ARNOLFE, TERRE
. Gruppo di castelli, posti tra Terni, Narni e Spoleto, la cui unità amministrativa, in ricordo di una precedente autonomia politica, venne per molti secoli - dal Mille al principio del Seicento - serbata dal governo ecclesiastico. La denominazione del territorio - terra Arnulforum, come si esprime una bolla di Niccolò III del 1289, terras specialis commissionis Arnulforum, come intorno al 1417 si esprime Martino V - fu certamente dovuta ad un antico signore dei luoghi, Arnolfo, da cui l'origine del nome familiare di Arnolfi. Dovettero essere conti germanici, soggetti al duca di Spoleto. Del capostipite, Arnolfo, si ha il ricordo in alcuni atti di donazione di chiese ai monasteri di Montecassino e di S. Maria di Farfa. Forse già allora, come poi sotto la diretta signoria della Chiesa, Cesi fu il luogo maggiore del territorio: costituito, come un atto di Alessandro VI vale a determinare, oltre che da Cesi, dai castelli di Porcaria, Macerino, Purzano, Colle del Campo, Massanano, Citerna, Fiorenzola, Scoppi, Folignano, Rapicciano, Palazzo, Aretio, Cordigliano, Magliano, Duellario, Baluino, Sterpero, Appollinaro, Appecano, Acqua Palumbo, Valle Bracchia e da altre terre minori.
Nel 1014 Enrico II, disceso in Italia per essere coronato imperatore in S. Pietro, nel confermare alla Chiesa romana i diritti e i privilegi concessile dall'Impero nel periodo intercorso tra Carlomagno e gli Ottoni, donò al pontefice Benedetto VIII le Terre Arnolfe. Contemporaneamente, la Chiesa cedeva all'imperatore i diritti vescovili su Bamberga e su Fulda. La donazione dell'imperatore S. Enrico compiva quella delle terre del ducato di Spoleto, iniziata da Ottone I con la cessione alla Chiesa di sette città fra le quali Terni e Norcia; nel 1278 la Chiesa otteneva da un diploma dell'imperatore Rodolfo I d'Asburgo il riconoscimento della propria signoria sul ducato di Spoleto e sulle Terre Arnolfe. Un rettore pontificio presiedette al governo delle Terre; ma al tempo di Federico II di Svevia, il cardinal Capocci, apprezzando la fedeltà degli Spoletani, concesse loro in perpetuo vicariato le Terre Arnolfe. Sorsero poi gravi controversie tra Spoletani e Ternani per tale supremazia, sicché Alessandro VI, incamerate le Terre, mentre il figlio Cesare scorreva l'Umbria, le Marche e le Romagne, ne concesse il governo ai chierici della Camera apostolica. La spinosa questione non cessò così di occupare i papi: nel 1503 Giulio II revocò il decreto di Alessandro VI e pose la rocca di Cesi alle dirette dipendenze del papa e dei cardinali privi di sede. Nel 1552 nuovamente la comunità di Cesi si sottopose a Spoleto e affidò agli Spoletani la sua difesa; Giulio III confermò il trattato con un breve. Ma Pio V nel 1568, memore della particolare condizione di Cesi e delle Terre Arnolfe, beni patrimoniali della Chiesa, e delle contese sanguinose tra Spoletani e Ternani cui le Terre Arnolfe avevano dato motivo, di nuovo prepose al governo di Cesi e della regione i chierici di camera. Ed essi ripresero a inviarvi ogni anno un vicario che le amministrasse in loro nome: Cesi tornò ad essere la sede del vicario. Poi, a poco a poco, il ricordo dell'antica circoscrizione feudale si perdette di nuovo.
Bibl.: Come fonti: P. Diacono, Chronicon Casinense, in Mon. Germ. Hist., Script., VII: S. Borgia, Memorie istoriche della città di Benevento dal sec. VIII al sec. XVIII, Roma 1763-69, voll. 3. Cfr. G. Moroni, Dizionario di erudizione storico-ecclesiastica, Venezia 1840-79, v. partic. il vol. LXIX voce Spoleto, passim; A. Sansi, Storia di Spoleto, ivi 1879.