TERSITE (Θερσίτησ, Thersītes)
È noto specialmente per l'episodio omerico a principio dell'Iliade, II, 211 segg., benché compaia spesso nella poesia e nella letteratura posteriore, anche romana, come tipo caratteristico di demagogo presuntuoso e vigliacco; la radice del nome significa "insolenza, tracotanza".
Passò in proverbio, per indicare ogni uomo deforme nell'animo e nel corpo; e se a volte è riabilitato, si deve a un puro gioco o esercizio retorico, come nell'Encomio di T. scritto dal famoso Libanio (v.). Per Omero è il più turpe greco giunto (dall'Etolia) sotto le mura di Troia; e secondo l'aristocratica concezione ellenica, la sua turpitudine morale è palese nella mostruosità del corpo. Di stirpe regia, si attacca alla plebaglia dell'esercito per sobillarla contro i capi; la sua favella lutulenta getta scherno e livore. Egli è punito col bastone da Ulisse; e la leggenda posteriore narra della sua morte per un pugno di Achille, irritato di essere da lui schernito per il suo amore della morente Pentesilea (v. achille, I, p. 315).
Bibl.: Per la sua anima effigiata in una scimmia nell'Ades, v. E. Rohde, Psyche, 2a ed., p. 276. Inoltre G. E. Lessing, Laokoon, cap. 27; A. Dieterich, Pulcinella, Lipsia 1897, p. 152 segg.; Gebhard, in Pauly-Wissowa, Real-Encycl., V A, col. 2755 segg.