Gilliam, Terry
Regista, sceneggiatore e attore cinematografico statunitense, nato a Minneapolis il 22 novembre 1940. Disegnatore e collaboratore di numerose riviste satiriche e a fumetti, è stato tra i fondatori del gruppo inglese Monty Python, per il quale ha scritto e interpretato testi comici. La sua attività di realizzatore di animazioni per la televisione e il cinema ha costituito il terreno elettivo per l'elaborazione di una potente forza immaginativa e per la materializzazione di una sbrigliata attitudine fantastica. Sin da queste prime prove, G. ha manifestato quelle notevoli qualità creative che sono state alla base di tutto il suo futuro lavoro di sceneggiatore e di regista.
Trasferitosi con la famiglia a Los Angeles nel 1951, G. effettuò studi in scienze politiche e diresse al contempo un giornale satirico studentesco; successivamente collaborò al periodico newyorkese "Help!" e al "Los Angeles Sunday". Nel 1965 cominciò a viaggiare per l'Europa e nel 1967 si trasferì a Londra dove continuò a pubblicare disegni su "Queen", "Nova" e sul "Sunday Times", divenendo poi direttore artistico della rivista "The Londoner". Con la tecnica dell'animazione l'anno seguente realizzò le sigle di alcune trasmissioni comiche televisive come We have ways of making you laugh e Do not adjust your set, alle quali collaborarono anche Eric Idle, Michael Palin e Terry Jones, futuri membri, con John Cleese e Graham Chapman, del gruppo Monty Python, che si costituì nel 1969. Per i Monty Python G. realizzò le animazioni e fu co-sceneggiatore e interprete sia delle serie televisive Monty Python's flying circus, andate in onda tra il 1969 e il 1974, sia dei film diretti da Terry Jones Monty Python and the holy grail (1974; Monty Python), coregia di G., Monty Python's life of Brian (1979; Brian di Nazareth) e Monty Python's the meaning of life (1983; Monty Python ‒ Il senso della vita). Caratterizzato da una carica corriva e a tratti blasfema, l'umorismo dei Monty Python ha messo in evidenza l'estremo interesse di G. per le pulsioni terrene dell'uomo, sempre visto nella sua irriducibile fisicità in quanto segno evidente della sua origine animale, con un gusto particolare per il 'basso' e per la corporalità.
Dopo aver diretto il lungometraggio Jabberwocky (1977), nel successivo Time bandits (1981; I banditi del tempo), un'avventura in bilico tra realtà storica e fantasia allucinata, si sono delineate in maniera più netta le tematiche caratteristiche del suo cinema. Il punto di partenza è ancora una volta la fisicità come aspetto concreto del vivere, assunto in questo caso visivamente enfatizzato dalle dimensioni dei protagonisti: un bambino e una banda di nani. L'indiscusso talento visivo di G. si è dispiegato definitivamente nel successivo Brazil (1985), in cui sono intrecciati, in una riuscita sintesi, riferimenti iconografici e architettonici, suggestioni provenienti dalle esperienze dell'illustrazione e dell'animazione, influssi letterari e musicali. La vicenda del film, che riecheggia atmosfere kafkiane, può essere considerata una libera rilettura del romanzo 1984 di G. Orwell, realizzata in collaborazione con Tom Stoppard e Charles McKeown (e valsa agli autori una nomination all'Oscar per la migliore sceneggiatura). Il protagonista, un impiegato, sopravvive, solo attraverso i sogni, alla realtà angosciante di una società che opprime la vita dei cittadini con numerosi controlli, effettuati attraverso una fitta rete di condotti e di tubi. Il risveglio della sua coscienza e il conseguente tentativo di ribellione al sistema costituiscono un fallimento rispetto al quale non rimane che lo spazio per un ultimo sogno di libertà. Il gusto per l'avventura attraverso lo spazio e il tempo è presente ancora in The adventures of Baron Munchausen (1988; Le avventure del barone di Munchausen), tratto dal romanzo di R.E. Raspe, iperbole immaginifica ricca di citazioni visive provenienti da un ampio repertorio iconografico, che comprende suggestioni derivanti dalla cultura popolare. L'analisi critica della società contemporanea torna nel successivo The fisher king (1991; La leggenda del re pescatore), di produzione statunitense, efficace commistione tra genere fantastico e commedia, sul tema dell'alienazione, vissuta, sebbene in maniera differente, da entrambi i protagonisti, un disc jokey cinico e disincantato (Jeff Bridges) e un professore di storia (Robin Williams), diventato barbone in seguito alla morte violenta della moglie. Il paradosso delle aporie spazio-temporali risulta esasperato nel fantascientifico Twelve monkeys (1997; L'esercito delle dodici scimmie), ispirato al cortometraggio La jetée (1962) di Chris Marker e interpretato, come il precedente, da un cast di divi hollywoodiani, mentre il successivo Fear and loathing in Las Vegas (1998; Paura e delirio a Las Vegas), tratto dal romanzo psichedelico di H.S. Thompson e interpretato da Johnny Depp, è un allucinato viaggio, alla ricerca del 'sogno americano', compiuto a bordo di una decappottabile rossa, carica d'alcool e di sostanze allucinogene. Successivamente, oltre ad alcune apparizioni televisive, G. si è dedicato all'impegnativo progetto di un film basato sul Don Quijote di M. de Cervantes.
M. Chion, Cinéma à hauteur de nain, in "Cahiers du cinéma", 1982, 336, pp. 50-51.
A. Garel, F. Guerif, "Brazil", Terry Gilliam e les "Monty Python", in "La revue du cinéma", 1985, 403, pp. 76-81.
Terry Gilliam, in "Positif", 1985, 289, pp. 2-16, in partic. H. Niogret, À cause d'un mouche terroriste e "brazilien", pp. 7-8.
A. Garel, F. Guerif, Terry Gilliam. A bas Lumière, vive Méliès (Les aventures du baron de Münchhausen), in "La revue du cinéma", 1989, 447, pp. 37-42.
B. McCabe, Chemical warfare, in "Sight and sound", 1998, pp. 6-8.
La favola della realtà. Il cinema secondo Terry Gilliam, a cura di D. Dottorini, F. Melelli, Fasano 2002.