TERSATTO
. Villaggio della Croazia (Banato della Sava, Iugoslavia), posto a circa 1 km. a N. di Sušak. Tersatto trae il nome da Tarsatica (v.), fiorente municipio (non colonia, come spesso si legge) romano, retto da duumviri. Distrutta e incenerita in epoca imprecisata dell'alto Medioevo, sulle sue rovine sorse nella parte bassa il castro e la città di Fiume, mentre la parte alta, che a poco a poco fece corpo a sé, ritenne l'antico nome. È ricordata nel 799 quando presso le sue mura cadde combattendo contro gli Slavi il duca del Friuli Erico di Strasburgo. Niuna memoria se ne ha poi per circa cinque secoli. Sul finire del sec. XIII riappare quale pieve della contea di Valdivino, signoreggiata dai conti di Veglia detti Frangipani. Attraversò un momento di grande notorietà al tempo della traslazione della Santa Casa che, secondo la leggenda (v. sotto), vi sarebbe stata portata da Nazaret il 10 maggio 1291 per essere successivamente traslata a Loreto il 10 febbraio 1294. Fino alla prima metà del sec. XVI continuarono a tenerla i Frangipani. Passò quindi agli Asburgo, che fino al 1640 vi tennero un particolare presidio, e dal 1640 la aggregarono al capitanato di Fiume. Dopo le guerre napoleoniche fece parte della Croazia. Dal 1918 appartiene alla Iugoslavia.
Oggi ancora si racconta come gli angeli, divelta dalle fondamenta a Nazareth la casetta della Madonna, l'avessero portata via a volo attraverso al cielo, coprendola con le loro ali per difenderla dai venti, e cantando durante la traversata delle ninne-nanne al Bambino che non voleva prender sonno: e come, giunti sul colle di Tersatto, essendo già sera e annuvolatosi il cielo e turbato il mare, convennero di scendere qui per aspettarvi un giorno propizio per la traversata dell'Adriatico e decidere anche dove dovessero deporre la casetta. La leggenda racconta che al primo sole gli angeli, alla visione nitida della sponda italiana, deliberarono di porre là la meta del loro viaggio e là fissare l'ultimo e definitivo domicilio della Santa Casetta.
Il giorno 10 dicembre 1294 la casa di Nazareth, sollevata dagli angeli, varcava a volo l'Adriatico e si posava sulla spiaggia picena, sopra un colle che, per essere inselvato di lauri, si chiamò Loreto.
La leggenda precisa che gli angeli, nel sollevare da Tersatto, per il volo adriatico, la casetta, lasciarono impressa in terra la pianta d'una chiesa disegnata in linee perfette. Così nasce il santuario. In origine non era che un'umile cappelletta costruita col lascito del conte Nicolò Frangipani. Poi la cappella originaria subì per i restauri e gl'ingrandimenti notevoli mutamenti che ne alterarono quasi interamente la prima forma.
L'abside sotto la quale sorge il santuario, separato dalla navata principale mediante un cancello, costituisce la parte più antica e più notevole del tempio. Alla centrale manca la navata sinistra, occupata dal chiostro del convento, amministrato dai francescani. Tutta l'architettura è infantile, rozza, carsica. I dipinti murali, imparaticci e senza alcun valore, riproducono le figure dei patroni e alcune scene che si connettono con la storia della fondazione. Gli affreschi del chiostro sono anch'essi elementari, e raffigurano una serie di storie sacre. Il pavimento è in qualche luogo ricoperto di pietre tombali. I muri a destra e a sinistra sono bianchi e nudi. Le pareti spoglie. Gli altari senza fregi, senza figure, senza simboli. Il pergamo è primitivo come la cantoria; le colonne semplici quadrate e imbiancate di calce; il soffitto nudo; il chiostro e il convento rudimentali.
La Madonna è povera come il santuario. L'icone sacra fu donata dal pontefice Urbano V e la tradizione la vuole dipinta da S. Luca. La Beata Vergine di Tersatto è protettrice dei naviganti.
Il 15 agosto un vero esercito di fedeli, veglioti e istriani, italiani e slavi, si riversa da ogni parte e sale in processione al santuario.
Con la morte di Francesco Frangipani (1671) la famiglia Frangipani si estingue e il castello di Tersatto diventa proprietà dell'erario. Abbandonato e negletto va in rovina, finché nel 1826 viene acquistato dal maresciallo austriaco conte Laval Nugent, che chiamò l'architetto veneziano Paonuzzi: questi rifabbricò le mura, ricostruì le torri, ne costruì di nuove, restaurando completamente la rocca dei Frangipani. Nel disegno del castello, eseguito da Annibale Manzoni nel 1837, dopo il restauro, troviamo sei torri, anzi che quattro, come sono oggi. Delle due, che sono scomparse, una serviva da museo di bronzi, l'altra conteneva una raccolta di quadri. Così appariscono nel disegno del Manzoni. Delle quattro esistenti la più alta, merlata, è la cosiddetta torre romana; la più avanzata verso mezzogiorno è la torre mozza, detta dei Frangipani; nella settentrionale erano collocate statue romane venute da Minturno e da altre parti d'Italia, statue ora nel museo archeologico di Zagabria; l'ultima, per la quale si entra nel castello, è, a differenza delle altre tutte rotonde, una torre quadrata. Il Paonuzzi non soltanto riformò il castello, ma lo abbellì, innalzandovi il mausoleo funerario dei Nugent che ha la forma di un tempio dorico. A guardia del sotterraneo è un leone alato proveniente da Capodistria.
Bibl.: G. Glavinich, Historia Tarsattana, Udine 1648; G. Kobler, Memorie per la storia della liburnica città di Fiume, Fiume 1896; V. Klaié, Krécki knezovi Frankapani (I conti di Veglia Frangipani), Zagabria 1901; E. Susmel, Fiume nel Medioevo e le origini del comune, Bologna 1935; id., Il santuario e il castello di Tersatto, in La lettura, XXIII, p. 288 segg.