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teschio

di Andrea Mariani - Enciclopedia Dantesca (1970)
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teschio

Andrea Mariani

Due occorrenze nell'Inferno, all'inizio e alla fine dell'episodio di Ugolino: non altrimenti Tidëo si rose / le tempie a Menalippo... / che quei faceva il teschio e l'altre cose (XXXII 132), e riprese 'l teschio misero co' denti (XXXIII 77). Il termine definisce evidentemente la parte ossea del cranio, in contrapposizione con l'altre cose, che sono il cervello, la carne e i capelli (con i quali egli ‛ forbisce ' la bocca, XXXIII 2).

Analogamente, alla fine del suo discorso, Ugolino si volge di nuovo, direttamente, al teschio, contro cui si sentono subito lavorare i denti, che furo a l'osso, come d'un can, forti (v. 78).

Mentre nel primo caso il t. è visto come cosa, oggetto inanimato, simbolo pietrificato della fame di vendetta del conte, nel secondo l'aggiunta dell'aggettivo misero rivela che " la ferocia con la quale Ugolino riaddenta il cranio, desta in Dante un attimo di compassione per quel teschio passivo, ma non insensibile a così atroce tormento " (Chimenz); " in tutto quest'episodio l'arcivescovo Ruggeri non è che un teschio: eppure quel teschio è vivo non meno di qualunque altro personaggio del poema... Forse nessuno ha badato al silenzio di questo teschio che... non perde mai la sua capacità di soffrire e di tacere " (Momigliano). Per il riferimento a Stazio, cfr. Theb. VIII 732 ss.

Vocabolario
tèschio
teschio tèschio s. m. [lat. *testŭlum, dim. di testu o testum «coperchio o vaso di terracotta» (cfr. testo2 e testa1)]. – Il complesso delle ossa della testa; è termine dell’uso com., e si dice quasi esclusivam. di cadaveri o di carogne:...
màcie
macie màcie s. f. [dal lat. macies, della stessa radice di macer «magro»], letter. – Emaciazione, macilenza, magrezza: il teschio traspariva di sotto alla m. ben modellato dal divino vasaio (D’Annunzio).
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