TĚŠÍN (Českÿ Těšín; ted. Teschen; A.T., 59-60)
La parte occidentale della città austriaca di Teschen, sulla sinistra del fiume Olza, affluente dell'Oder, 290 m. s. m., fa parte della Slesia cecoslovacca. Essa consta della stazione ferroviaria (nodo assai importante presso le pendici settentrionali dei Beschidi, a N. del Passo di Jablunkovskÿ), dei sobborghi industriali (officine tessili, lavorazione del legno, distillerie, fabbriche di birra) e di alcuni edifici moderni. Il contado è invece abitato da Polacchi, in maggioranza protestanti.
Storia. - Capitale dell'ex-principato di Těšín, che sorse nel 1290 quale territorio indipendente del lotto del ramo secondario dei Piasti (v.), famiglia regnante in Polonia, come conseguenza del progressivo disgregarsi dell'esteso territorio silesiaco. Nel 1316, dopo ulteriore divisione, le sue frontiere vennero fissate in termini mantenutisi sino al 1918.
La controversia di frontiera polacco-cecoslovacca, sorta dopo il 1918, ha reso noto questo territorio alla diplomazia europea sotto la denominazione di regione di Těšín; la controversia stessa è stata chiamata la questione di Těšín.
Prima che sorgesse il principato, questo territorio di frontiera appartenne alternativamente allo stato boemo e a quello polacco. Dopo la formazione del principato di Těšín, il quale al pari degli altri principati silesiaci era già allora del tutto indipendente, il principe Mieszko stipulò nel 1291 un patto militare con Venceslao II re di Boemia. Si preannunziò così la sovranità feudale, che fu realizzata nel 1327 sotto il principe Casimiro. Quando nel 1335 la Polonia rinunziò alle pretese che sosteneva di avere su tutta la Slesia, il principato di Těšsín diventò parte inseparabile della corona di Boemia. I principi di Těšín furono da allora in poi principi boemi. I loro diritti subirono cambiamenti nel quadro dello sviluppo delle condizioni giuridiche boeme e il principato si fuse giuridicamente e culturalmente con le altre terre boeme. Nel 1625 si spense la linea dei Piasti di Těšín; il principato di Těšín rimase però fino al 1653 nella linea femminile e solo nel 1654 decadde come feudo senza eredi diretti passando alla corona di Boemia, e fu conferito al figlio del re Ferdinando III. Più tardi venne amministrato anche dallo stesso re di Boemia. Nel 1722 ne entrò in possesso la famiglia Asburgo-Lorena. La divisione della Slesia fra la Prussia e l'Austria nel 1742 non toccò il territorio del principato di Těšín, che nell'organizzazione amministrativa delle terre silesiache rimaste all'Austria costituì anche in seguito una parte piü o meno indipendente. Il vincolo feudale verso la corona di Boemia non fu tolto nemmeno nel 1848, poiché ancora nel 1858 fu conferito quale feudo all'arciduca Alberto; solo nel 1862, con la generale abolizione di tutti i vincoli feudali, scomparve anche il feudo di Těšín. Nel 1895, erede dei beni di camera di questo ex-feudo divenne l'arciduca Federico le cui pretese cessarono con la rivoluzione del 1918.
Durante l'appartenenza allo stato boemo, la regione di Těšín, che da principio era scarsamente abitata da una popolazione che parlava un dialetto intermedio fra il cèco e il polacco, si appropriò la lingua e la cultura boema. L'elemento tedesco, penetratovi attraverso la colonizzazione già nel sec. XIV, complicò le condizioni delle nazionalità e quando verso la fine del sec. XVIII il tedesco diventò lingua ufficiale, ebbe il sopravvento. Il rinascimento nazionale cèco fra le grandi masse si avverò nella regione di Těšín relativamente tardi, solo cioè verso il 1880. Ma già nel 1848 vi si era assai diffusa la propaganda nazionale polacca, appoggiantesi alla vicina Cracovia. Lo sviluppo intenso e rapido delle industrie vi attirava grande massa d'immigrati, specialmente dalla Galizia. La popolazione indigena, la quale solo in parte aveva coscienza nazionale eèca e in parte, invece, dal lato nazionale, ancora tentennava, restò assai disorientata da questo sviluppo delle cose, servendosi per lo più della denominazione di carattere locale - Slezák (Silesiaco).
In questo stato di cose, sopraggiunse la rivoluzione del 1918. La politica boema, anche se reclamava come massima le frontiere storiche, non voleva nemmeno negare i risultati della propaganda polacca, evidenti specialmente nella parte orientale, e non rifiutava neanche l'idea di una divisione. Il primo progetto di tale divisione fu preparato il 5 novembre 1918 per l'accordo fra i governi locali provvisorî, poi fu sostituito da un altro del 3 febbraio 1919; la soluzione definitiva doveva essere facilitata da un plebiscito. Questo però non fu realizzato e la divisione della regione fu eseguita per la risoluzione della conferenza degli ambasciatoii del 28 luglio 1920. La divisione della regione di Těšín fu diffcile, poiché non fu possibile di servirsi per essa nemmeno dell'ultima statistica delle nazionalità del 1910, i cui dati erano poco sicuri, e poiché la situazione era ancora più complicata dall'elemento fluttuante degl'immigrati. I censimenti della popolazione del 1921 e 1930 riscontrarono nella parte ora cecoslovacca della regione di Těšín, che misura 1269 kmq., 225 mila Cecoslovacchi, 77 mila Polacchi e 22 mila Tedeschi, e nella parte polacca che misura 1003 kmq., 94.000 Polacchi, 43 000 Tedeschi e 2000 Cecoslovacchi. La divisione della regione di Těšín fra due unità statali ha portato come conseguenza anche la soluzione definitiva dell'irresolutezza nazionale e culturale. Al pari dell'elemento polacco nella parte polacca, anche l'elemento cèco nella parte cecoslovacca è venuto a guadagnare piena libertà riguardo alla vita nazionale. La posizione della minoranza polacca nella parte cecoslovacca è regolata dalle speciali disposizioni dell'accordo di liquidazione polacco-cecoslovacco del 23 aprile 1925.
Bibl.: J. Kapraz, Z dějin českého Slezska (I capitoli della storia della Slesia boema), Opava 1922; Historja Slaska (Storia della Slesia), Cracovia 1933; F. Koneczny, Czeskie i polskie prawa hist. do Cieszyna (I diritti storici cèchi e polacchi su Těšín), ivi 1919; Kozicky, Sprawa granic Polski, 1921; Liscova, Le pays de Teschen, 1920; J. Chmelař, Polská menšina v Československu (La minoranza polacca nella Cecoslovacchia), 1935.