TERRANOVA, Diego Aragona Tagliavia,
duca di. – Nacque verso il 1596, forse a Palermo, secondo figlio maschio di Carlo, secondo duca di Terranova, e di Giovanna Pignatelli, marchesa della Favara.
Ancora bambino fu inviato alla corte di Filippo III d’Asburgo come paggio del principe ed erede al trono Filippo, di cui nel 1616 fu nominato gentiluomo di camera. L’anno seguente ottenne l’abito di cavaliere dell’Ordine di Santiago, di cui divenne poco dopo commendatore di Villafranca. Il 21 settembre 1617, nel palazzo reale di San Lorenzo el Escorial, sposò Estefanía Carrillo Cortés, erede del lignaggio dei marchesi del Valle de Oaxaca, discendente da Hernán Cortés, conquistatore del Messico. L’ascesa cortigiana di Diego, amico personale del principe, conobbe, però, una battuta d’arresto nel 1618 con la fine del valimiento del duca di Lerma Francisco Gómez de Sandoval y Rojas: insieme ad altri gentiluomini di camera fu infatti allontanato dalla corte con la nomina a ‘stratigoto’ e capitano delle armi a Messina (febbraio 1619). Tuttavia, due anni dopo, in occasione dell’ascesa al trono di Filippo IV, Diego ritornò a corte, cercando di riprendere la sua posizione accanto al monarca: non aveva, però, fatto i conti con il valido, Gaspar de Guzmán conte di Olivares che riuscì a farlo nuovamente rimandare in Sicilia.
Nel 1624, alla morte senza eredi del fratello maggiore Giovanni, egli divenne quarto duca di Terranova e principe di Castelvetrano, acquisendo una serie di titoli e cariche in parte onorifiche, come quelle di ammiraglio e connestabile del Regno di Sicilia, e in parte effettive, come quelle di generale della cavalleria leggera e di membro del Consiglio di guerra. Nel 1631, in ragione della causa giudiziaria intentata dal marchese di Fromista, Luis Benavides Carrillo per il feudo del Valle de Oaxaca, Terranova lasciò l’isola per recarsi a corte: rimase lontano per quattro anni, venendo anche impiegato in due missioni diplomatiche, una in Francia e una nelle Fiandre. A partire dal 1635 il duca era di nuovo in Sicilia, ove fu a più riprese a capo del braccio ‘militare’ del Parlamento ed ebbe il titolo di primo consigliere di guerra, legandosi politicamente all’arcivescovo di Palermo, il cardinale Giannettino Doria.
La sua unica figlia, Giovanna, nel giugno del 1639, sposò a Palermo Ettore Pignatelli, duca di Monteleone: nei capitoli matrimoniali era stato stabilito che la coppia e i loro discendenti avrebbero assunto l’appellativo Aragona Pignatelli Cortés, così da salvaguardare i tre importanti lignaggi che il matrimonio unificava.
Con la caduta del conte-duca di Olivares, la guerra in Catalogna fornì a Terranova l’opportunità di tornare nella penisola iberica e di mostrare la sua lealtà al monarca: in virtù del titolo di maestro di campo generale di Sicilia, nell’ottobre del 1643, condusse in Spagna 2000 soldati, recando con sé il genero che intraprese una brillante carriera al servizio della Corona.
Terranova già nel marzo del 1644 fu destinato come ambasciatore presso la corte dell’imperatore Ferdinando III d’Asburgo, dove si recò dopo essere passato dalla Sicilia. Nella prestigiosa ambasciata egli aveva il compito, oltre che di agevolare il reclutamento di truppe e di sostenere finanziariamente l’imperatore, di concertare un duplice matrimonio tra gli eredi dei due rami della casa d’Asburgo. A Vienna il duca diede mostra di un temperamento difficile, entrando in contrasto con personaggi di primo piano, come il conte Johann Weikhard von Auersperg, aio del re d’Ungheria ed erede al trono, e si mosse con un’autonomia giudicata eccessiva e controproducente dalla corte madrilena. Da parte sua, Terranova si lagnò per la mancata corresponsione del suo soldo e perché la carenza di denaro gli impediva di foraggiare gli esponenti filospagnoli della corte imperiale. Nell’autunno del 1648, infine, gli fu ordinato di lasciare l’incarico, venendo sostituito da Francisco de Moura y Corte-Real, conte di Lumiares, giunto a Vienna per l’organizzazione del matrimonio tra Filippo IV e la nipote Marianna.
