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TERRAZZO

di Michele Gortani - Enciclopedia Italiana (1937)
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TERRAZZO

Michele Gortani

. Geologia. - Vengono chiamati terrazzi (o terrazze) i ripiani, le riseghe o i gradini, testimoni di precedenti azioni erosive, che spesso si notano lungo i corsi fluviali (terrazzi fluviali) o lungo le coste (terrazzi marini).

È noto che un abbassamento del livello di base dell'erosione fluviale (v. erosione) determina, con l'instaurarsi di un nuovo ciclo, un ringiovanimento della rete idrografica che ad esso fa capo. Se il ciclo d'erosione precedente era compiuto, o abbastanza avanzato, la ripresa, o intensificata, escavazione da parte dei corsi d'acqua porta, con l'affondarsi dei letti fluviali, all'incisione delle superficie di spianamento, dei larghi fondi vallivi, ecc., i cui lembi rimangono come ripiani che accompagnano ciascun corso d'acqua. Sono questi i "terrazzi fluviali", che si sogliono distinguere in terrazzi orografici se scavati nella roccia in posto, e terrazzi alluvionali se scavati in seno alle alluvioni precedentemente deposte (si è anche proposto il nome di terrazzi poligenici per terrazzi scavati in parte nelle alluvioni e in parte nella roccia sottostante). Ma anche senza un abbassamento del livello di base di tutto un sistema fluviale, il terrazzamento si può avere spesso per abbassamento di un livello di base locale: sia questo lo specchio d'acqua di un lago, o il fondovalle del collettore, o semplicemente, in una fase meno avanzata del ciclo d'erosione, l'evoluzione normale del corso d'acqua che tende a regolarizzare il suo profilo longitudinale eliminando le rotture di pendenza (dovute a ingombro del letto o alla resistenza offerta da rocce più dure) e proseguendo l'erosione fino a raggiungere il profilo d'equilibrio. I terrazzi alluvionali possono anche dipendere da oscillazioni climatiche, che modificando il regime fluviale inducono alternanze di fasi di accumulo e di erosione. A casi speciali corrispondono i terrazzi dovuti a mutamenti del tracciato idrografico per fenomeni di cattura, o per colmata alluvionale di tronchi vallivi, quando due corsi d'acqua contigui siano separati da soglie poco elevate. Talora sono depositi di origine chimica che determinano riempimenti terrazzati da successive incisioni, come, per es., nella zona dei travertini umbro-laziali. Terrazzi alveali, corrispondenti ai livelli di morbida e di piena, accompagnano generalmente i letti fluviali di magra: in essi ripiano e scarpa sono coevi, particolare è il meccanismo di formazione, e l'altezza è modesta, tranne casi eccezionali.

Nelle regioni di glaciazione, si hanno pure terrazzi di vario tipo. Nei gruppi montuosi dove i ghiacciai ebbero ampio sviluppo, al loro ritiro fece generalmente seguito (così nelle fasi interglaciali come nel postglaciale) il sovralluvionamento delle valli principali sopraescavate e un'attiva incisione (e quindi terrazzamento) delle valli laterali rimaste pensili. I materiali dovuti all'intensificato processo erosivo, uniti a quelli morenici e di sfasciume morenico e a quelli dei numerosi scoscendimenti dalle pareti dei truogoli glaciali, vennero d'altra parte a ingombrare le valli maggiori in tale misura, che, diminuite le acque di fusione, i corsi d'acqua dovettero spesso incidere e terrazzare tale depositi per ristabilire il loro profilo. A valle degli anfiteatri morenici, i depositi fluvioglaciali venivano quasi sempre terrazzati durante e dopo il ritiro dei ghiacciai; tali fenomeni sono ben noti all'esterno delle valli alpine, ma si presentano con la maggiore grandiosità sul contorno meridionale delle grandi calotte glaciali europea e nord-americana. Sollevamenti generali e locali intensificarono e complicarono sovente questo complesso lavorio; mentre d'altra parte il ciclo di erosione così instaurato veniva volta a volta interrotto, durante il Diluvium, dal sopraggiungere della successiva fase di glaciazione. Quando ciò avveniva prima che l'erosione regressiva fosse giunta a raccordare il livello di base abbassato con i fondi vallivi superiori, i terrazzi finivano con innestarsi col fondo del tronco vallivo non ancora modificato, che precipitava con un salto, come da una balconata, sul fondo vallivo già approfondito: salto che l'erosione glaciale, per il suo particolare carattere, tendeva poi a esagerare piuttosto che attenuare.

