terremoto
terremòto s. m. – I grandi terremoti disastrosi con magnitudo uguale o superiore a 8 (scala Richter), avvenuti nel mondo dal 2000 al 2012 sono stati 17, con un valore medio di 1,3 all’anno, numero che non si discosta significativamente dalla statistica del passato. Della rete sismometrica mondiale è parte integrante la rete italiana, gestita dall'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia e finanziata dal Dipartimento della protezione civile della presidenza del Consiglio dei ministri. La rete globale è in grado di registrare con immediatezza i movimenti tellurici anche nelle regioni più remote del pianeta. La capacità attuale di rilevare e registrare i t. in tempo reale consente di misurare l’intensità degli eventi in ogni parte del mondo in pochi minuti da quando il fenomeno accade. La capacità attraverso le reti di telecomunicazioni, prima tra tutte Internet, di divulgare queste informazioni insieme alla diffusione mediatica dà talvolta l'impressione, erronea, che il numero di t., insieme agli altri disastri naturali di grandi dimensioni e delle più diverse origini, sia in continuo e catastrofico aumento. Nel primo decennio del 21° sec. il numero di t. di magnitudo uguale o superiore a 7 (scala Richter) si è mantenuto all’interno dei valori normali nelle statistiche stilate dal Servizio geologico degli Stati Uniti (USGS), per l’intero pianeta. Le statistiche, costruite dal 1900 a oggi cioè da quando le registrazioni dei t. avvengono in modo strumentale, danno la seguente indicazione (in eventi per anno, secondo classi di magnitudo, M): 1 t. con M≥8; 15 t. con 7≤M≤7,9; 134 eventi con 6≤M≤6,9; 1319 eventi con 5≤M≤5,9; 13.000 eventi circa con 4≤M≤4,9; 130.000 eventi circa con 3≤M≤3,9; 1.300.000 eventi circa con 2≤M≤2,9. Nel periodo dal 2000 al 2012 in Italia si sono registrati 80 t. con magnitudo maggiore o uguale a 4, il più intenso di questi avvenuto all’Aquila il 6 aprile del 2009 con la massima magnitudo di 5,9 Richter (per la sua intensità e per le conseguenze sulla popolazione e sul territorio il più grave verificatosi nel Paese). Preceduto da lievi scosse nei giorni precedenti, il t. ha causato morti 308 e oltre mille feriti . Lo sciame sismico, nei giorni successivi, si è mantenuto su valori elevati d’intensità anche se inferiori al primo evento. Il t. è stato percepito in tutto il centro-sud della penisola. La città è stata evacuata e gli sfollati sono stati circa 68.000, rifugiati in massima parte nei vari attendamenti predisposti dalla Protezione civile. Il centro storico e artistico dell’Aquila ha subito notevoli danni, tali da decretarne la chiusura all’accesso. Onna, una delle frazioni del capoluogo, è stata completamente distrutta, con 41 vittime su 300 abitanti. Il tribunale dell’Aquila ha condannato in primo grado di giudizio i responsabili della Commissione grandi rischi per «aver sottovalutato il pericolo e fornito informazioni 'imprecise e incomplete' sul sisma». Allo stato attuale il problema nazionale è la necessità assoluta di operare una strategia di prevenzione, adattando le strutture edili e le infrastrutture pubbliche all’eventualità di t., come si è reso evidente con l’evento della pianura padana del 20 maggio 2012. In questo caso si è avuto il crollo di strutture industriali, anche di fattura recente, costruite in modo semplicistico con una statica puramente verticale e pertanto assolutamente incapaci di poter resistere agli sforzi laterali generati dalle onde trasversali. Come i primordiali triliti, i dolmen, i capannoni industriali avevano le coperture di volta semplicemente appoggiate sui pilastri senza alcuna forma di ancoraggio delle strutture, senza nessun collegamento laterale di tenuta. Analoghe conseguenze si sono registrate nel terremoto avvenuto a Haiti il 12 gennaio 2010, alle ore 16,53 locali, che ha causato circa 316.000 vittime, oltre 300.000 feriti e più di un milione di sfollati per la conseguente inagibilità delle abitazioni. Viceversa, nel t. avvenuto in Giappone l'11 marzo 2011, nonostante abbia avuto una magnitudo 9, i maggiori danni sono stati causati dalla conseguente successiva onda di maremoto, lo tsunami e gli edifici costruiti secondo criteri antisismici hanno subito danni relativamente lievi in rapporto all’intensità del sisma.