Nel novembre dello stesso anno Terranova fu creato dall’imperatore principe del Sacro Romano Impero con diritto di trasmissione ereditaria del titolo e, nell’estate del 1649, fece parte del seguito della principessa Marianna nel suo viaggio a Madrid. Qui egli cercò di ottenere la carica di viceré di Valencia, anche se si parlò di lui come viceré di Sardegna. A ogni modo, nell’aprile del 1653, Filippo IV lo nominò ambasciatore straordinario a Roma. Nell’agosto successivo, dopo aver rinunciato all’abito di cavaliere di Santiago, ottenne dalle mani del sovrano il collare di cavaliere dell’Ordine del Toson d’oro. Alla fine di quello stesso anno si recò a Palermo e quindi ai primi del 1654 a Messina, ove fu accolto con tutti gli onori, per giungere a Roma nel mese di febbraio.
La sua prima prova fu il lungo conclave per l’elezione del successore di Innocenzo X, cominciato nel gennaio del 1655 e conclusosi in aprile con l’elezione di Alessandro VII. L’ambasciatore versò 17.000 scudi ai cardinali legati alla Spagna e altri 78.000 per cercare d’influenzare l’esito del conclave che, invece, fu deciso dalla comparsa del cosiddetto squadrone volante formato da alcuni giovani cardinali avversi alle pressioni dei sovrani. Terranova giudicò tale gruppo un nemico della monarchia spagnola e suggerì a Filippo IV di fare pressioni su coloro, come Lorenzo Imperiali, Giberto Borromeo, Luigi Alessandro Omodei e Ottavio Acquaviva d’Aragona, che erano sudditi del re cattolico o che avevano beni nei suoi domini, e di comprare gli altri con pensioni e cariche vicereali.
A Terranova si deve la redazione degli Avisos de gobierno para el embajador (settembre 1656), noti anche con il titolo Instrucción para los señores embajadores de España [...] que vienen a residir a Roma. Tale testo, assai diffuso in varie versioni manoscritte, in italiano e spagnolo, costituiva la formalizzazione dell’etichetta cui avrebbero dovuto attenersi i rappresentanti del re cattolico per ben operare all’interno della corte di Roma.
Oltre a proseguire i lavori di rimodellamento del palazzo dell’ambasciata di Spagna, il duca fece da tramite per l’invio in Spagna della scultura bronzea di Gian Lorenzo Bernini del Cristo crocifisso, destinata al panteon reale del monastero del Escorial e si occupò di arricchire la collezione di sculture di Filippo IV.
Sul finire del 1656 Terranova espresse a Madrid la sua netta contrarietà all’accettazione del nunzio papale straordinario, Carlo Bonelli, considerato espressione dello squadrone volante, ma il Consejo de Estado suggerì al sovrano una linea conciliativa: di conseguenza l’ambasciatore chiese di essere rilevato. Nel giugno del 1657 egli lasciò Roma e tornò a corte, dove l’anno seguente ricopriva l’incarico di soprintendente alle opere reali. Nel giugno del 1659 Filippo IV lo nominò membro del Consejo de Estado insieme al marchese di Caracena, Luis Benavides Carrillo, al conte di Fuensalida, Bernardino López de Ayala, a Fernando de Borja e al marchese di Mortara, Rodrigo de Orozco y Ribera. Fu anche membro della Junta de Estado, un nucleo ristretto di ministri che, negli ultimi anni del regno di Filippo IV, consigliava il valido Luis de Haro. In seno ai due organismi Terranova era l’esperto di questioni romane: a lui, ad esempio, spettò, nel 1662, il compito di rivedere e correggere le istruzioni del nuovo ambasciatore presso la S. Sede, Pedro de Aragón, prima che fossero firmate dal re.
Morì a Madrid il 16 gennaio 1663. Nel suo testamento egli menzionò tre figli naturali, malgrado ne riconoscesse solo un quarto, di nome Joseph Domingo de Aragón, battezzato in Spagna.
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