Così si spiega l'origine di molte cascate alpine, come quelle notissime del Toce e del Serio.

Terrazzi lacustri, concentrici e spesso disposti a gradinata, si formano per abbassamento dello specchio d'acqua e conseguente emersione dei sedimenti marginali, che si continuano lungo il corso degl'immissarî costretti a raccordarsi col nuovo livello di base. L'abbassamento dello specchio lacustre può avvenire per effetto di oscillazioni climatiche, o di progrediente disseccamento per evaporazione, o di approfondimento erosivo dell'emissario superficiale, o di più ampie vie d'uscita apertesi all'emissario sotterraneo. I terrazzi dei laghi salati sono spesso costituiti, almeno in parte, da sedimenti di deposito chimico.

I terrazzi marini corrispondono a spiagge sollevate, cioè ad antiche piattaforme di abrasione o ad antiche coste piatte deposte, che son venute a cadere con un gradino sul mare in seguito a sollevamento della terra emersa, ovvero ad abbassamento del livello marino. Essi non vanno confusi, naturalmente, con gli pseudoterrazzi dipendenti dall'arretrarsi della costa per il procedere dell'abrasione marina, oppure per sprofondamento di parti già emerse. Poiché l'abbassamento del livello di base generale, che è il livello marino, induce naturalmente un nuovo ciclo o epiciclo di erosione, così i terrazzi marini si prolungano sempre entro terra con terrazzi fluviali, i cui ripiani sono raccordati con la costa antica e il cui gradino va via via diminuendo di altezza verso monte, se non sono intervenute anche deformazioni della zona rilevata. Fra i terrazzi marini italiani sono classici quelli delle Puglie e quelli calabresi, che digradano in più ordini fra Scilla e l'Aspromonte, dai 1000-1200 m. ai 20-30 m. sul livello del mare.

Lo studio dei terrazzi fluviali e marini investe, come si è visto, fondamentali problemi della geomorfologia; vi si collegano questioni strettamente geografiche e importanti problemi della geologia pliocenica e quaternaria. Dal 1928, al coordinamento di tali ricerche presiede una commissione apposita dell'Unione geografica internazionale.

Vedi anche
Calalzo di Cadore Comune della prov. di Belluno (fino al 1959 Calalzo; 43,4 km2 con 2349 ab. nel 2007), a 806 m s.l.m. su un terrazzo morenico, allo sbocco nella valle del Piave del torrente Molinà. Frequentata località di villeggiatura. Notevole l’industria delle montature per occhiali. Belluno Comune del Veneto (147,2 km2 con 35.983 ab. nel 2007), capoluogo della provincia omonima, quasi al centro della parte orientale della Val Belluna. Sorge a 383 m s.l.m. sul terrazzo di confluenza tra l’Ardo e il Piave, alla destra di quest’ultimo fiume. Lo sviluppo topografico si è verificato nelle direzioni ... clima Il complesso delle condizioni meteorologiche (elementi del clima: temperatura atmosferica, venti, precipitazioni), che caratterizzano una località o una regione nel corso dell’anno, mediato su un lungo periodo di tempo. Si distingue dal tempo (in senso meteorologico), che è una combinazione solo momentanea ... Friuli-Venezia Giulia Regione amministrativa autonoma a statuto speciale dell’Italia settentrionale (7858 km2; 219 comuni, con 1.222.061 ab. nel 2008; densità 155 ab./km2), istituita con legge Cost. 1/31 gennaio 1963. La sua istituzione rispondeva alla necessità di soddisfare le aspirazioni di autonomia dei friulani (le province ...
Vocabolario
terrazzo
terrazzo s. m. [lat. *terraceus, der. di terra «terra»]. – 1. Negli edifici d’abitazione, ognuno dei ripiani, scoperti o anche coperti, che si aprono a livello dei piani d’abitazione (è detto t. a livello quando è posto alla stessa quota,...
terrazzato
terrazzato agg. [part. pass. di terrazzare, nel sign. 1; der. di terrazza, terrazzo, negli altri sign.]. – 1. Conformato o sistemato a terrazzi: piano t., terreno t.; zona t.; colture t., in montagna o in colline a forte pendio. 2. In araldica,...
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