pp. 1-56.